Torna a casa Massimo Ciancimino

La Santa Pasqua gliel’hanno rovinata. Ma il Santo Natale, il Capodanno, l’Epifania e tutto il resto Massimo Ciamcimino lo passerà a casa. Così ha deciso il giudice per le indagini preliminari, Fernando Sestito. Non lo ha fatto, ovviamente, perché quando nasce Gesù Bambino persino i giudici diventano più buoni (con l’eccezione di quelli di Catania che ormai, con i potenti, sono diventati buonissimi, quasi angioletti), ma perché non ci sono più motivi per tenere in carcere il figlio di don Vito Ciancimino.
Il gip ha accolto la richiesta degli avvocati di Massimo Ciancimino, Francesca Russo e Roberto D’Agostino. La Procura della Repubblica, a quanto si racconta, non era d’accordo. Del resto, non si può tenere una persona arresta a vita in attesa di giudizio. Il più piccolo dei figli dell’ex sindaco di Palermo è accusato di detenzione di esplosivi. Un reato che avrebbe commesso in concorso con l’amico Giuseppe Avara. Per la cronaca, è stato lo stesso Massimo Ciancimino a far ritrovare a casa sua, il 22 aprile scorso, un paio di candelotti di dinamite. Il tutto nella sua abitazione di via Torrearsa, a Palermo, a due passi dalla centralissima Piazza Castelnuovo (Piazza Politeama per i palermitani). Il figlio dell’ex sindaco di Palermo ha chiesto di patteggiare la pena. Ma i suoi avvocati e i magistrati non si sono messi d’accordo.
Massimo Ciancimino è superteste delle indagini, tutt’ora in corso, sugli ‘smemorati’ che ritrovano la memoria, pardon, sulla trattativa tra la mafia e Stato. Ed è anche uno dei personaggi centrali di un’altra inchiesta – quella sulla Gas spa – che, qualche tempo fa, era stata quasi ‘sepolta’ e che, invece, è stata riportata in vita da due magistrati di grande polso della Procura della Repubblica di Palermo: Antonio Ingroia e Nino Di Matteo. Grazie al lavoro di questi due pubblici ministeri sono stati ritrovati alcuni ‘faldoni’ che si erano smaterializzati.
L’inchiesta sulla Gas spa (sigla che sta per Gas e gadotti siciliani) è, forse, l’operazione appaltizia più longeva, più lucrosa e più importane della Prima Repubblica. Anzi, per essere precisi, è una delle pochissime operazioni imprenditoriali, politiche e, naturalmente, mafiose passate indenni dalla Prima alla Seconda Repubblica. La parola “mafiosa” ci sta tutta, perché uno dei soci occulti della Gas spa era proprio Vito Cincimino, padre di Massimo.
Gli appalti gestiti in oltre vent’anni dalla Gas spa (dai primi anni ‘80 fino al 2002) possono essere considerati, senza ombra di dubbio, grandi appalti: quei grandi appalti sui quali indagava Giovanni Falcone, ucciso nel maggio del 1992 nella strage di Capaci insieme con la moglie Francesca Morvillo e con la scorta. Proprio quei grandi appalti sui quali concentrò la sua attenzione Paolo Borsellino poco prima di saltare in aria, con la sua scorta, nel luglio del 1992.

 

Redazione

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