Teatro Stabile, Cisl e Ugl chiedono le dimissioni a Dipasquale «Una volta avevamo più abbonati del Calcio Catania»

«Il direttore del teatro Stabile Giuseppe Dipasquale faccia un passo indietro per il bene dell’istituzione». Queste le dichiarazioni di Cisl Fistel e Ugl spettacolo nella riunione che si è svolta stamattina nei locali del museo Biscari con la direzione dell’ente teatrale catanese. «Ormai da anni l’istituzione catanese ristagna in una situazione insostenibile con una crisi finanziaria senza fine, fatta di tagli lineari al settore e decurtazioni scaturite da presunte controversie politiche come quelle di qualche anno fa che hanno portato ad affossare ancora di più il teatro. Probabilmente la gestione degli ultimi anni ha contribuito ad aggravare la situazione», spiegano i sindacalisti Antonio D’Amico della Cisl e Cosimo Fichera di Ugl. «Basti pensare – prosegue la nota – alle ultime sedute del consiglio di amministrazione in cui si discuteva addirittura di un nuovo mansionario che distribuiva avanzamenti di carriera in un teatro che non paga mensilità arretrate da mesi e i sempre più numerosi decreti ingiuntivi autorizzano gli ufficiali giudiziari al sequestro di apparecchiature e addirittura delle poltrone in sala».

Secondo Cisl e Ugl, un segnale forte della crisi del teatro Stabile è «il calo drastico degli abbonamenti riscontrato negli ultimi anni, innumerevoli i casi di spettacoli dove il pubblico si contava su due mani, in un teatro dove gli abbonati un tempo erano più numerosi di quelli del calcio Catania. Chiediamo quindi, senza allarmismi e controversie, un passo di responsabilità a Dipasquale».

Cosimo Fichera, di Ugl spettacolo, afferma inoltre di aver «chiesto la visione dei bilanci e chiarimenti sulla reale situazione debitoria del teatro visto che vengono gestiti anche finanziamenti pubblici, ma il direttore risponde che non ha l’obbligo nei confronti dei sindacati, ma solo verso il consiglio di amministrazione». E Antonio D’Amico conclude con un caustico «la speranza è sempre l’ultima a morire».

Redazione

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