Terrorismo, attacchi a Bruxelles: il racconto dei siciliani «Mio figlio lavora in aeroporto nei pressi dell’esplosione»

«Mio marito è un tassista e si stava dirigendo all’aeroporto di Zaventem, ma l’ho avvisato in tempo». Il racconto è di Romina, una dei tanti siciliani che vivono a Bruxelles, dove stamattina è ripiombato l’incubo del terrorismo internazionale. Con Isis che ha rivendicato i due attentati che hanno causato almeno 34 morti e decine di feriti, tra cui tre italiani. Un bilancio destinato a crescere con il passare delle ore. A essere colpiti sono stati lo scalo principale del Belgio – dove, intorno alle 8, un kamikaze si è fatto esplodere davanti all’area check-in e un’altra esplosione sarebbe avvenuta nella zona degli imbarchi – e, un’ora dopo, la stazione della metropolitana Maelbeek. Un altro ordigno inesploso è stato trovato fuori dall’aeroporto.

Tra gli interessati a quanto sta avvenendo ci sono, come detto, diversi siciliani che per motivi di lavoro o di affetti vivono nella capitale belga. Come appunto Romina, che sulla pagina Facebook Siciliani a Bruxelles scrive: «Appresa la notizia l’ho avvisato ed è tornato a casa», dice a proposito del marito. Il pensiero va anche ai figli: «La scuola mi ha chiamata dicendo di andare a prendere i bimbi. Siamo a casa ma abbiamo molta paura. Tutti i negozi hanno chiuso e militari e polizia sono ovunque». Tanti sono i casi di persone a cui è stato detto di non uscire dal luogo di lavoro. È il caso di Julia, trentenne acese che lavora alla commissione Dg Environment: «C’è allerta arancione – racconta a MeridioNews -. Il mio luogo di lavoro si trova sulla linea 5 che passa da Maelbeek, ma io non sono passata da lì stamattina perché faccio solo due fermate di metro. Dall’helpdesk – continua – ci hanno inviato un messaggio in cui ci invitano in via precauzionale a rimanere dentro gli uffici e a non uscire fino a quando non ci verrà data l’autorizzazione. Chi invece è stato evacuato deve rimanere in posti sicuri in attesa».

C’è anche chi ha temuto per la salute dei propri cari. Come Umberto che, dopo aver divulgato un annuncio per ricercare notizie del figlio Fabrizio, è riuscito a contattarlo. «Grazie a Dio, mio figlio è al sicuro dopo ore di ricerche – scrive -. Ha lasciato cadere il telefonino dopo l’esplosione, lui lavora dentro all’aeroporto. Proprio all’entrata». A parlare dell’atmosfera di tensione che si respira in questi momenti a Bruxelles – dove le autorità hanno innalzato al massimo i livelli di allerta, per timore di nuovi attacchi – è anche Silvia: «Vivo vicino alla fermata di Maalbeek. Da casa sento continue sirene che passano», racconta. Una confusione che ha spezzato la tranquillità che, tutto sommato, aveva caratterizzato anche gli ultimi giorni, dopo l’arresto di Salah Abdeslam, uno dei protagonisti degli attacchi a Parigi del 13 novembre. «La notizia dell’arresto è passata sui giornali ma nient’altro – continua -. Fino a ieri le persone hanno preso la metropolitana come sempre». 

Da Silvia, poi, una riflessione sulla minaccia terroristica a livello internazionale e un invito a mantenere la razionalità: «Tutto questo accade da anni in altri paesi del Medio Oriente – scrive -. Credo che dobbiamo davvero fare tutti un passo indietro e cercare con obiettività di unirci insieme per far girare i tacchi a questi criminali. Poiché chi ne paga le conseguenze è sempre la gente comune come noi e come i nostri fratelli e sorelle che vivono o vivevano in Medio Oriente. I terroristi – conclude – sono un’altra cosa». A commentare l’attacco anche l’imam di Catania Kheit Abdelhafid: «Siamo vicini alle famiglie e al loro immenso dolore per questa ennesima, inqualificabile tragedia – dichiara -. Dobbiamo essere tutti uniti contro questa guerra voluta anche dai poteri forti. Mi auguro vivamente che dopo Parigi, Istanbul e Bruxelles, non tocchi pure all’Italia». 

Tra i siciliani che stamattina si trovavano a Bruxelles anche alcuni parlamentari europei. «La città è paralizzata – ha dichiarato Michela Giuffrida del Partito democratico – il cuore delle istituzioni europee sotto assedio. Spero, prego, che il bilancio delle vittime non salga. Solo per caso oggi non ero in quell’aeroporto. È guerra e dobbiamo combattere». Giovanni La Via, presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, commenta: «Il nostro no la terrorismo lo diciamo anche continuando a lavorare: stamattina, nonostante tutto, abbiamo rispettato l’agenda» ha commentato, per poi aggiungere: «È arrivato il momento di mostrare i muscoli contro chi vuole seminare terrore». A cui fa eco Carmen, una sua assistente di origini siracusane: «Siamo in Parlamento, proprio a cinque minuti dagli attentati. In questo momento siamo chiusi dentro, con l’esercito fuori. I telefoni non funzionano», dichiara a MeridioNews

Secondo l’eurodeputato di Forza Italia, Salvo Pogliese, «bisogna immediatamente mettere in campo misure concrete per contrastare le minacce», partendo dell’approvazione del Passenger name record, ritenuto «strumento fondamentale per il controllo della sicurezza degli aeroporti». Chi ha preferito rimanere nella propria abitazione è stata Giulia, tirocinante al Parlamento europeo: «Appena ho visto in tv quello che stava succedendo non sono uscita – racconta -. Ho capito subito la gravità della situazione. Altri sono andati, i miei amici sono bloccati al Parlamento, anche la mia coinquilina. Spero torni a casa presto».

Simone Olivelli

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