Tra gli alleati di Micari si fa strada il voto disgiunto «Pure nel Pd c’è chi ammette che voterà Cancelleri»

Come l’orchestra sul Titanic. La notizia del matrimonio di Fabrizio Micari a dieci giorni dalle elezioni, al netto delle congratulazioni pubbliche di rito, lascia ancora una volta l’amaro in bocca agli alleati. E non sono pochi quelli che evocano l’immagine dell’orchestrina che suona mentre la nave affonda.

I sondaggi danno il rettore in picchiata negli indici di gradimento a venti giorni dal voto, anche se qualche big in casa dem continua a non dare grande peso a questi dati. Certo è, però, che il malcontento più che serpeggiare appena, risulta ogni giorno più evidente tra gli alleati di Fabrizio Micari nella corsa alla presidenza della Regione. E l’ipotesi più plausibile, tra mezze conferme – nelle segrete stanze e a denti strettissimi – e secche smentite pubbliche, riguarda proprio la possibilità di optare per il voto disgiunto. Non soltanto tra gli alleati, ma persino nell’area meno a sinistra del Partito Democratico.

Che la prossima Assemblea regionale sarà caratterizzata da maggioranze variabili e a corrente alternata, è pressoché certo. Ma se i candidati appaiono agguerriti sul fronte della ricerca personale del consenso, in molti sembrerebbero decisamente più timidi quando si tratta di suggerire agli elettori la preferenza per il candidato alla presidenza della Regione. Dai democratici ai centristi, passando per Alternativa Popolare e Sicilia Futura, insomma, si fa fatica a trovare iniziative elettorali organizzate dai candidati al fianco di Fabrizio Micari. E ancora meno semplice è trovare partecipanti alla competizione elettorale pronti a spendere qualche parola coi propri elettori a sostegno del rettore dell’Ateneo di Palermo. Tutti segnali, insomma, che lasciano intuire una forte tendenza al voto disgiunto, cioè a quella possibilità prevista dalla legge elettorale di votare un candidato presidente diverso da quello collegato alla lista del candidato all’Assemblea di cui si indica la preferenza.

Ma verso chi potrebbe muoversi il voto disgiunto del centrosinistra, il prossimo 5 novembre? Pochi sarebbero i voti destinati a confluire più a sinistra verso Claudio Fava, complice anche «la peculiarità tipica di Fava – ammette qualche big alleato di Micari – di dileguarsi dall’Isola praticamente il giorno dopo le elezioni». Più verosimile, invece, che a influire sulla scelta di molti che storcono il naso davanti a Micari sia il sentimento provato nei confronti di Nello Musumeci. Già, perché – inutile girarci attorno – l’ex presidente della commissione regionale antimafia è tanto bravo ad attirare apprezzamento su di sé, quanto a calamitare i più diffusi risentimenti. Insomma, chi lo apprezza è pronto a suggerire, quantomeno agli elettori più vicini, il nome di Musumeci in alternativa a Micari. Sarebbe così anche per alcuni big in corsa nelle liste del Pd nei collegi di Catania e Ragusa. Ma anche tra alcuni candidati di Sicilia Futura a Palermo o tra i Centristi e gli alfaniani, in ordine sparso. 

Chi invece vuole scongiurare il rischio di una probabile vittoria elettorale del leader di Diventerà Bellissima, è disposto – pur non essendo vicino alle proposte dei Cinque Stelle – a virare su Giancarlo Cancelleri, l’unico tra i candidati alla presidenza della Regione che realmente si gioca la partita all’ultimo voto contro Musumeci. «Persino alcuni esponenti dem – si lasciano scappare a denti stretti dalle fila pentastellate – hanno ammesso di voler sostenere Giancarlo, con nostro grande stupore». Insomma, Micari libera tutti. E tra i suoi alleati è corsa al voto davvero utile. O, quantomeno, al male minore.

Miriam Di Peri

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