«Eravamo lì, Francesco Loria stava riprendendo il Nocella pulito, praticamente un rivolo, tutto ad un tratto si sente un suono forte, un fracasso ed è arrivato questo ammasso di melma. Poi vedere i pesci boccheggianti che si sono buttati fuori dall’acqua per morire sulle pietre…» il racconto si interrompe, ma la potenza distruttiva del disastro ambientale a cui hanno assistito è ancora viva negli occhi di Eva Deak e degli altri attivisti dell’associazione San Cataldo baia della legalità. E non solo negli occhi. «Domenica sera all’una di notte – continua Deak – ho dovuto fare un’altra doccia, la terza. Continuavo a sentire quella puzza, non se ne andava via». I fatti risalgono a due giorni fa, gli attivisti si trovavano alla foce del fiume Nocella, sulla spiaggia di San Cataldo, nel territorio comunale di Terrasini: una spiaggia frequentata anche da molti bagnanti all’interno di una splendida baia. Stanno riprendendo le acque del fiume, trasparenti e brulicanti di vita, mentre dal cielo cadeva qualche goccia di pioggia. All’improvviso però un forte rumore annuncia la catastrofe. «Guardate cosa sta succedendo, il fiume si sta ingrossando a vista d’occhio – si sente dire nel video girato da un attivista – Tra poco quest’acqua diventerà tutta nera».
Una profezia tristemente vera. In pochissimi secondi quello che si presentava come un tranquillo corso d’acqua si è trasformato in un grosso fiume invaso da rifiuti e plastica, ma soprattutto da una marea nera che ha dipinto persino le pietre del letto, fino a quel momento bianche. In pochissimi istanti i pesci hanno cominciato a saltare fuori dall’acqua, le anguille a venire a galla per poi girarsi, morte, a pancia in su. Uno spettacolo terribile che i volontari conoscono bene. «Questo è un reato ambientale – continua Eva Deak – è da tanto tempo che si perpetra e nessuno, nessuno interviene. Come sempre ho segnalato tutto all’Arpa, alla Procura, ai carabinieri, al prefetto, non so più cosa fare. Niente si muove, c’è poco da fare». In quella porzione di spiaggia da anni vige il divieto di balneazione e i risultati dei rilievi fatti dall’Arpa sono altalenanti, anche se non particolarmente catastrofici, mentre Goletta verde, l’unità di controllo delle acque di Legambiente, non più tardi dei primi di luglio aveva bollato la spiaggia come “fortemente inquinata”.
«Nello stesso momento in cui stava avvenendo questo scempio – racconta ancora Eva Deak – c’era un’altra attivista della nostra associazione che si trovava più a monte, dove si incontrano il fiume Nocella e il torrente Puddastri. Anche lei stava riprendendo il Nocella calmo, tranquillo, senza problemi. La melma è arrivata all’improvviso dal Puddastri, che proviene dalla zona di Partinico». Il sospetto è sempre quello degli scarichi industriali nei torrenti: «Non si può accusare – continua la volontaria – ma è anche successo che tutto il golfo di Castellammare si colorasse di rosso a causa degli sversamenti, due anni fa, di certo non può essere un agricoltore che getta le proprie vinacce nel fiume. Abbiamo anche documentato diversi scarichi, ma a quanto pare siamo stati in grado di trovare l’acqua su Marte, ma non si riesce a capire chi riversa i propri rifiuti nel Nocella». Ieri, a 24 ore dall’accaduto, i volontari sono tornati sul luogo del disastro. «Nessuna traccia di vita – scrivono sul profilo social dell’associazione a corredo di alcune foto – Questo, è quello che rimane dell’orrore. Sacche di gas esplodono dal fondale del fiume, lasciando emergere i depositi melmosi». Nessun pesce, nemmeno le anguille, che dal 2009 sono specie protetta e che domenica correvano a pelo d’acqua come impazzite prima di trovare la morte sulle pietre o nella melma.
Eppure qualcosa sembra muoversi. «Apprendo – comunica Eva Deak nel pomeriggio di ieri – che il Ministro dell’Ambiente Costa ha chiamato la guardia costiera di Terrasini e ha chiesto una relazione in merito agli avvenimenti sul Nocella. Il sindaco di Terrasini sta aprendo un tavolo tecnico con i sindaci dei Comuni limitrofi. Buone notizie, bisogna mantenere alta l’attenzione! Chissà che non sia la volta buona».
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