Terza manovra finanziaria all’Ars: il Governo Crocetta costretto a passare dalla chiacchiere ai fatti

IL PRESIDENTE E L’ASSESSORE AGNELLO DOVRANNO SPIEGARE LA GENESI DI QUESTI 518 MILIONI DI EURO. PER CAPIRE SE, PER CASO, LA REGIONE, PER AVERE QUESTI SOLDI, AVREBBE RINUNCIATO AL CONTENZIOSO FINANZIARIO CON ROMA. IL ‘CASO’ AST E LE NOMINE DEI MANAGER VIZIATE DA ILLEGITTIMITA’ CON L’OMBRA DI PROFILI PENALI

Si apre oggi in Sicilia una settimana politica e parlamentare piena di incognite. Di mezzo, come spesso avviene, c’è il Governo regionale di Rosario Crocetta, che nello scorso fine settimana, sulla terza manovra finanziaria, ha annunciato tutto e il contrario di tutto.

In Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars non c’è ancora il testo di questa terza manovra finanziaria. Il Governo regionale, senza aver ancora spiegato da dove arrivano i 518 milioni di euro annunciati da Roma (e, soprattutto, cosa ha chiesto Roma alla nostra Regione in cambio di questi soldi), ha già “illustrato alla stampa” come intende spenderli: a questi daremo questo, a quello daremo quello, erogazioni di qua, tagli di là. Un giorno ha istituito il salario minimo, il giorno dopo l’ha tolto. Un giorno ha detto che l’Ast, l’Azienda trasporti siciliana, resterà della Regione perché “strategica”; il giorno dopo ha annunciato la sua privatizzazione. E via continuando con le chiacchiere che trovano puntuali riscontri in chi va dietro a questo personaggio.

Di fatto, il presidente Crocetta, con la presentazione un po’ ‘circense’ di un’improbabile terza manovra finanziaria, cerca di anticipare gli eventi, provando a esorcizzare le difficoltà che incontrerà a Sala d’Ercole, dove non troverà ‘sconti per comitive antimafiose’ o presunte tali. Anzi, il suo atteggiamento spocchioso e ‘narciso’ ha infastidito, non poco, molti parlamentari dell’Ars che, già in Commissione Bilancio e Finanze, chiederanno conto e ragione di questi 518 milioni di euro.

Già il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, ha chiesto, senza mezzi termini, di conoscere la ‘natura’ politica dei 518 milioni di euro sbandierati da Crocetta e dall’assessore all’Economia, Maurizio Agnello.

Il dubbio è che Crocetta, pur di arraffare questi soldi, possa aver rinunciato a parte o – addirittura – a tutto il contenzioso finanziario con Roma.

Su questo punto il Governo Crocetta dovrà rispondere. Il timore è che, invece di fare gli interessi della Sicilia, Crocetta e Agnello abbiano fatto gli interessi del Governo Renzi, notoriamente ‘impegnato’ a rilanciare l’economia tedesca, togliendo al nostro Paese spazi di democrazia per consentire alla signora Merkel di fare i ‘cazzi’ propri in Italia.

La Germania, sull’onda del debito pubblico del nostro Paese – che in termini keynesiani non significa nulla, ma in termini truffaldini significa molto: e l’Unione europea, ormai da oltre un decennio, è nelle mani dei truffaldini – ha chiesto all’Italia l’abolizione del Senato, l’abolizione delle Province e anche l’abolizione delle Regioni per poter ‘spremere’ meglio gl’italiani con il Fiscal Compact. Il Governo Renzi si è messo subito a disposizione e ha sbattuto fuori dalla Commissione Affari istituzionali del Senato i senatori del PD Corradino Mineo e Vannino Chiti, ‘rei’ di non volersi piegare ai voleri dell’accoppiata Merkel-Renzi. Una vergogna, visto che si tratta di due senatori epurati perché non in sintonia con Renzi.

In questo clima il Governo Renzi, quest’anno, ha scippato alla Sicilia prima un miliardo e 50 milioni e poi altri 200 milioni di euro per la sceneggiata elettorale degli 80 euro. Ma mentre il ‘furto con scasso’ del miliardo e 50 milioni è già stato effettuato (il Governo nazionale, che riscuote abusivamente le imposte che, secondo lo Statuto siciliano, dovrebbero essere riscosse la nostra Regione, ha la ‘comodità’ di tenersi i nostri soldi alla fonte), il Governo nazionale si deve ancora prendere i 200 milioni di euro per i ‘famigerati’ 80 euro al mese in busta paga (che peraltro pochi hanno visto).

In questo scenario il Governo nazionale ha deciso di erogare alla Regione 518 milioni di euro. Bisogna capire se è una restituzione parziale del miliardo e 50 milioni che ha scippato dal Bilancio regionale 2014, come noi abbiamo ipotizzato qualche settimana fa; o se, invece, si tratta di una sorta di ‘ricatto’ verso la Regione: voi Regione siciliana rinunciate al contenzioso finanziario e io Stato vi do questi 518 milioni.

