Cassa integrazione per tutti i lavoratori della Tecnis. L’accordo è stato firmato stamattina al ministero del Lavoro, a Roma. «Era necessario raggiungere l’intesa entro la fine dell’anno», spiega Giovanni Pistorìo, sindacalista Fillea Cgil. Per l’azienda catanese – commissariata di recente, dopo l’arresto e le dimissioni dei due fondatori – è stata disposta una interdittiva antimafia. E dal 2016, senza questa certificazione, non sarebbe più stato possibile attivare gli ammortizzatori sociali. Domani è previsto un incontro all’ufficio provinciale del Lavoro di Catania per discutere la situazione dei dipendenti di altre aziende, collegate alla Tecnis, sprovviste dell’autorizzazione.
Al tavolo di oggi hanno partecipato le sigle sindacali Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. «Sembrava un accordo impossibile da raggiungere», commenta Pistorìo. I fondi a disposizione della Tecnis per sostenere la cassa integrazione, infatti, non erano sufficienti. «È stato decisivo l’impegno del ministero a stanziare le somme necessarie per attivare gli ammortizzatori sociali». La misura sarà retroattiva a partire dal 21 dicembre 2015. Mentre nei prossimi giorni, entro la fine di dicembre, andranno definite le posizioni di altri lavoratori le cui aziende, in crisi economica, sono state destinatarie della sospensione della certificazione antimafia.
I dipendenti della ditta di costruzioni con sede a Tremestieri etneo – coinvolta in una crisi economica e dirigenziale – lamentavano mesi di stipendi arretrati. La prefettura di Catania ha da poco incaricato della gestione societaria un commissario, Saverio Ruperto. Attivata la cassa integrazione, le prossime scadenze nell’agenda della crisi dell’azienda riguardano la discussione in tribunale del piano di ristrutturazione del debito. Dal palazzo di giustizia catanese è arrivato oggi un primo passo avanti. La sezione fallimentare ha disposto «il divieto di iniziare o proseguire le azioni cautelari o esecutive» in danno all’azienda e il via libera al commissario «per il deposito, entro 60 giorni dell’accordo di ristrutturazione». Che andrà poi valutato e approvato dai giudici.
Tecnis deve circa 100 milioni di euro a fornitori, banche e dipendenti. «L’approvazione definitiva del piano è indispensabile per dare ossigeno ai cantieri, riprendere l’attività e salvare il futuro delle famiglie», spiega Pistorìo. Mentre si attende la presentazione dei documenti necessari per ottenere la revoca dell’interdittiva antimafia, che impedisce la partecipazione a nuove gare di appalto e l’assegnazione di quelle aggiudicate. «Per sopravvivere bisogna completare i lavori in cantiere e ottenerne nuovi», conclude il sindacalista.
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