I primi ciak sono in programma lunedì prossimo. Termini Imerese si prepara a diventare set cinematografico. Storie di mafia e di antimafia, in una terra nota alle cronache nazionali soprattutto per l’abbandono del Lingotto. Per una volta, però, il grosso centro alle porte di Palermo farà parlare di sé non per la protesta delle tute blu, ma per la scelta della Ocean Productions. Ricky Tognazzi, infatti, ha scelto la cittadina del palermitano per girare alcune scene della nuova fiction su Boris Giuliano, il capo della Squadra mobile del capoluogo siciliano ucciso dalla mafia il 21 luglio del 1979. Due puntate che andranno in onda sul piccolo schermo per Rai Fiction.
Un cast di eccezione con Adriano Giannini (Boris Giuliano), Nicole Grimaudo (sua moglie), Enrico Lo Verso e Barbara Giordano per una miniserie che racconta la storia dell’investigatore ucciso da Leoluca Bagarella, che gli sparò sette colpi di pistola alle spalle mentre beveva un caffè in un bar di Palermo. Lunedì mattina, già a partire dalle 5 il centro storico di Termini Imerese, piazza Duomo, via Marco Tullio Cicerone, via Garibaldi, via Mazzini, via Iannelli e piazza Santa Caterina, sarà off limits. Sono state disposte, infatti, «le necessarie limitazioni al traffico per consentire le riprese» fanno sapere dal Comune. In campo, sin dalle prime ore dell’alba ci saranno anche personale della Protezione civile comunale e la Polizia europea con circa 15 addetti.
«Da qualche settimana abbiamo imbastito un dialogo con la produzione – dice Totò Burrafato, sindaco di Termini Imerese, a MeridioNews – e adesso salutiamo con grande soddisfazione la scelta di Ricky Tognazzi. Gli abbiamo fatto visitare la chiesa Maria SS. Annunziata, da tempo in stato di abbandono, ed è rimasto incantato dalla sua bellezza. Ci ha detto: “Non toccate nemmeno un grammo della polvere che il tempo ha fatto depositare. È perfetta così”. La Sicilia per le sue bellezze paesaggistiche e architettoniche, per i suoi monumenti, per la luce è un set cinematografico a cielo aperto».
Ospitare questa fiction per Termini Imerese ha poi un valore aggiunto. «Invece che privilegiare le riprese al chiuso di uno studio televisivo con ambienti e scenografie ricostruiti si è scelto la Sicilia, rendendo così omaggio a una terra che ha pagato con il sangue il suo impegno antimafia. L’elenco dei martiri caduti per mano mafiosa è lunghissimo». Per il primo cittadino, dunque, si tratta di «un progetto ambizioso» sia per la storia raccontata che per la scelta di «invertire una tendenza produttiva ormai consolidata privilegiando le riprese in Sicilia».
A dire la verità Termini Imerese aveva già sognato un futuro da Hollywood con la soap “Agrodolce”. Ma le ambizioni da Cinecittà made in Sicily si sono infrante nelle aule giudiziarie tra contenziosi e sequestri. Perché dopo il contratto stipulato nel 2005 tra la Rai e la Regione siciliana per realizzare la prima serie della fiction, che nelle intenzioni dei produttori avrebbe dovuto bissare il successo di “Un posto a sole” e in quella del Governo regionale promuovere la Sicilia, facendo nascere un centro di produzione cinematografica a Termini Imerese, l’accoglienza da parte del pubblico televisivo non fu affatto calorosa. Un flop, aggravato dai costi di produzione e dal fallimento della Btl srl, la società di produzione della seconda serie, che lasciò gli addetti ai lavori senza stipendi e provocò la sospensione drastica della serie nel 2011.
«Questa fiction – spiega Burrafato – fa rinascere una timida speranza. L’esperienza di Agrodolce ha dimostrato che si può diversificare l’offerta a Termini Imerese, dall’industria automobilistica a quella cinematografica. È un primo passo verso una strada che noi riteniamo percorribile». Anche perché quel centro di produzione, che negli anni scorsi ha dato lavoro a centinaia di maestranze e comparse locali è «rimasto tale e quale, come se il tempo non fosse trascorso, con le attrezzature e gli interni di allora». Allora per la cittadina abbandonata dalla Fiat è possibile pensare un futuro diverso da quello della produzione di auto. «La mini serie su Boris Giuliano non può certo dare una risposta alla gravissima crisi sociale che vive il territorio – conclude il primo cittadino -, ma è un segnale: a Termini ci sono professionalità e competenze, formate ai tempi della soap Agrodolce, che possono essere un valore aggiunto per il territorio e che sarebbe un peccato non sfruttare». Per fare di nuovo di Termini Imerese una Hollywood siciliana.
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