I lavoratori della Tecnis potrebbero essere pagati a breve. Il tribunale di Catania ha disposto la sottoscrizione di un conto corrente, intestato all’impresa, utilizzabile per il pagamento degli stipendi arretrati. Una misura che però nulla risolve riguardo alla crisi della ditta di costruzioni etnea, di recente sottoposta a sequestro antimafia. «Servono i crediti delle banche e lo sblocco dei crediti vantanti con Anas per pagare i fornitori e riattivare i cantieri», spiega oggi la Cgil durante un incontro con la stampa. Intanto i lavori della metropolitana e dell’ospedale San Marco restano fermi, col pericolo di perdere i fondi e dovere rinunciare alle opere.
Il contributo della cassa edile degli operai è già in pagamento, e servirà a sbloccare le richieste di saldo dei Sal (Stato avanzamento dei lavori) che Tecnis vanta con le stazioni appaltanti. Si tratta di una prima boccata di ossigeno per gli operai dell’impresa. Alla quale, già dai prossimi giorni, potrebbero aggiungersene altre: i cinque mesi di stipendio arretrati. Il tribunale etneo ha infatti dato il via libera alla creazione di un canale bancario preferenziale, sul quale le stazioni appaltanti potrebbero versare i soldi che poi sarebbero girati ai lavoratori dall’impresa. «Nei prossimi giorni sono previsti alcuni incontri con Ferrovia circumetnea e azienda Policlinico per studiare come velocizzare la procedura di pagamento tramite conto corrente», spiegano dalla Filca Cgil.
Ma per sollevare l’intera azienda dalla crisi in cui versa, pagare gli stipendi ai lavoratori non basta. «Bisogna sbloccare le forniture delle materie prime, senza le quali è impossibile portare a compimento le opere in cantiere», aggiunge il segretario etneo della Cgil Giovanni Pistorìo. I fornitori vantano un credito di sette milioni di euro circa. Per onorarlo Tecnis ha bisogno di liquidità, e ha due modi per ottenerla. Il primo è riuscire a farsi pagare quanto dovuto dall’Anas, circa 20 milioni di euro. L’amministratore giudiziario della ditta etnea, Saverio Ruperto, è in contatto coi vertici dell’ente e nei prossimi giorni sono in programma degli incontri ai quali ci si avvicina con cauto ottimismo. La seconda possibilità è invece ottenere garanzie dalle banche, che però avanzano già parte dei 100 milioni di debiti che pesano su Tecnis.
Il ritardo nell’avanzamento dei lavori della metropolitana e dell’ospedale di Librino potrebbe avere effetti sui contratti sottoscritti per la realizzazione delle opere in cantiere, e pure per quelle ancora solo pianificate. Oltre che i finanziamenti per la metro, circa 500 milioni di euro in fondi europei, potrebbero andare persi altri 24 milioni. Sono quelli previsti per l’adeguamento di alcuni locali dell’ospedale Vittorio Emanuele a campus universitario. Si tratta di una parte del piano centro storico presentato dall’amministrazione Bianco a marzo. Ma che rischia di non essere concretizzabile se l’ospedale San Marco – dove dovrebbero trasferirsi alcuni reparti del Vittorio Emanuele – non sarà completato nei tempi previsti. Un timore che per i sindacati è più che fondato.
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