«Il sindacato ha sempre contestato la gestione Dipasquale per la poca trasparenza». Cosimo Fichera, rappresentante sindacale del settore spettacolo dell’Ugl, attacca senza mezzi termini il direttore artistico del Teatro Stabile di Catania Giuseppe Dipasquale. Diverse le problematiche che solleva. «Non ha mai fornito i bilanci – sostiene Fichera – solo lui conosce la reale situazione finanziaria dell’ente». Un’accusa lanciata anche ad aprile dal presidente della commissione comunale Bilancio, Vincenzo Parisi, e immediatamente respinta dai vertici del teatro. «Lo stato dei bilanci, sul piano della gestione, è buono», assicura Dipasquale. Che aggiunge: «C’è un unico problema, ovvero che i tagli imposti (due milioni di euro tra il 2012 e il 2014, ndr) arrivano a fine stagione, dunque quando tutto è già stato impegnato dalla stagione precedente. Il conto economico è sempre in linea, ma purtroppo il taglio determina una difficoltà finanziaria non sempre immediatamente affrontabile».
Così alla porta dello Stabile hanno iniziato a battere i creditori. Prima un «decreto ingiuntivo per 54mila euro (proveniente dal Teatro Stabile di Venezia, ndr) e poi quello arrivato dalla Publikompass (la concessionaria pubblicitaria legata al nome dell’editore de La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo, ndr) che ha portato al sequestro delle poltrone del teatro», racconta il sindacalista. E se il direttore artistico conferma la provenienza del secondo decreto, respinge l’esistenza di uno precedente proveniente dal Veneto. «Sono situazioni del 2012 – precisa Dipasquale – quando la Regione Siciliana tagliò a giugno circa un milione e mezzo di euro. Questo ha determinato una situazione molto difficile. Tuttavia nella finanziaria odierna la Regione ha previsto un ripianamento di quella partita che si concluderà entro l’anno», assicura.
Secondo Fichera «il buon senso dovrebbe indicare al direttore Dipasquale di farsi da parte». E i risultati finanziari sono, per il sindacalista, segno di una gestione non efficace. Anche in presenza dei pesanti tagli al capitolo cultura inflitti dal governo regionale. «Se un teatro chiude per due anni consecutivi in passivo, consiglio d’amministrazione e direttore si devono dimettere. Questi decreti ingiuntivi risalgono al 2012», sottolinea. «Questo non è previsto dall’attuale statuto», ribatte seccamente il regista. Il clima interno, prosegue Cosimo Fichera, non è dei migliori. «Non trapelano notizie e guai a chi parla – afferma – Dipasquale ha troppo potere in mano. Ma dimentica che gestisce denaro pubblico». Inutile contare sull’appoggio degli altri sindacati, «quando ci siamo seduti agli ultimi due tavoli, Dipasquale si era già visto con Cgil e Uil». «E il consiglio accetta passivamente», prosegue.
C’è anche il capitolo forse più noto, soprattutto attraverso i social network, «quello di Valeria Contadino», attrice teatrale e moglie di Giuseppe Dipasquale. «Le regie, quando c’è lei, hanno costi faraonici», dichiara Fichera. Contadino è stata al centro delle polemiche anche per l’incarico di coordinatrice del Buk Festival assegnatole a settembre. Una vicenda sviluppatasi su Facebook, in una querelle sul profilo dello scrittore Ottavio Cappellani (candidatosi polemicamente alla carica di direttore artistico dello Stabile) e sfociata in una denuncia di quest’ultimo al fratello di Contadino alla polizia postale per minacce. Lo stesso Dipasquale aveva a sua volta querelato Cappellani.
Se per il direttore artistico c’è un legame tra «la coincidenza di voler dare queste notizie proprio in questo periodo» e la campagna abbonamenti per la stagione 2014-2015, il rappresentante dell’Ugl chiede dal canto suo un intervento immediato dei soci pubblici dello Stabile, tra i quali Comune, Regione e Provincia. «Faccio un appello al sindaco Enzo Bianco e agli enti affinché intervengano – conclude – Devono vederci chiaro, capire come stanno realmente le cose. Per il bene della cultura».
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