Teatro Biondo: quattro soci in cerca di schizofrenia

di Gabriele Bonafede

Appare come il titolo di uno spettacolo teatrale e invece è la descrizione della situazione reale. A detta dei sindacati e di altri stakeholder, la risoluzione dell’assemblea dei soci del Teatro Stabile Biondo di Palermo di venerdì scorso ha qualcosa d’incredibile e che sembra il frutto di una schizofrenia gestionale che lascia quantomeno di stucco.

Disegno di Bruno Caruso tratto dal sito Facebook del Teatro Biondo di Palermo

Nonostante la direzione esecutiva del teatro e i lavoratori abbiano fatto sacrifici per mantenere l’importante struttura in vita negli ultimi anni, i soci hanno rimandato indietro al Consiglio d’Amministrazione (CdA) il bilancio 2013 per inserire un accantonamento di circa 600 mila euro che teoricamente vorrebbe il Ministero, ma che nessun altro teatro italiano sta accantonando nei termini in cui vorrebbe la maggioranza dei soci del Teatro Biondo. In realtà la somma da accantonare sarebbe molto più bassa (circa 60 mila euro per il 2013), e i sindacati come alcuni soci non si spiegano né razionalmente né normativamente l’enorme accantonamento voluto, a quanto pare, dal Presidente della Fondazione Teatro Biondo, Gianni Puglisi, e da una parte dei soci.

Insomma, sembra una specie di “autofustigazione” dell’organo gestionale del teatro palermitano che non avrebbe ragione d’esistere e che avrebbe effetti devastanti sul bilancio e sullo stesso futuro del Teatro. A questa somma si aggiunge un altro “buco”, per fortuna temporaneo, di circa 700 mila euro che la Provincia ha dichiarato di non poter corrispondere al momento.

Secondo i sindacati e molti operatori, le somme sarebbero reperibili se ci fosse una volontà politica di salvare il Teatro. Inoltre, come altri teatri italiani, il Biondo potrebbe ricevere contributi dai privati, come ha fatto ad esempio il teatro stabile di Torino che riceverebbe circa due milioni da privati. La domanda è: negli anni scorsi e in questi giorni, c’è stata e c’è un’azione per raccogliere l’interesse di fondazioni bancarie o altri privati a intervenire per salvare e rilanciare il quinto teatro d’Italia?

Al momento la realtà è molto dura e s’inserisce in un quadro sconfortante dello stato degli operatori culturali locali e regionali. Di fatto Il Teatro Stabile Biondo di Palermo rischia di chiudere, e non perché il bilancio attuale sia “drammatico” o “disastroso”: dopotutto non lo è, viste le cifre. Ma perché alcune decisioni della Fondazione a molti sembrano, appunto, schizofreniche o quanto meno bizzarre.

Nel frattempo i lavoratori sono già in agitazione da diversi giorni. Sabato pomeriggio una manifestazione congiunta di lavoratori del Teatro Biondo e della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana (FOSS) si è svolta davanti al Politeama, dove è stato eseguito dall’Orchestra un commovente concerto all’aperto ed è stato suonato anche l’inno europeo: il che suona ironicamente, visto il disimpegno quasi totale degli ultimi governi italiani dal capitolo-cultura per andare incontro alle pesanti richieste di bilancio stabilite proprio dall’Europa.

Rosario Filoramo

Tra i presenti al concerto aperto, abbiamo incontrato Rosario Filoramo, consigliere comunale del Pd. Ribadendo ai nostri lettori che uno dei soci della fondazione è proprio il Comune di Palermo, abbiamo chiesto un parere a Filoramo, il quale ha dichiarato: “Le grandi istituzioni culturali di Palermo sono entrate in crisi per la scarsa attenzione alla cultura da parte della classe politica che in passato dilapidava risorse e adesso, in tempi di spending review, non riesce a fare le giuste scelte.”

“Richiedo, continua Filoramo, un maggiore protagonismo dell’amministrazione comunale e di quella regionale”.

Mentre corrono voci, non confermate, di un salvataggio della FOSS, il Teatro Biondo soffre la “schizofrenia” dell’Assemblea dei soci presieduta da Gianni Puglisi. Il quale, a detta di molti, sembra dimostrare di non avere amore e dedizione per le sorti del Teatro Biondo e, di conseguenza, delle sorti della cultura a Palermo, pure nell’ambito della candidatura a “Capitale europea della Cultura 2019”.

Dal canto loro, i sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) hanno indetto per oggi un’assemblea urgente per decidere cosa fare.

La domanda centrale è: Esiste un piano di rilancio del Teatro, che permetta di coinvolgere la forza-lavoro in un progetto che programmi un futuro per la cultura a Palermo? 

Gabriele Bonafede

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