Terrasini, ok all’impianto di stoccaggio dei rifiuti «Da un paese di mare al paese della spazzatura»

«Ringraziamo il sindaco per aver trasformato il paese di mare nel paese della spazzatura. Ed anche per non averci informato». La consigliera comunale di Terrasini Eva Deak non ha preso affatto bene la notizia di cui secondo lei il sindaco Giosuè Maniaci era a conoscenza già da circa una settimana. «Si rilascia alla ditta C.F. Edil Ambiente S.r.l. l’autorizzazione unica, in variante allo strumento urbanistico, per la realizzazione e gestione di un “impianto di produzione di compost di qualità e stoccaggio di rifiuti non pericolosi” da ubicare in contrada Paterna», recita il decreto pubblicato il 20 luglio dall’assessorato regionale dell’Energia. Un atto che in sostanza sancisce l’«approvazione del progetto definitivo» per costruire quell’impianto a cui si sono sempre opposti consiglio e giunta comunale, nonché gli abitanti di Terrasini. L’autorizzazione alla gestione dell’impianto è concessa per dieci anni dalla pubblicazione del decreto. «Domani sera ci sarà un consiglio comunale straordinario», anticipa intanto la consigliera Deak, intenzionata a fare luce sui contorni che hanno portato a questa decisione finale.

                     

Mentre il sindaco, dal canto suo, ribadisce quanto affermato in questi anni sul progetto del centro: «Noi non abbiamo autorizzato niente, ho sempre detto di no e lo dico ancora adesso», spiega a MeridioNews Giosuè Maniaci. «Non ho ancora comunicazioni ufficiali, ma mi sono attivato per fare chiarezza – continua il primo cittadino -. Dico ai consiglieri comunali e alle altre forze politiche che noi abbiamo sempre ribadito la nostra contrarietà all’impianto, perché la volontà politica della maggioranza è stata questa e io mi sono adeguato. Anche se è chiaro che per fare la differenziata servono gli impianti, se no non sappiamo dove portare questi rifiuti». Le carte sono passate adesso all’ufficio legale dell’amministrazione per capire se ci siano o meno gli estremi per procedere con un ricorso. «La Regione ci ha scavalcato praticamente, ha fatto la variante urbanistica di quel terreno, commissariando il Comune da un punto di vista appunto urbanistico, come a dire che comandano loro in materia di queste cose, rilasciando autorizzazioni che di solito rilascia il Comune. Avrò poco da poter ribattere, ma se ci sono gli estremi per ricorrere, lo farò».

Intanto, fa notare proprio Maniaci, a sostenere le ragioni del no, in questi anni, sono stati solo cittadini e amministrazione comunale. In direzione contraria rispetto a tutti gli altri enti che hanno partecipato a questa decisione. «Ci sono state conferenze di servizi con Arpa, Asl, Asp e vigili del fuoco presenti e tutti hanno dato parere positivo al progetto, solo noi diciamo di no. Stiamo parlando di enti pubblici, avranno le loro ragioni per dire di sì, cercheremo di capire quali», conclude. La vicenda si trascina dal 2013, dall’assenso dato dall’ex capo area Girolamo Aldo Carano non alla ditta ora coinvolta nella realizzazione del centro, ma all’amministratore delegato Francesco Cusumano. A una persona fisica, insomma. E nemmeno per un sito di compostaggio ma soltanto, almeno in origine, per un sito di stoccaggio rifiuti. Ambiguità che hanno viziato sul nascere un progetto caratterizzato da non poche anomalie e incongruenze. Quelle che a marzo 2014 avevano portato lo stesso assessorato regionale che adesso approva il progetto a bocciarlo in via definitiva perché incompatibile con la vocazione turistica del paese e per le criticità emerse in fase di discussione durante le diverse conferenze di servizi convocate negli anni.

A mancare all’appello sarebbero stati i necessari riferimenti al piano industriale, a quello economico-finanziario e alle relative garanzie, ai mezzi che saranno impiegati nell’impianto e all’approvvigionamento dei materiali. Senza contare che il centro dovrebbe sorgere in contrada Paterna, una via adiacente a terreni dove le colture sono state tutte convertite in biologico e che hanno anche ottenuto prestigiosi riconoscimenti come il Best in Sicily. È l’unico fondo agricolo della cittadina del Golfo, caratterizzato fino ad ora da agrumeti apprezzati in tutto il mondo, ma già in passato minacciati da lottizzazioni edilizie, episodi di abusivismo e frammentazione delle campagne. Un luogo che mantiene ancora il fascino dell’antico agro terrasinese. Un sito insomma di prestigio per la comunità, di interesse culturale e storico. «Vogliamo turismo, non rifiuti», hanno sempre ripetuto cittadini e amministrazione comunale. Senza contare, infine, che proprio lì accanto si trova anche l’ex discarica di Terrasini, andata a fuoco nel 2012

Silvia Buffa

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