Terremoto, viaggio nella Catania a rischio «Censiti tutti gli edifici, non si fa niente»

La città europea con il più alto livello di rischio sismico. Ma anche la più studiata, censita, analizzata. Per qualche anno, all’alba del nuovo millennio, anche tra le più finanziate. Eppure Catania non è pronta per resistere ad un terremoto che, a detta di tutti gli studiosi, avverrà. Come è avvenuto in passato. Anche se è impossibile dire quando con esattezza.

«È la cosa che fa più rabbia: la natura ci ha concesso una lunga tregua che non abbiamo saputo utilizzare». Paolino Maniscalco, ex assessore alla Protezione civile nella giunta del sindaco Enzo Bianco e per tanti anni presidente del Centro iniziative e studi prevenzione antisismica Giovanni Campo, da sempre si sforza di tenere alta l’attenzione sul tema della prevenzione sismica. «È l’unica arma che abbiamo per difenderci». Di Catania i tecnici sanno tutto: quali sono gli edifici pubblici più vulnerabili, le scuole, gli ospedali, le caserme, le strutture strategiche, cioè quelle che all’indomani di un sisma dovrebbero rimanere in piedi perché è da lì che andrebbero coordinati i soccorsi. Una lista dettagliata contenuta nel mastodontico studio pubblicato nel 1999 dalla Protezione Civile guidata allora dal prof Franco Barberi, che ha censito tutti gli edifici pubblici dell’Italia meridionale. Un volume diventato caposaldo di ogni intervento di prevenzione, ma che a Catania è stato letteralmente ignorato. Eppure, relativamente al capoluogo etneo, ci sono quattro pagine fitte di edifici in calcestruzzo catalogati ad alto rischio, vulnerabilità alta. Scuole e plessi ospedalieri occupano gran parte di questa classifica.

Ma di Catania, ed è questa la discriminante che la distingue dalle altre città europee, si conosce anche la situazione di tutti gli edifici privati. Grazie allo studio denominato Progetto Catania, unico caso europeo, realizzato dal gruppo nazionale di difesa dei terremoti – che oggi non esiste più – e pubblicato solo in inglese. «Un volume – spiega Maniscalco – che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto far tradurre e distribuire a tutti i catanesi e che invece è rimasto in pochi cassetti». Le copie rintracciabili a Catania si contano sulle dita di una mano.

Ctzen inizia oggi un viaggio a puntate in questa città a rischio crollo, tra scuole e patrimonio artistico. Vi porteremo in giro per il capoluogo etneo guidati da tecnici, ingegneri e studiosi. Vi mostreremo gli studi fatti, con uno sguardo attento anche al passato. Perché da sempre Catania convive con la paura e i drammi del terremoto. E ha alternato stagioni in cui la memoria si è trasformata in sapienza costruttiva, come nella ricostruzione successiva al 1693 – avete mai fatto caso che le chiese di Catania non hanno campanili? – a periodi in cui la speculazione e l’interesse di pochi hanno prevalso sul bene della città. Basti pensare al fatto che, nonostante la cadenza puntuale di sismi nel corso dei secoli, Catania è stata dichiarata zona sismica solo nel 1981. Un ritardo che ha arricchito i soliti imprenditori e di cui ancora oggi qualche politico continua a vantarsi.

[Foto di Giovanna D’Ascenzi]

Salvo Catalano

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