Comera prevedibile, la risicata elezione di Giovanni Ardizzone alla presidenza dellArs, che non era messa nel conto, sta scatenando un putiferio. Ufficialmente, Ardizzone era il candidato dei Partiti che appoggiano il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Nei fatti, una parte del Pd (Antonello Cracolici e compagnia bella) e i parlamentari eletti con Crocetta – in sintonia con il Partito dei Siciliani di Raffaele Lombardo e Grande Sud di Miccichè – avrebbero dovuto, nel segreto dellurna, impiombare Ardizzone ed eleggere un proprio candidato al ballottaggio (forse lo stesso Cracolici).
La ‘congiura’ è fallita perché Sergio DAntoni e Giampiero DAlia – che sono i registi di questa operazione che è politica e parlamentare insieme – sono riusciti a parare il colpo con un abile gioco di sponda con il Cantiere Popolare di Saverio Romano e con il Pdl del Senatore Giuseppe Firrarello.
Ardizzone è stato eletto per un soffio, con un solo voto di scarto. La sua elezione potrebbe sembrare fragile. In realtà, potrebbe essere vero lesatto contrario: e cioè che Cracolici, Lombardo e Miccichè, usciti pesantemente sconfitti lo scorso 28 ottobre, sono stati ancora una volta sconfitti sul piano parlamentare e, naturalmente, politico.
E interessante notare latteggiamento adottato in questa delicata fase politica dal presidente della Regione, Crocetta, che ieri è sceso in campo in difesa dellalleanza con il Pd, di Lombardo e, in fondo, anche dei suoi deputati. Parole equilibrate e, in un certo senso, dovute, quelle pronunciate da Crocetta.
Il presidente ha detto di non essere daccordo con quanto avvenuto allArs (con riferimento allelezione di Ardizzone). Ma si è tenuto largo, auspicando unintesa non soltanto con il tutto il Pd e con gli autonomisti, ma anche con i grillini. A Crocetta hanno replicato i vertici del Pdl e del Cantiere Popolare, precisando che lelezione di Ardizzone è un fatto parlamentare e non politico. Tutto come da copione.
In realtà, Crocetta ha preso atto che, con lelezione di Ardizzone alla presidenza dellArs, una fase politica si è chiusa. Il Pd di Cracolici, Lombardo e Miccichè, come già ricordato, escono ridimensionati. Ed escono battuti non tanto e non soltanto perché non sono riusciti a mandare allaria lelezione di Ardizzone, ma perché non hanno avuto la capacità di bloccare unoperazione politica che parte da Roma e si sta strutturando qui in Sicilia.
Va da sé che, con la fine della Seconda Repubblica e con limminente uscita di scena di Mario Monti a Roma, si stanno creando le condizioni per la rinascita di un partito politico moderato. Lo spazio non manca, anche in ragione del fatto che Berlusconi – che peraltro non è mai stato un moderato – rientrando ancora una volta in campo, giocherà la sua partita puntando sui sentimenti anti-Unione Europea, anti-Bce, e anti-euro che nel nostro Paese sono ormai prevalenti. Lopzione berlusconiana lascia uno spazio vuoto al centro dello schieramento politico: uno spazio che verrà occupato da Casini e da Luca di Montezemolo.
E in questo scenario che, in Sicilia, matura laccordo tra lUdc di Giampiero DAlia, il Cantiere Popolare e una parte degli ex democristiani del Pdl (per ora cè Firrarello, ma nelle prossime settimane dovrebbero arrivare altri dirigenti del Pdl, sempre di estrazione democristiana). Non è da escludere che anche alcuni settori del Pd, sempre di origine democristiana, siano parte delloperazione politica che non dovrebbe essere vista male dalle alte gerarchie vaticane: anzi.
Nelloperazione ha cercato di trovare posto anche Raffaele Lombardo con il suo Partito dei Siciliani. Ma è stato stoppato da DAlia, Firrarello e Saverio Romano.
Di fatto, Lombardo è rimasto fuori da tutto: da qui il tentativo, fallito, di mandare allaria lelezione di Ardizzone portata avanti, come già ricordato, con il Pd di Cracolici, con Miccichè e con una parte dei parlamentari eletti con Crocetta (candidati che sono stati aiutati da Lombardo alle ultime elezioni regionali).
Che succederà, adesso? La reazione del Pd di Cracolici non dovrebbe farsi attendere. Con molta probabilità, lex capogruppo e i deputati di Sala dErcole a lui vicini cercheranno prima di posizionarsi in alcuni posti-chiave allArs (vice presidenza del Parlamento siciliano e, soprattutto, la presidenza della commissione Bilancio e Finanze per provare a condizionare il Governo Crocetta). Poi dovrebbero provare a scalzare – per lennesima volta – Giuseppe Lupo dalla segreteria regionale.
Il vero problema – non solo per Cracolici e compagni, ma per tutto il Pd – sarà quello di capire come evolverà il progetto politico di una grande area moderata che, dalla Sicilia, inizierà a risalire per lo Stivale. Un progetto politico che potrebbe essere agevolato dallalleanza, ormai sotto gli occhi di tutti, tra Bersani e Sel di Vendola: una svolta a sinistra che potrebbe convincere gli ex democristiani del Pd a trovare spazio nella nuova area moderata.
E Lombardo e Miccichè? Il primo – anche se difeso dufficio da Crocetta – subirà lo svuotamento del suo Partito (e del suo sistema di potere clientelare) da parte di dellUdc di DAlia, del Cantiere Popolare e del Pdl di Firrarello. Mentre il secondo – Miccichè – dovrà valutare se seguire Berlusconi in questa sua nuova avventura. Dove, però, dovrebbe vedersela con Angelino Alfano che non gli darebbe spazio. E probabile che anche Grande Sud di Miccichè cominci, piano piano, a perdere pezzi.
Per Lombardo e Miccichè potrebbe aprirsi la via di unalleanza con la Lega di Maroni e dellex ministro, Giulio Tremonti. Con il rischio, però, di perdere definitivamente la faccia. Non bisogna dimenticare, infatti, che Miccichè e Lombardo, alle recenti elezioni regionali, si sono rifiutati di appoggiare la candidatura di Nello Musumeci adducendo, come motivazione, che era espressione del Pdl alleato con la Lega nemica della Sicilia. Con che faccia, adesso, Lombardo e Miccichè dovrebbero allearsi con la Lega alle imminenti elezioni politiche nazionali? Se dovessero imboccare questa via verrebbero massacrati sul piano dellimmagine.
Resta il presidente Crocetta. Che è uno dei grandi vincitori di questa partita politica. Le grandi divisioni che attraversano il quadro politico siciliano, lungi dallindebolirlo, lo rafforzano. Anzi lo aiutano nel suo progetto di governo: che è quello di disarticolare una Regione siciliana clientelare, dalla formazione professionale nelle mani di Partiti e sindacati alle ruberie nelle forniture della sanità, fino agli incredibili sprechi nelle retribuzioni della dirigenza regionale, per citare solo tre esempi di sacche dalle quali sarà possibile recuperare ingenti risorse finanziarie.
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