Grifa, una grana dopo l’altra. E il Movimento 5 Stelle torna all’attacco del progetto per il rilancio dell’industria dell’automobile a Termini Imerese che da giugno definisce una scatola vuota.
«E’ di ieri la notizia – dice Riccardo Nuti, il deputato palermitano alla Camera che sta seguendo da vicino l’operazione – che una delle persone indicate tra i componenti del consiglio di amministrazione della società non avrebbe avuto contatti in tal senso, mentre il Banco brasiliano Brj sarebbe pronto a sfilarsi dall’operazione. E questi non sono che gli ennesimi buchi neri di un progetto che fa acqua da tutte la parti e in cui di chiaro non c’è nulla. Domani all’Ars l’assessore alle Attività produttive, Linda Vancheri, dovrà darci parecchie spiegazioni. Le ricordiamo che in ballo, oltre che alle aspettative degli operai, ci sono parecchi soldi pubblici».
Con questi preamboli ci si incammina verso l’audizione che domani si terrà a Sala d’Ercole, presso la Commissione legislativa Attività produttive, sul dopo Fiat di Termini
«ll M5S – aggiunge il parlamentare nazionale grillino – è stato il primo e l’unico ad avvertire sin da giugno gli ex lavoratori della Fiat e i cittadini dell’inconsistenza del progetto Grifa, mentre il sindaco di Termini (Salvatore Burrafato ndr) il senatore Giuseppe Lumia e il ministero delle Attività produttive li illudevano con dichiarazioni di facciata. Anche l’ultimo annuncio del Mise, tramite il viceministro De Vincenti, è stato smentito dai fatti: il banco BRJ ha seri dubbi sulla possibilità di investire su Grifa».
«Grifa – continua Nuti – sembra non avere neanche i 25 milioni di euro annunciati inizialmente. Ci chiediamo: come può un’azienda presentare al ministero una proposta senza 1 euro e senza un progetto industriale? Che senso ha effettuare le verifiche finanziarie e sulla sostenibilità del progetto dopo mesi di tavoli presso il ministero? Dopo anni e anni di flop non sarebbe stato più razionale effettuare prima le verifiche? Non vorremmo che l’unico obiettivo dell’operazione sia quello di elargire altra Cassa integrazione a scopo clientelare. Se si vuole assicurare un reddito ai lavoratori lo si faccia col reddito di cittadinanza che il M5S propone proprio per rompere la catena di inutili e improduttivi ammortizzatori sociali. La Regione lavori in questa direzione. Domani l’assessore Vancheri, cui riassumerò le tappe di questa assurda vicenda, dovrà darci convincenti spiegazioni. Le istituzioni non possono imbarcarsi su una nave che fa acqua da tutte le parti. Ci sono in gioco soldi pubblici, oltre che le attese dei dipendenti, che non possono essere ancora presi in giro».
Nei giorni scorsi il progetto è finito sui tavoli delle Fiamme gialle. «Abbiamo raccolto – sottolinea il deputato all’Ars Giorgio Ciaccio – tutte le lacune e le stranezze della vicenda in un mini dossier che abbiamo inviato alla Guardia di Finanza. Quando ci sono in ballo grossi finanziamenti pubblici le precauzioni non sono mai troppe».
«Vista la difficoltà a trovare interlocutori seri nel settore industriale – conclude Ciaccio – ci piacerebbe che si ampliasse la ricerca di investitori anche ad altri settori, come ad esempio quello turistico».
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