Le terme sono ufficialmente chiuse, ma il Comune aderisce alla rete delle città termali siciliane. Accade ad Acireale, dove giovedì scorso il sindaco Roberto Barbagallo ha siglato l’accordo, proposto dal comune agrigentino di Montevago, di far parte del gruppo di chi fa del termalismo il motore trainante l’economia locale.
E questo mentre, in realtà, ad Acireale le terme rappresentano un fallimento generale della politica e della pubblica amministrazione. Questo per via di debiti per oltre 14 milioni di euro. E dei possibili sviluppi giudiziari. Dato che, nelle settimane scorse, la guardia di finanza si è presentata negli uffici dello stabilimento per prelevare la documentazione relativa al 2011. Ovvero quando, pur essendo già chiuse, i vertici dell’azienda avrebbero distribuito incarichi e consulenze, apparentemente senza una reale motivazione, per un ammontare complessivo di quattro milioni di euro.
Ma quello dei soldi spesi male o addirittura non spesi, per le Terme di Acireale è un ritornello che nel tempo ha portato a una situazione debitoria da cui lo stabilimento non si è mai ripreso. Tutt’altro. Sempre di queste settimane, infatti, è la notizia riguardante il destino dell’hotel Excelsior e del centro polifunzionale, immobili che l’azienda acquistò in passato grazie all’accensione di un mutuo. Che però, d’un tratto, non venne più onorato. Sui motivi per cui i vertici aziendali smisero di pagare le rate, pur sapendo di poter contare sul bilancio della Regione, è tutt’oggi un mistero. Quel che si sa invece è che per questa gestione l’azienda si troverà a veder vendere all’asta le due strutture.
Il tutto in attesa del bando che la Regione dovrà pubblicare in merito all’affidamento ai privati, così come previsto da una legge regionale che prevede la concessione ai privati della gestione delle strutture mantenendone pubblica la proprietà. Come mai, allora, il Comune ha siglato il protocollo di intesa? A detta dello stesso sindaco «questa rete non cambierà lo stato delle cose, ma qualunque iniziativa che metta a sistema le realtà termali siciliani, anche con obiettivi semplici, non va sottovalutata».
Nello specifico c’è che la rete avrà il compito, in collaborazione con l’assessorato al Turismo, di redigere un piano di azioni del turismo termale in Sicilia. Operazione, questa, che potrà fare affidamento anche su una base economica ben precisa: quasi 200mila euro provenienti dal Fondo di cofinanziamento turistico. La Regione, tuttavia, potrebbe tornare al centro della questione Terme anche per un altro motivo.
Secondo la delegazione regionale all’Ars del Movimento 5 stelle, infatti, a non essere esente da responsabilità sarebbe anche la politica degli ultimi anni. Ciò ha portato il gruppo a fare un esposto alla Procura regionale della Corte dei conti, a firma della deputata Angela Foti, in cui si denuncia un possibile danno erariale: «L’attuale governo è stato responsabile di azioni in perfetta continuità con un passato che ha devastato una risorsa insostituibile per il territorio».
Nella storia infinita dello stabilimento termale, l’ultimo atto – almeno per il momento – spetta al Comune. Che oggi, nella persona del sindaco Barbagallo, ha fatto conoscenza del nuovo commissario liquidatore Gianfranco Todaro, da poco succeduto a Luigi Bosco: «Abbiamo voluto incontrare l’avvocato Todaro per capire bene quale sia il suo progetto a breve termine, in attesa che la Regione si decida a pubblicare il bando per la gestione privata», commenta il primo cittadino.
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