Nemmeno la mente tragica di Euripide è arrivata a tanto. Lontana dall’emotività di Medea, Paola è una madre di 26 anni che ha tentato di uccidere i suoi due figli (di 3 anni e 18 mesi) per incassare l’intero importo dell’assicurazione del marito morto in un incidente stradale. La giovane donna originaria di Noto, in provincia di Siracusa, adesso è stata condannata in primo grado con il rito abbreviato a dieci anni e otto mesi di carcere per il duplice tentato omicidio. Nel 2018 il marito di Paola, e padre dei suoi due figli, perde la vita a causa di un incidente stradale. La vedova incassa un risarcimento di 200mila euro e punta a riscuotere anche il doppio della cifra che spetta ai figli minorenni. Così, stando alle conclusioni che sono state condivise dal giudice per l’udienza preliminare, architetta un piano per uccidere i bambini che sono i legittimi intestatari dell’assicurazione.
Sono circa le 4.30 di una mattina del marzo del 2019 quando Paola, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, prende i suoi figli e sale in macchina. Imbocca una traversa in discesa non distante dalla casa in cui vivono e preme sull’acceleratore. A metà strada, apre lo sportello del guidatore e si lancia fuori dall’abitacolo della vettura che, percorsi ancora altri cento metri circa, si schianta contro un muro. I bambini restano feriti in modo non grave e vengono trasportati in ospedale. Comincia così l’inchiesta durante la quale diverse perizie tecniche escludono che possa essersi trattato di un incidente, di un guasto meccanico all’auto o di una caduta accidentale della donna dalla macchina.
«Come hanno attestato anche i consulenti, la donna era perfettamente in grado di intendere e di volere – commenta a MeridioNews Sofia Ammodio, che difende i due bambini di cui è anche curatrice – e il fatto che, in quel momento, fosse sotto effetto di droghe è stato ritenuto un aggravante per la procurata incapacità». A contribuire a ricostruire la dinamica di quanto accaduto in quella traversa netina sono state anche le immagini di una telecamera di videosorveglianza di un privato cittadino che avrebbe ripreso tutta la scena, compreso il momento in cui la donna si è lanciata fuori dall’auto. Stando a quanto emerso, la donna avrebbe poi chiamato i carabinieri per denunciare che un uomo si era introdotto nel suo appartamento forse per compiere un furto.
La madre (classe 1994), difesa dall’avvocato Emanuele Gionfriddo, non si è mai presentata in udienza. Per lei il pubblico ministero aveva chiesto una pena a 12 anni di carcere. Il gup del tribunale di Siracusa, l’ha condannata anche all’interdizione perpetua dei pubblici uffici, all’interdizione legale per la durata della pena, al risarcimento dei danni e al rimborso delle spese legali per le parti civili (poco più di 3000 euro). La donna adesso è libera ma le è stata revocata anche la podestà genitoriale e ha il divieto assoluto di vedere e avvicinarsi ai figli. «I bambini sono stati affidati ai nonni paterni e stanno bene – aggiunge Amoddio – anche se hanno subito un doppio trauma: la perdita del padre prima e poi anche quella della madre». Per le motivazioni della condanna bisognerà aspettare ancora novanta giorni.
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