Teatro Stabile, Moni Ovadia annuncia ricorso «Voglio solo sapere perché mi hanno escluso»

«Io sono un uomo tranquillo. Ho 72 anni, le pare che la direzione di un Teatro Stabile mi interessasse per questioni di potere? Però sono combattivo. E adesso voglio sapere perché il mio curriculum e il mio progetto sono stati valutati meno aderenti alla forma del bando di quelli della dottoressa Laura Sicignano». Moni Ovadia intende dare battaglia. E stavolta dalle aule di un tribunale. La nomina della nuova direttrice artistica dello Stabile di Catania non lo convince. Sicignano, fondatrice e direttrice del piccolo teatro Cargo di Genova, non ha fatto neanche in tempo a mettere piede nel capoluogo etneo che il suo nome ha scatenato vibranti polemiche. Ad aggiungersi al coro degli scontenti c’è pure Ovadia, arrivato secondo su 58 per stessa ammissione del notaio Carlo Saggio, presidente del consiglio di amministrazione dell’ente teatrale etneo. Le motivazioni, però, non sono state rese pubbliche. Una decisione in linea con quella di mantenere segreti i nomi dei contendenti.

«Mi confronterò con alcuni amici avvocati e decideremo il da farsi. Voglio solo capire perché i miei titoli e la mia proposta triennale sono stati giudicati di minore livello rispetto a quelli di chi ha vinto. E voglio comprenderlo davanti a un giudice terzo». Certo, non è la prima volta che gli viene preferito qualcun altro. Era capitato, per esempio, nel 2014. Al Teatro Stabile di Genova. E anche in quella circostanza, tra i numerosi contendenti, c’era anche Laura Sicignano. Quattro anni fa, però, nessuno dei due era riuscito a dirigere la struttura e il clima del dibattito sembrava meno infuocato di oggi. «Non mi bastano le spiegazioni date in conferenza stampa – attacca Ovadia – Sono stato escluso altre volte, ma sapevo perché. In questo caso no». Ma come sindacare sulla scelta di un consiglio di amministrazione? «Innanzitutto c’è da dire che io e la direttrice non siamo a parità di titoli – prosegue Ovadia – Lo dico con tutto il cuore: io non sono mai andato a piagnucolare per un posto e non lo faccio neanche adesso. Ma qual è il problema a chiedere spiegazioni?».

Il tema è sempre quello sollevato dall’assessore regionale ai Beni culturali Vittorio Sgarbi: la presunta vicinanza politica di Sicignano al Partito democratico. La stessa forza politica che, negli ultimi anni, ha avuto più di un ruolo all’interno dello Stabile. Accusa che però è stata rimandata al mittente dal cda e dalla stessa professionista. «Io non sono un politico – aggiunge l’artista – non ho tessere di partito e non sono l’uomo indicato da nessuno. Sono amico di Walter Veltroni, per un periodo ho creduto nel Partito democratico, ma poi ho visto cosa stava diventando e ho lasciato perdere». Nel suo passato c’è anche una candidatura alle elezioni europee 2014 con la lista L’altra Europa con Tsipras. «Anche in quella occasione da uomo di spettacolo – specifica – Ho dichiarato pubblicamente, intervistato da Lilli Gruber, che se fossi stato eletto avrei scelto di non fare l’eurodeputato. Se volessi le poltrone, a queste elezioni avrei sostenuto Potere al popolo? Io ho esperienza di teatro da quando avevo 17 anni, questo è quello che faccio».

Lo ha fatto nei teatri di Marsala e di Caltanissetta, dove il suo mandato si chiuderà quest’anno. «Non ho alcuna intenzione di andarmene dalla Sicilia – risponde a domanda diretta – Amo profondamente questa terra e questa cultura. Amo questo dialetto. Ho fatto conoscere a molti le poesie di Ignazio Buttitta, ho portato qui Emma Dante, una donna strepitosa». E proprio Emma Dante sarebbe stata una degli avversari contro i quali lui non avrebbe mai fatto ricorso. «È una teatrante meravigliosa. Non sono geloso del talento: io festeggio quando lo vedo». Come lo ha visto in Mario Incudine, direttore artistico del teatro di Enna, suo grande amico. «È come un figlio. E l’ho detto al Consiglio di amministrazione dello Stabile di Catania, quando mi hanno chiamato per il colloquio – ricorda – Ho precisato che avrei portato con me Mario, che ritengo sia un bene prezioso per questa città e per questa Sicilia». 

Con Incudine, Ovadia ha lavorato spesso. Registi entrambi di Le supplici di Eschilo, andato in scena al teatro greco di Siracusa, per fare un esempio. E sul palco di Il casellante, pièce basata sul romanzo omonimo di Andrea Camilleri. Scritta da quest’ultimo insieme a Giuseppe Dipasquale, direttore di lunga data del Teatro Stabile di Catania, e regista dell’opera. In cui recitava, assieme a Ovadia e Incudine, anche Valeria Contadino, moglie di Dipasquale e candidata alle scorse elezioni regionali con la lista Diventerà bellissima, a sostegno del presidente Nello Musumeci. «Non sono in buoni rapporti con Dipasquale. Ho avuto l’onore di conoscere Camilleri e di avere la sua stima – replica Ovadia – Giuseppe Dipasquale aveva i diritti dello spettacolo. Inoltre, tra i produttori c’era anche la mia storica produzione. Ho conosciuto Dipasquale, mi ha suscitato la fascinazione degli uomini colti, ma non ripeterei mai il periodo in cui abbiamo lavorato insieme. Mi dica una cosa: quante volte ha visto un mio lavoro al Teatro Stabile di Catania negli anni in cui lui l’ha diretto?».

Luisa Santangelo

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