Toh, a Roma si sono accorti che in Sicilia ci sono quasi 30 mila forestali…

L’articolo s’intitola: “Finti forestali e incendi veri”. Lo pubblica il quotidiano on line Affaritaliani.it a firma di Antonio Galdo. Si dovrebbe trattare di una rubrica “Non sprecare”. Si parla delle “finte e inutili guardie forestali”.

Scrive Galdo: “Il fenomeno, purtroppo, è in aumento con numeri ormai fuori controllo e con una totale impotenza da parte di sindaci e assessori delle regioni del Sud. In Sicilia ad oggi si contano 28.542 persone pagate per la salvaguardia dei boschi della regione. Sì, avete capito bene: un esercito di guardiani per spegnere, o prevenire, incendi che invece si moltiplicano. Il costo di questa milizia dello spreco è pari, ogni anno, a quasi 700 milioni di euro. Con un doppio spreco, perché da un lato non si raggiungono gli obiettivi del servizio e dall’altro si è allargato un bacino di precari eternamente prorogati, sempre a carico di Pantalone. I forestali siciliani da vent’anni beneficiano di un trattamento particolare: sono in servizio, e pagati, per sei mesi, e altri sei invece li trascorrono ricevendo a domicilio un assegno mensile di disoccupazione. E magari facendo, allo stesso tempo, qualche lavoro in nero”.

E ancora: “Lo spreco finora ha funzionato così bene da diventare un vero sistema economico, a proposito di boschi da proteggere e di guardie forestali da assumere. A Godrano, un piccolo centro a mezz’ora di strada da Palermo, su 1.096 abitanti ben 190 risultano forestali. Nove uomini su dieci vivono con questo rubinetto di spreco del denaro pubblico. A Pioppo, una frazione di Monreale, su 2.366 abitanti, i forestali sono 383, quanti quelli in servizio nell’intera regione del Piemonte. A Sortino, in provincia di Siracusa, stessa musica: 9mila abitanti, 437 impiegati nei boschi, mentre nell’intera Lombardia, con una superficie boschiva pari a 264 colte quella di Sortino, i forestali in tutto sono 460″.

Detto questo, gli sprechi ci sono. Ma non nell’attività antincendio. Perché se c’è una cosa che ha funzionato negli ultimi sette-otto anni in Sicilia è proprio l’attività antincendio. O ci dobbiamo dimenticare degli incendi che andavano in scena, in Sicilia, negli anni ’80, negli anni ’90 e nei primi anni del 2000?

Certo, il costo di quest’attività è elevato. Però va detto che c’è stato, negli ultimi trent’anni, un patto tacito tra la classe politica siciliana e quella nazionale. Il Governo centrale non ha più erogato al Sud i fondi ordinari; in cambio le classi dirigenti del Sud Italia – o presunte tali – hanno utilizzato i fondi per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno prima (vedi la legge nazionale n. 64 del 1986) e i fondi europei dopo al posto dei fondi ordinari dello Stato che non sono più arrivati. Utilizzando questi soldi anche per la forestazione.

Ora che i soldi sono finiti, Roma si accorge che nel Sud ci sono sprechi nella forestazione. Come mai i governanti nazionali non se ne sono accorti prima?

Ora, in Sicilia, come afferma Affaritaliani.it, ci sono quasi 30 mila persone che vivono di forestazione e di attività antincendio. Ma è così da trent’anni. Anzi, negli ultimi sette-otto anni, in Sicilia, gli incendi dei boschi si contano sulla punta delle dita. Piaccia o no, ma è così. E in ogni caso, che ne facciamo dei circa 30 mila forestali? Li buttiamo a mare? 

Blasco da Castiglione

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