«Mio marito non è un terrorista, lavora in un bar a Mahdia in Tunisia per mantenere la sua famiglia». Questa la replica di Beatrice, la moglie italiana di Atef Mathlouti, il tunisino ricercato con l’accusa di terrorismo e sospettato di avere legami con l’Isis. La donna è intervenuta alla trasmissione di Rai Tre Chi l’ha visto, che si è occupata della vicenda tirando in ballo una lettera citata durante il programma: «La lettera all’ambasciata l’ha scritta la moglie di un suo collega di lavoro con cui mio marito ha avuto un contenzioso economico».
«Ieri mattina è venuta la polizia in casa a Palermo, cercavano mio marito – ha aggiunto la donna -. Ho detto che mio marito dal 2013 non è più qui a Palermo perché il suo permesso di soggiorno è scaduto. E loro lo sapevano bene. Da quando è scaduto il permesso di soggiorno non riesce a vedere i suoi quattro bambini. Ho dato alla polizia il suo telefono e il suo indirizzo in Tunisia. Io sono andata a trovarlo due settimane fa». L’uomo intanto, raggiunto anche da un’inviata del popolare programma della Rai, ha minacciato di denunciare gli organi di stampa che hanno diffuso la notizia che lui fosse un possibile terrorista dell’Isis.
La donna, che ora vive all’Albergheria, rigetta le accuse. «Sopravviviamo a stento. Ci aiutano il quartiere, la chiesa e campiamo coi pochi soldi che mio marito riesce a mandarci. Chiedo aiuto all’Italia. Altro che terrorismo. Io vorrei che i miei quattro figli avessero una casa decente». Nel quartiere il marito Athef è soprannominato Andrea ed è molto conosciuto come tanti altri esponenti della comunità tunisina che si sono insediati lì da anni. «Mio marito ha subito diverse condanne, alcuni anni di carcere per reati minori. E’ vero, era andato via per cercare di non finire in carcere ma ora vuole tornare in Italia. Per espiare la sua pena e tornare un cittadino libero che sta con la propria famiglia».
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