«Mi opporrò fermamente alla proposta di abolire l’intitolazione di una strada cittadina a Cesare Lombroso». A replicare all’idea del consigliere comunale Sebastiano Anastasi del gruppo Grande Catania è il professore di Letteratura italiana del dipartimento di Scienze umanistiche dell’università etnea Antonio Di Grado. Il docente – componente della commissione comunale competente in materia – ritiene che il consigliere abbia «buon diritto di chiedere la revisione della Toponomastica, che non ritengo intoccabile, ci mancherebbe», precisa. Ma l’intellettuale, assessore alla Cultura dal 1993 al 1995 durante la primavera di Enzo Bianco, si dichiarerà contrario. E a MeridioNews spiega le ragioni della presa di posizione netta. Che ha già raccolto molti consensi, sopratutto tra i colleghi storici.
«Lombroso è stato un grande scienziato, un innovatore nei campi della psichiatria, dell’antropologia e del diritto, ed è stato un intellettuale socialista protagonista del dibattito culturale della fine del secolo. Genio e follia – continua – resta un capolavoro che ha influenzato molto la la letteratura tra i due secoli». Tra quei letterati, Di Grado prende come esempi «il Federico De Roberto dei Vicerè e dei trattati amorosi, che lo citava con devozione e – aggiunge – pure Freud e la psicoanalisi». Gli studi di Lombroso «pur approssimativi ed esagerati sull’uomo criminale, sono valsi ad ammettere finalmente il disagio psichico come attenuante nei processi. Inoltre – afferma Di Grado – Lombroso ha combattuto per migliorare le condizioni di vita delle classi disagiate e si è fatto promotore dell’intervento pubblico a favore di misure igienico-profilattiche».
A determinare la proposta del consigliere Anastasi era stato «il lavoro di Lombroso, ovvero una scienza che aveva contribuito a denigrare il Sud». Ragion per cui il politico di Grande Catania aveva proposto alla commissione Toponomastica di riunirsi in fretta e di vagliare l’opzione di intitolare via Cesare Lombroso ai catanesi Elio Romano e Costantino Carrozza. «Lombroso soggiaceva come tanti ai pregiudizi dei suoi tempi. Possiamo considerarlo superato come lo è il Positivismo, una corrente che tuttavia ha segnato una notevolissima modernizzazione della cultura italiana ed europea. In quello scorcio finale dell’800, l’Italia si è liberata delle vecchie scorie retorico-umanistiche della sua attardata cultura e ha raggiunto l’Europa», spiega il docente.
Che prende in esame proprio il periodo storico brevemente descritto perché è lo stesso in cui «sono nate le scienze esatte e quelle umane: artisti e scrittori si sono ispirati al rigore di quelle scienze e hanno recuperato un ruolo attivo di intellettuali. Poi l’idealismo crocio-gentiliano e il decadentismo alla D’Annunzio hanno liquidato quella feconda stagione e al progressismo di quegli intellettuali, tra cui Lombroso, seguirono gli entusiasmi per guerre e dittature», spiega Di Grado. «Guai quindi se si apre ai revisionismi storici e si fanno i processi sommari al passato», prescrive. Perché allo stesso modo sarebbero da cancellare Freud, gli scrittori dell’800 e Giovanni Verga. «Il primo per le sue idee dell’invidia femminile del pene e dell’isteria come malattia della donna, i secondi per i loro pronunciamenti misogini e Verga perché si congratulò con Bava Beccaris quando ha cannoneggiato la folla inerme a Milano nel 1898», sottolinea. In tutti questi casi citati e in quello Lombroso «precipiteremmo nel ridicolo», conclude.
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