Cinque anni al Torino – buona parte da capitano – e due stagioni al Palermo, squadra in cui ha terminato la carriera in seguito a un grave infortunio. Una carriera spesa a fare su e giù sulla fascia destra, come il più classico dei numeri 7. Tonino Asta ha scritto pagine importanti di alcuni degli ultimi vent’anni della storia del club granata e ha contribuito, seppur non dal campo, a riportare i siciliani in serie A dopo oltre trent’anni. Il doppio ex presenta così la sfida che si giocherà al Barbera: «Nessuno si aspettava, a inizio stagione, di trovare queste due squadre così in difficoltà. Sarà una partita delicata, perché entrambe le squadre devono cercare di fare bottino pieno per migliorare la classifica. Mi aspetto una gara molto combattuta per portare a casa i tre punti».
L’ex giocatore, comunque, non si vuole sbilanciare più di tanto: «Fare pronostici non è mai facile. La classifica per entrambe è ancora discreta e chi vince può fare un grande passo avanti guadagnando punti sulle ultime tre. Potrebbe essere una partita che vivacchia sul pari, ma mi auguro che comunque sia una gara piena di gol». Due squadre che stanno vivendo un momento non felicissimo, a partire dai granata che nelle ultime quattro giornate hanno conquistato appena due punti: «Nelle ultime gare – afferma Asta –, al Torino sono mancati i risultati. Anche le prestazioni, però, non sono state delle migliori. Domenica scorsa contro il Chievo io ero allo stadio e la squadra non ha giocato al meglio. C’è da lavorare a livello psicologico, ma si tratta di una squadra con dei valori e con un allenatore come Ventura che sappiamo cosa rappresenta per il Torino. Per i granata non è il momento migliore, ma cercheranno di venirne fuori e sarà fondamentale offrire una prestazione importante già a Palermo».
Il Palermo, invece, è reduce dall’ennesimo ribaltone in panchina. La colpa, questa volta non è di Zamparini, ma delle dimissioni di Schelotto. «Non è una situazione facile – racconta a Meridionews –, lo dico da ex giocatore e da allenatore. Bisogna capire come affrontare eventi del genere, anche se con Zamparini ci siamo abituati. I giocatori devono assimilare metodologie di lavoro diverse, sistemi di gioco diversi e quant’altro. Anche il fatto di dover conoscere ogni volta con chi ti vai a rapportare non è semplice. Da queste situazioni si viene fuori con la forza del gruppo: più che l’allenatore, adesso contano i giocatori. Quelli che scenderanno in campo devono essere prima di tutto uomini, dandosi da fare e aiutandosi tra di loro. A mio avviso, si può uscire da questa situazione perché i giocatori sono buoni e la classifica è ancora discreta. Tra i compagni di squadra bisogna senza dubbio restare compatti».
Quest’anno, i tifosi rosanero non hanno fatto mancare il loro dissenso nei confronti della società con le poche presenze allo stadio e i tanti cori contro la dirigenza: «Quello che ha fatto Zamparini a Palermo in questi anni – continua Asta – è straordinario. Lui ha portato il calcio ai massimi livelli in città. È un personaggio che va preso così com’è, sappiamo tutti come è fatto. Quest’anno sicuramente i tifosi hanno sofferto per i continui ribaltoni in panchina e quindi si sono un po’ disinnamorati. L’unica ricetta è quella di cercare di ricompattare tutto, squadra e ambiente. Stando uniti, il ritorno dell’entusiasmo sarà una diretta conseguenza».
Saranno tanti gli ex, da una parte e dall’altra. Per uno in particolare, però, si tratterà della prima al Barbera da avversario del Palermo, l’attuale attaccante granata Andrea Belotti: «A me piace molto – continua Asta –, è un attaccante molto mobile che non dà punti di riferimento. Ogni tanto, magari, è un po’ confusionario, ma è il classico giocatore che può dare fastidio a qualunque difensore. Al Torino era partito un po’ così, ma nel girone di ritorno sta facendo molto bene. È un ragazzo da tenere d’occhio anche per il futuro, perché a mio avviso potrà fare molto bene. La politica del Palermo è la stessa da diversi anni: Zamparini cerca di formare giovani giocatori per poi venderli e la scorsa estate è toccato a Belotti. Io spero che i tifosi non lo fischino, perché è un bravo ragazzo, uno che ci mette l’anima. Credo proprio che in futuro ne sentiremo parlare».
A proposito di giocatori, nella squadra di Ventura Asta individua quello che può essere considerato come il suo erede: «Ce ne sono tanti in serie A, al Torino ad esempio c’è Bruno Peres che è un giocatore con quelle caratteristiche anche se è un po’ più offensivo di me. La cosa che però mi piace vedere in un giocatore è che dia veramente tutto in campo e che esca con la maglia completamente bagnata dal sudore. Poi ci può stare che un calciatore non giochi benissimo, ma è importante che in campo abbia dato tutto. Sono questi gli atleti che mi colpiscono e di cui sono profondamente innamorato».
Parlando del passato, l’alcamese non ha dubbi: «Devo tantissimo al Torino: lì ho giocato per cinque anni tra serie A e B, raggiungendo anche la Nazionale. Dopo aver smesso di giocare, ho iniziato con i granata ad allenare nel settore giovanile. Tra carriera da giocatore e quella di allenatore, sono stato in granata per dodici anni, una fetta importante della mia vita. Torino è ormai a tutti gli effetti casa mia, ma inutile negare che il mio cuore è in Sicilia, ad Alcamo, dove vivo e dove stanno ancora tanti miei amici. Lì torno spesso, d’altronde non si può dimenticare dove si è nati».
Cuore granata, dunque, con una particolare devozione alla terra in cui è nato. Questo è stato uno dei motivi che lo hanno portato a giocare nel Palermo: «L’esperienza a Palermo è stata bellissima: indossare quella maglia da siciliano è una sensazione meravigliosa. Il mio rammarico è quello di essere arrivato lì a fine carriera. Poi arrivò l’infortunio che mi costrinse a smettere, ma in quegli anni si stavano già gettando le basi per la squadra che poi fece tanto bene negli anni successivi. Il ricordo è bellissimo da una parte perché ho indossato quella maglia, dall’altra parte è meno bello, perché non sono riuscito a regalare ai tifosi un’emozione. Fortunatamente, l’anno dopo il mio infortunio, il Palermo poté festeggiare la promozione in serie A».
Recentemente, Tonino Asta ha intrapreso la carriera di allenatore: «La mia ambizione è quella di arrivare ad alti livelli, guai se non fosse così. Bisogna puntare sempre al massimo in qualunque mestiere. Io sono partito dal settore giovanile del Torino, con Allievi e Primavera. Poi ho allenato per due anni a Monza, l’anno scorso a Bassano e quest’anno a Lecce ho vissuto il primo esonero. Lippi, però, una volta mi disse che si diventa un vero allenatore solo quando si viene esonerati. Un giorno vorrei arrivare in serie A, anche da giocatore sono partito dai dilettanti per arrivare ad alti livelli. È comunque importante coltivare questa voglia che uno ha di fare sempre meglio». Il desiderio, dunque, è quello di arrivare ad altissimi livelli, ma l’ex giocatore confessa anche di avere un sogno nel cassetto: «Allenare un giorno il Palermo? Magari! Negli ultimi anni, in serie A, è diventata una società che si è espressa sempre al massimo. Essendo siciliano – conclude Asta –, inoltre, sarebbe un onore ancora maggiore».
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