I lavoratori del teatro Stabile di Catania hanno formato una catena umana per protestare contro i tagli voluti dal governo regionale. Dopo tante proteste e la promessa, un mese fa, di un milione di euro per salvare le sorti del teatro catanese di via Fava, nessuna notizia definitiva è ancora giunta loro. E così, per non fare scemare lattenzione sul rischio di perdere il posto di lavoro, si sono presi per mano e si sono schierati davanti lingresso del teatro. «Non ci sono ancora risultati concreti dopo le promesse da parte dei componenti della quarta commissione dellassemblea regionale, eppure il presidente Fabio Mancuso lo ha dichiarato in tv che ci avrebbe aiutato», afferma un dipendente, Francesco Formica. Una situazione non più sostenibile perché a rischio ci sono una cinquantina di lavoratori stagionali, ma non solo.
Anche i lavoratori a tempo indeterminato rischiano, infatti, di cadere nel baratro. «È chiaro che se gli spettacoli sono sempre meno e i fondi pure, non ci sarà più motivo di impiegare le risorse attuali», spiega il direttore Giuseppe Dipasquale. Oltre al problema di ogni singolo lavoratore che rischia lo stipendio mensile, è in pericolo una delle fucine di produzione di cultura della città di Catania. Il teatro Stabile, infatti, non è solo in grado di proporre stagioni sempre apprezzate da un pubblico variegato, ma vanta una scuola di recitazione triennale completamente gratuita in cui hanno studiato nomi famosi come Leo Gullotta e Mariella Lo Giudice e laboratori di scenografia e sartoria. «Siamo lunico teatro da Roma in giù creare da soli vestiti e sceneggiature e a formare personale per questo e per la recitazione. Adesso il nostro lavoro è a rischio e non possiamo permetterlo», dice un altro dei lavoratori, Antonio Giardinieri.
Senza avere notizie sul finanziamento non è possibile neanche prevedere una programmazione per la prossima stagione. Il taglio di questanno, infatti, è avvenuto in corsa e pertanto sono stati congelati due degli spettacoli previsti: La casa di Bernarda Alba e La commedia di Orlando. «Che ci dicessero una volta per tutte cosa intendono fare e quanti soldi ci daranno», afferma ancora Dipasquale. Un po amareggiato per la conclusione brusca di questanno – «sarebbe stata positiva se solo ci avessero fatto finire» – non dubita sulla buona conclusione della vicenda, ma «che non ci siamo sorprese in corsa come questanno aggiunge che il rischio è di farsi tanto male». E proprio nei prossimi giorni dovrebbe riunirsi la quarta commissione cultura per deliberare. Sarà salvo lo Stabile?
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