Tour nelle stanze segrete dei palazzi della politica «Non solo sedi istituzionali ma scrigni di scoperte»

«Questo palazzo è un repertorio delle grandi produzioni siciliane, dalla terracotta di Caltagirone alle opere più importanti degli artisti siciliani». Il luogo di cui parla Giorgio Faraci, architetto e volontario del Fai, è palazzo d’Orléans a Palermo. Quello che adesso ospita la presidenza della Regione e le riunioni di giunta, un tempo era una dimora storica. In occasione delle Giornate del Fai di Primavera, anche Meridionews ha potuto visitarlo sotto un’altra veste. Non solo sede istituzionale ma anche simbolo dei tempi in cui Palermo era capitale del Mediterraneo e crocevia di interessi di potere. 

Il tour guidato alla scoperta di luoghi solitamente inaccessibili al pubblico e anche agli addetti ai lavori comincia dal palazzo edificato volere del principe Monroy nel 1775. Messo all’asta agli inizi dell’Ottocento, viene acquistato dal mercante Antonino Oliveri, che ci vive in esilio fino al 1814. «Nato come residenza suburbana, è dopo l’acquisto da parte di Luigi Filippo d’Orléans che diventa una residenza privata in stile neoclassico, dove lui stesso va a vivere con la moglie Maria Amalia di Borbone, principessa delle Due Sicilie», racconta Faraci. È proprio a quello che sarebbe poi stato il re di Francia che il palazzo deve il suo nome. Da quel momento, l’edificio passa ai d’Orléans di generazione in generazione.

Stanze dorate, poltrone rivestite di tessuti pregiati, lampadari di cristallo e, soprattutto, quadri. Che fanno parte del progetto Grande Abatellis, promosso dalla galleria regionale di palazzo Abatellis, per poter far conoscere al pubblico il patrimonio di opere raccolte nel corso del tempo. Uno dei dipinti appesi al muro dell’anticamera della sala del presidente è Santa Rosalia incoronata dagli angeli, probabilmente realizzato dal pittore fiammingo Van Dyck. Della sua scuola anche la Madonna con il bambino che si trova all’interno dello studio privato del presidente Nello Musumeci. «Lì è esposto un altro capolavoro – fa notare l’architetto – l’Ecce Homo di un autore fiammingo del XVII secolo che si trova proprio alle spalle della scrivania presidenziale».

È il 1940 quando poi il palazzo viene requisito dal governo italiano e, nell’agosto 1943, diventa sede degli uffici alleati. Abbandonato e lasciato all’incuria durante i bombardamenti, nel 1947 lo acquisisce la neonata regione siciliana come sede della presidenza. «È in questo periodo – prosegue Faraci – che il palazzo subisce alcune modifiche, che conserva tuttora, che si notano dalla fusione dell’architettura ottocentesca con tratti dell’arte post bellica».

La visita guidata prosegue poi poco più giù verso piazza del Parlamento, tra porta Nuova e la Cattedrale. Al palazzo Reale, conosciuto da tutti come palazzo dei Normanni. «Altro simbolo del potere solitamente inaccessibile – spiega Sabrina Milone, capo delegazione del Fai – che è anche la più antica residenza reale d’Europa». Oggi sede dell’Assemblea regionale siciliana, dal 2015 l’immobile fa parte dell’itinerario arabo-normanno, patrimonio dell’Unesco. L’ambiente più conosciuto è sicuramente sala d’Ercole, dove si svolgono i lavori dell’Ars. Già meno note sono le prestigiose sale che ospitano le sei commissioni parlamentari. Stanze che raccontano un pezzo di storia della Sicilia

Tutto il palazzo è uno scrigno di piacevoli scoperte. Dalla sala Rossa, usata per le udienze dei Viceré, alla sala Gialla, in epoca spagnola utilizzata come sala delle feste,  e dalla sala Bianca che oggi funge da sala stampa fino a quella Verde, sede di una delle commissioni. Poi ancora la torre Pisana – che ha ospitato gli appartamenti dei sovrani normanni e di Federico II di Svevia – e la sala di Federico che, dal 1947, ospita lo studio del presidente dell’assemblea regionale.

Roberto Chifari

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