Traduzione in italiano dell’intervista a Patty Groot Bluemink

Come ha iniziato la carriera da artista? Ha altre esperienze all’estero?

Ancora non posso parlare di una vera e propria carriera. Sono una studentessa, sto ultimando un master nel dipartimento di Belle Arti del Sandberg Institute ad Amsterdam. Prima del Sandberg Institute ho studiato Disegno 3D alla scuola d’arte di Utrecht ed Arti Applicate sempre al Sandberg Institute. Oltre ad alcune esposizioni negli ultimi tre anni in Olanda, questa è stata la mia prima esperienza di lavoro all’estero.

 

Come ha vissuto l’esperienza del progetto “Gemine Muse” e come è stato per lei lavorare a Catania?

Per me Gemine Muse è stata una grande opportunità per creare e mostrare un lavoro inedito in un luogo fissato ed essere libera di fare ciò che volevo con l’ambiente circostante. E’ stato speciale stare a contatto con le reazioni della gente che passava davanti al mio lavoro. Quello che ho apprezzato è stato il loro modo di essere onesti e diretti nel dire la loro opinione. Generalmente è proprio da queste espressioni dette in modo “chiaro e tondo” dalla gente che prendo ispirazione.

 

Amsterdam e Catania sono ovviamente due città molto diverse. Ha comunque riscontrato delle somiglianze tra loro?

Dovunque c’è sempre la curiosità della gente.

 

Come sappiamo, lei ha lavorato alla statua senza testa. Perché questa scelta? Che significato voleva trasmettere (anche considerando che la testa rappresenta il suo volto ed il titolo dell’opera “Grande Bluemink” include il suo cognome)?

Per un po’ avevo già iniziato a pensare all’idea di creare un autoritratto. Quando ho visto per la prima volta la statua senza testa di Ferdinando I Borbone, sono rimasta sorpresa dalla sua condizione: stava lì senza una testa. Per me una statua senza testa non ha alcun valore, perché non ha identità. Mettendo la mia stessa testa sulla statua potevo darle una identità. Volevo esplorare l’intero significato ed il valore delle statue in generale. Cosa direbbe la gente se vedesse la sua ristrutturazione e se fosse l’autoritratto di colei che l’ha ristrutturata? Nel ristrutturarla ho onorato la perfezione e la bellezza della statua classica. Con l’utilizzo di diversi materiali e tecniche (moderne) l’opera ha molteplici strati.

 

Come ha svolto le ricerche sulla storia di questa statua?

Ho chiesto alcune informazioni basilari sull’artista che la ideò e sul periodo in cui venne creata. Chi era l’uomo raffigurato, perché non aveva una testa, se era dovuto ad una casualità o se era stato fatto di proposito e perché non era mai stata ristrutturata. Ho acquisito le informazioni tramite Mariagiovanna Chiavaro dello staff del progetto Gemine Muse. Per me tutte queste informazioni in più non erano strettamente necessarie per produrre l’opera.

 

Con quali materiali ha prodotto la testa, quanto tempo ha impiegato, come ha fatto per metterla sul “corpo”?

Dal momento in cui mi hanno invitato per fare la mia opera per Gemine Muse avevo due mesi di tempo per creare e produrre la mia idea. Ho scannerizzato la mia faccia con il computer e creato un plastico su cui ho plasmato orecchie e collo con l’argilla. Per fare questo ho utilizzato uno stampo fatto di plastica. Ho fatto così per avere un peso leggero da portare a Catania, dove poi ho prodotto con del silicone il collo adattato alla statua. L’organizzazione di Gemine Muse mi ha procurato un buon appartamento per gli ultimi preparativi e ha chiesto alla gente di aiutarmi ad installare la mia testa sulla statua.

  

Può raccontarci qualche strano aneddoto durante il suo lavoro?

Niente di veramente speciale a parte la gente che mi urlava in italiano mentre lavoravo alla statua. Non ho la minima idea di quello che mi dicessero.

 

Generalmente qual è il riscontro, le reazioni del pubblico che guarda le sue opere?

Penso che tante persone sono collegate con la mia opera, ma loro non sanno spiegarne veramente il motivo. Questo è ciò con cui gioco. Spesso provo a rendere la gente consapevole delle loro inconsapevoli azioni quotidiane. In questo caso li ho risvegliati ed improvvisamente loro “rivedono” la statua, mentre finora, in tutti questi anni, nella loro vita di ogni giorno, passavano da lì semplicemente senza accorgersene.

 

Chi sono i suoi artisti preferiti o qual è il movimento verso il quale ha una preferenza maggiore?

L’arte che mi affascina è quella che si avvicina alla società o alla realtà, inclusi i soggetti della vita di tutti i giorni. Artisti come Martin Parr, Duane Hanson, Philip Kame Apagaye o Harmen de Hoop mi ispirano nel modo di lavorare, nel modo in cui osservano la via quotidiana e portano idee nuove. Può variare da fotografi ad artisti concettuali e da artisti dei new media ai pittori.

 

Cosa significa per lei unire passato e presente, tradizione ed innovazione, classico e postmoderno?

Sento di essere onorata nell’aver avuto la capacità di mostrare la mia opera usando una vecchia statua. Basata sulla pura maestria, io non potrei avvicinarmi ancora di più di quanto non lo stia facendo adesso usando strumenti tecnologici come il computer ad esempio. La tecnica stessa nella creazione del mio autoritratto enfatizza il tema del progetto.

 

Che cosa pensa del “readymade” di Duchamp? Cioè, quanto possono la riproduzione e la reinvenzione di un’opera d’arte influenzare l’intero mondo artistico? Non pensa che a volte gli artisti rischino di creare solo copie fedeli o feticci che minimizzano la grandezza originale di un’opera, la cosiddetta “aura” e la privano della sua stessa identità?

Mentre lavoravo al mio progetto non ho mai considerato l’intera teoria del readymade. Ho notato la statua danneggiata e sono arrivata a questa idea. Volevo fare una dichiarazione sulle statue in generale e non su questa in particolare o sul suo ideatore.

 

Oggi l’arte ha in realtà perso la sua vera vocazione al bello anche a causa di una probabile sfiducia verso tutta la realtà ed è divenuta qualcosa di socialmente destabilizzante che crea uno shock immediato. Cos’è per lei la bellezza applicata all’arte e come definirebbe l’arte al giorno d’oggi?

La bellezza è dentro, non fuori.

 

Un’anteprima dei suoi prossimi progetti artistici… Pensa di ritornare nuovamente in Italia un giorno?

Per il momento sto solo lavorando per me stessa, osservo i comportamenti umani di ogni giorno e sperimento nuove idee. Se capiterà nuovamente l’occasione di fare un progetto in Italia mi piacerebbe partecipare. L’apertura, l’ospitalità e il temperamento della gente di Catania mi ha colpito ed ispirato. Prenderei al volo qualsiasi opportunità per mostrare e creare nuovi lavori da qualsiasi parte del mondo in qualsiasi momento…

Valeria Arlotta

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