Terremoto, la ricetta Scalia per ricostruire sull’Etna «Tempo e pazienza» facendosi bastare i 240 milioni

«Bisognerà cominciare da zero. Al momento dovrei essere io stesso a battere al pc gli eventuali provvedimenti». Sorride ma non troppo Salvatore Scalia, commissario in pectore per la ricostruzione dopo la scossa di Santo Stefano. Poco meno di sei mesi fa la terra tremava sull’Etnada Zafferana Etnea ad Acireale, dando inizio all’incubo di alcune migliaia di persone. Nei piccoli abitati, da Fleri a Pisano passando per Pennisi e Piano d’Api, le maggiori devastazioni. Qualche ferito, tanti sfollati e solo per caso nessuna vittima. Da quel giorno una lunga sequela di interrogativi, rabbia alternata a rassegnazione, domande senza risposta, ha scandito l’esistenza dei terremotati etnei, appesi alla speranza degli aiuti di Roma.

Occorreva organizzare l’inevitabile malcontento, canalizzare richieste d’aiuto e legittime recriminazioni verso esiti il più costruttivi possibile. Malgrado i soldati siano ancora lì, a presidiare paesi rimasti deserti e feriti. È stata forse questa la principale intuizione dell’ex procuratore generale di Catania, cittadino di Pisano, diventato la guida del Comitato degli sfollati creato da alcuni cittadini di Zafferana dopo il terremoto. Scalia, a parere unanime, si è guadagnato rapidamente la fiducia della gente, diventando interlocutore privilegiato delle autorità pubbliche in campo, quasi al pari dei sindaci. 

«È un fatto importante che si sia scelto qualcuno del territorio e non delle persone calate dall’alto», dice adesso il magistrato in pensione, commentando a MeridioNews l’ufficializzazione della sua nomina che conferma lo scenario tratteggiato di più di due mesi fa. Ha deciso il Governo nazionale – manca solo la ratifica del presidente del consiglio Giuseppe Conte – che, tramite il Decreto sisma, ha istituito la figura del commissario per la ricostruzione. La scelta viene resa nota dopo l’incontro fra il sottosegretario grillino Vito Crimi, in visita sull’Etna, e il presidente della Regione Nello Musumeci, felice di dare il proprio ok informale su di un nome assai gradito. 

Scalia accetta così un complesso compito, maturato all’insegna di un’inedita sintonia fra la Roma gialloverde e la Palermo gialloblù. Sul tavolo la torta, secondo molti risicata, dei quasi 240 milioni, dilazionati in cinque anni, per la ricostruzione. «Con questa somma dovremo provvedere a tutto, dall’avvio dell’ufficio che dovrò guidare ai contributi, fino alle tasse che i Comuni non pagheranno», ricorda Scalia. «Ci fa sperare però la disponibilità manifestata da Crimi a cambiare qualcosa in corsa». Primo cruccio è appunto l’organizzazione tecnico-amministrativa. Una quarantina le figure che i Comuni potranno assumere a tempo determinato per istruire le pratiche e dare risposte ai terremotati. Dieci funzionari interni all’amministrazione pubblica saranno invece chiamati nella «struttura per la ricostruzione» coordinata dal commissario. «Dobbiamo ancora individuare una sede, un ufficio, pensare banalmente a carta, penne e computer», semplifica Scalia. Fare la squadra, dunque, e poi tuffarsi nel mare magnum delle procedure.

«Sono già centinaia le pratiche ancora per il primo aiuto da 25mila euro. I Comuni non hanno sufficiente personale e tutto si è arenato». In parallelo dovrà andare in porto la prima fase di risanamento delle zone terremotate. Le demolizioni le ha avviate l’attuale commissario per l’emergenza, il capo della Protezione civile regionale Calogero Foti. Poi un corposo capitolo dell’impegno di Scalia sarà la pianificazione della ricostruzione. «Alcune case saranno delocalizzate, questo è chiaro, ma la legge non ci dice come. Ci affideremo principalmente agli studi degli esperti». Come la tanto invocata microzonazione sismica, ovvero la mappatura sistematica, quasi al metro quadrato, delle strutture geologiche, e relativi rischi, di questo fianco dell’Etna. «La Regione ha già fatto degli appalti in tal senso, su questo aspetto saremo più veloci», rassicura Scalia. 

Di fatto l’unica certezza è che «ci vorrà tempo». Ma come stanno i terremotati? Qualcuno è andato via, qualcuno ha pensato a rialzarsi senza attendere nessuno; altri hanno riaperto le botteghe, come a Fleri, tra mille difficoltà. «Forse la gente si è quasi assuefatta a questa fase di stallo, accettando di restare in attesa che qualcosa cambi». Preziosa, in tal senso, l’azione dei comitati «che hanno sollecitato calma e pazienza». Un merito che, secondo Scalia, le istituzioni hanno saputo riconoscere, premiandolo con la nomina stessa dell’ex magistrato. «Adesso lascerò il Comitato, mi aspetto che chi verrà dopo sappia pungolare anche me».

Francesco Vasta

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