Test sbagliati, test truccati: una crisi istituzionale

Che pasticcio quello dei test universitari. Errori nei compiti, orrori nei giochi di prestigio dei docenti corrotti ed una gran brutta figura in diretta mondiale. Confusione totale ad oggi: atenei in subbuglio, voci di corridoio di possibili annullamenti per tutti i test, studenti “promossi” – che rischiano l’invalidazione del compito – in rivolta, imbarazzo del governo, incredulità di tutti, titoloni dei giornali.

 

Le ultime notizie da Catanzaro, dove i “bustoni” con le prove sarebbero stati aperti in anteprima; Bari, dove gli inquirenti starebbero per accertare una rete perversa (chiamiamola pure ‘associazione a delinquere’) tra docenti e candidati – con tanto di vestiti di riconoscimento: camicie bianche e pantaloni scuri –; e Messina, che vanta un quantomeno sospettabile record di “massimo punteggio”, hanno fatto scattare una serie d’inchieste da parte della Guardia di Finanza.

 

Così, dopo che la stampa nazionale ha pubblicato le “vergogne” del ministero con i due errori nei quiz di medicina, uno dei quali, tra l’altro, già presente, incredibilmente, nei test di due anni fa, e resi noti gli atenei “colpevoli”, il Ministro dell’Università Mussi ha riparato come ha potuto dalla valanga scura che ha ricoperto il mondo delle università italiane. «Non mi darò pace fino a quando i professori corrotti non saranno cacciati dall’università» ha dichiarato un Mussi particolarmente provato.

 

Ma se è certo (mica tanto) che le pene saranno dure per chi verrà pizzicato in fallo, la macchia di una tale crisi istituzionale rimarrà ben attaccata al tessuto sociale. Perché sono questi tipi di onte che portano un intero mondo (quello dell’università) a perdere la faccia di fronte alle nuove generazioni. Sono questi i precipizi di stile che vanno a corrodere irreparabilmente il rapporto tra cittadino e senso dello stato. Sono le faglie di tal fattura a mettere in crisi un sistema e far venire dubbi riguardo a concetti come meritocrazia, serietà, correttezza e deontologia professionale. Sono questi guasti, insomma, che fanno scricchiolare tutta la macchina dal primo all’ultimo bullone.

 

Poco da riderci su, dunque, di fronte ai refusi di un “quiz di medicina come un altro”, poco da buttarci lì una battuta ironica sulle “solite raccomandazioni che – si sa – ci sono sempre state, ci sono e sempre ci saranno”. Poca tolleranza per il solito vizietto italiano del farla franca sempre: ci riferiamo sia a quelli con le risposte in anticipo, sia a quelli con i soldi in “busta” guadagnati facilmente (si parla di 30mila euro a studente), sia a quelli che formulano i test sbagliati. Oggi, insomma, questo pasticcio dell’Università, sarebbe riduttivo definirlo solo una “semplice” figura di m****.

Riccardo Marra

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