«Eravamo a metà di via Garibaldi, ci stavamo dirigendo verso piazza San Carlo, poco dopo le 22.10 di ieri sera. A quel punto abbiamo visto correre gruppi di persone che, da piazza San Carlo, erano arrivati in piazza Castello, ci correvano incontro. All’inizio sembravano solo due gruppetti, quasi non ci abbiamo fatto caso. Poi abbiamo visto aumentare le persone in fuga, molte delle quali con ferite alle gambe e ai piedi». Comincia così la testimonianza di Maria, una 30enne di Catania presente ieri a Torino, mentre in piazza San Carlo due forti rumori hanno generato una fuga di massa tra le decine di migliaia di persone che seguivano sul maxi-schermo la finale di Champions league tra Juventus e Real Madrid.
I dati, aggiornati questa mattina, parlano di oltre 1500 feriti. Tra cinque e dieci persone – delle quali un bambino di sette anni e mezzo, una ragazza di 27 anni e una donna – si troverebbero in gravi condizioni. Forze dell’ordine e magistratura piemontesi stanno indagando per capire che cosa abbia provocato i due frastuoni che hanno scatenato la psicosi da attentato, uditi a breve distanza di tempo in piazza San Carlo intorno alle 22.15, poco dopo il terzo gol dei madrileni. Il primo potrebbe essere stato provocato da un petardo, il secondo dal crollo di una ringhiera in metallo di un sottopassaggio che porta ai parcheggi sotterranei (foto a sinistra). Ma su questo punto non ci sono ancora certezze.
«Non capivamo cosa fosse successo – racconta Maria -. Addirittura una ragazza terrorizzata parlava al telefono dicendo che qualcuno stava sparando, cosa che, come sappiamo, non è accaduta. Cercavamo di avere qualche informazione, quando di colpo si è sentito il secondo rumore e tutti hanno ripreso a correre. Noi – prosegue – siamo riusciti a infilarci in una traversa, c’era anche chi cercava riparo nei locali, molti erano feriti e senza scarpe».
I contorni dell’accaduto sono poi divenuti più chiari quando, superati gli istanti più confusi, la ragazza è riuscita a sentire i familiari a casa. «Quando l’abbiamo raggiunta, piazza San Carlo era un tappeto di cocci di vetro, soprattutto di bottiglie di birra. Nella fuga – va avanti Maria – le persone sono cadute e si sono ferite, perdendo ogni genere di oggetto, scarpe, borse, telefoni. In seguito sono stati fatti due cumuli, uno di scarpe e uno di borse, presidiati dalla polizia».
«Abbiamo cercato di soccorrere chi potevamo – aggiunge la ragazza – in particolare ragazzi e ragazze che cercavano i propri amici, dal momento che nella calca le comitive si erano completamente smembrate. Tutti cercavano di contribuire». A quanto sembra i catanesi che avevano raggiunto il capoluogo piemontese non sono pochi. Maria ha incontrato oggi, in aeroporto, due concittadini che stavano facendo ritorno in Sicilia. Uno dei due teneva la gamba rigida, aveva subito un colpo nella ressa.
«Alla fine del primo tempo, per via della scarsa visibilità dello schermo, avevamo deciso di lasciare piazza San Carlo e andare a mangiare qualcosa lì vicino. Non fosse stato per quello, ora forse saremmo in ospedale», spiega Andrea, 26enne di Aci Catena, che si trovava lì con due amici. «Poi, alla metà del secondo tempo abbiamo visto la gente fuggire in massa. Alcuni perdevano sangue. Anche noi – aggiunge – abbiamo cercato di dare subito una mano».
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