Su questo punto Crocetta e l’assessore Agnello dovranno fare chiarezza. Perché la Regione siciliana aspetta dallo Stato i soldi della sanità dal 2009. Sono le risorse finanziarie frutto dell’aumento della quota di compartecipazione alle spese sanitarie, passate in tre anni – dal 2007 al 2009 – dal 42 a quasi il 50 per cento. Con un maggiore esborso, per la Regione siciliana, di circa 650 milioni di euro all’anno.

Nella legge finanziaria nazionale del 2007 c’è scritto che alla Regione, previo parere della Conferenza Stato-Regione, sarebbe stata corrisposta una quota delle accise sui consumi di benzine. Ma questa quota non è mai stata corrisposta. Oggi sarebbe gravissimo che il Governo regionale avesse rinunciato a quanto scritto in una legge nazionale. Sarebbe lo sputtanamento definitivo di Crocetta e dell’assessore Agnello.

Idem per il contenzioso relativo ai due accantonamenti: i 950 milioni di euro che il Governo nazionale ha scippato alla Sicilia nel 2013; e il già citato scippo da un miliardo e 50 milioni di quest’anno. Su questi scippi ci sono due ricorsi presso la Corte Costituzionale. E siamo ‘ansiosi’ di leggere come i giudici della Consulta si comporteranno davanti a questi scippi. Se il Governo Crocetta dovesse avere rinunciato anche a questi contenziosi ci sarebbe un ulteriore sputtanamento.

Il Governo Crocetta, inoltre, dovrà fare chiarezza su come intende spendere questi 518 milioni di euro. Il dubbio è che, di questi soldi, arriveranno in Sicilia solo 318 milioni di euro. Questo perché il Governo nazionale si terrebbe i soldi per pagare la vergogna degli 80 euro in busta paga. Sia chiaro: giustissimo restituire 80 euro al mese ai cittadini con reddito inferiore a mille a 500 euro; diventa una truffa se il Governo nazionale – per ciò che riguarda la Sicilia – prende questi soldi dal nostro Bilancio. Per il semplice motivo che Renzi le sue campagne elettorali non se li può fare con il culo dei siciliani. 

Da chiarire, anche, un altro aspetto truffaldino: il pagamento di una parte dell’operazione Mare nostrum. Al di là delle minchiate che raccontano, l’operazione Mare nostrum ha poco di ‘solidale’ e molto di affaristico. Come abbiamo raccontato in passati articoli – e come racconteremo più tardi con dovizia di particolari – l’operazione Mare nostrum è un grande affare portato avanti da soggetti senza scrupoli.

Facendo salva l’opera dei militari – che rischiano la propria salute andando a prendere i migranti sotto le coste libiche – quello che non convince affatto di quest’operazione Mare nostrum è tutto quello che c’è dietro. E, cioè, il business dei centri di accoglienza e, da qualche mese, il super business dei centri di accoglienza per minori.

In Sicilia si contano quasi 350 centri di accoglienza per minori non accompagnati. Un’operazione da 80-90 milioni di euro all’anno. Questi soldi li deve pagare lo Stato. Ma noi abbiamo sentore che il Governo Renzi li voglia fare pagare alla Sicilia. Sarebbe l’ennesima truffa ai danni della Regione.

Cosa ce lo fa pensare? Una circolare truffaldina di qualche mese addietro, che ha provato a stravolgere la legge nazionale n. 328. Caricando sui Comuni siciliani il costo di questi centri per il ricovero di minori che, ricordiamolo, sono gestiti da soggetti privati e non pubblici.

Solo che i Comuni siciliani non hanno soldi. Tant’è vero che hanno rimandato ai mittenti le fatture che decine e decine di centri per il ricovero dei minori non accompagnati hanno presentato ai Comuni siciliani.

Ecco, non vorremmo che i soldi per pagare questi centri venissero presi dai 518 milioni di euro: si tratterebbe dell’ennesima truffa ai danni dei siciliani.

C’è anche la privatizzazione dell’Ast. Anche su questo punto il Governo Crocetta dovrà fare chiarezza. Per fugare i dubbi di certi ‘industriali’ che si vorrebbero prendere l’Ast, sbolognando alla Regione il personale, che poi farebbe la fine dei dipendenti degli ex sportelli multifunzionali (vediamo se i nostri lettori indovinano chi è ‘l’industriale’ che si vorrebbe ‘ammuccare’ l’Ast ripulito dal personale).

Infine – ma non ultimo dei problemi – oggi o domani il Governo Crocetta dovrebbe decidere che fare con i manager della sanità siciliana. Abbiamo già riferito la scorsa settimana con un articolo che potete leggere in altra parte del giornale. Ci sono almeno quattro casi dubbi. Sui quali il Governo dovrà fare chiarezza. Una storia – della quale torneremo a riferire più tardi con un altro articolo – che potrebbe finire non con i semplici ricorsi amministrativi da rinviare alle Calende greche, ma con denunce penali. Perché si potrebbero configurare fatti penalmente rilevanti.

Insomma, una ‘bella’ settimana politica, quella che si apre oggi in Sicilia.

 

 

Giulio Ambrosetti

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