Teatro Bellini, riforma del cda toglie potere al sindaco La nomina del presidente toccherà a Nello Musumeci

Modificare il consiglio di amministrazione. Togliere la presidenza al sindaco e trasferire il potere decisionale alla Regione. Sembrano essere questi i piani di palazzo d’Orleans, messi nero su bianco nella nuova proposta di statuto presentata nei giorni scorsi ai sindacati, per il futuro del Teatro Massimo Bellini. Sono trascorsi 15 giorni dall’ultimo incontro tra il presidente Nello Musumeci e il sindacato confederale a sigle riunite Cgil, Uil, Cisl e Snalv Confsal per tentare di mettere una pezza alla critica situazione economica e organizzativa in cui versa il teatro. Termine entro cui le organizzazioni sindacali dovevano assecondare le richieste dell’ente regionale e presentare il conto su costi di gestione e spese di personale.

A distanza di due settimane, però, di nuovi appuntamenti non si parla. Quello che per il momento è certo è che il teatro Massimo Bellini dovrebbe essere trasformato in fondazione. E questo basta. Ma non a tutti. Secondo fonti sindacali, infatti, non vi sarebbe unione d’intenti tra gli stessi rappresentanti sindacali e il presidente. A far dubitare maestranze e sindacati è la reale disponibilità dei privati ad assumersi il rischio di investire nelle produzioni del Bellini. E a pagarne lo scotto potrebbero essere i lavoratori.

Altro capitolo riguarda la composizione del cda. Stando all’attuale statuto – approvato con delibera regionale del 1991 – il consiglio di amministrazione è composto dal presidente; dal sovrintendente; da due rappresentanti dell’amministrazione regionale; da cinque membri scelti dal presidente della Regione tra esperti del settore; da un rappresentante della provincia regionale di Catania; dal direttore del Conservatorio; da un docente universitario; da un rappresentante delle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Ma il documento appena presentato dal commissario ad acta Pietro Di Miceli, e necessario a ottemperare a una legge regionale del 2016 non ancora applicata al Bellini, va ovviamente in un’altra direzione. 

Se a oggi il consiglio di amministrazione è presieduto dal sindaco di Catania Salvo Pogliese, affiancato dal sovrintendente Roberto Grossi e composto dal direttore artistico Francesco Nicolosi, dal direttore amministrativo Giuseppe Grassia, e dal collegio dei revisori dei conti Angela Di Stefano, Donatella Milazzo e Salvatore Foresta, a breve la composizione potrebbe mutare radicalmente. «Il consiglio di amministrazione – recita l’art. 7 del documento presentato dalla Regione – è nominato con decreto dell’assessore regionale del Turismo, dello Sport e dello spettacolo». Una disposizione che, a chiare lettere, trasferisce controllo e gestione del Teatro Bellini agli uffici di via Notarbartolo, ad oggi sotto l’egida dell’assessore Sandro Pappalardo

Il cda si comporrà – prosegue l’art. 7 dello statuto – di «un rappresentante della Regione siciliana designato dall’assessore regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo con funzione di presidente e di legale rappresentante dell’Ente; un componente designato dal sindaco del Comune di Catania; un componente eletto dall’assemblea dei lavoratori a tempo indeterminato», la cui elezione però non è necessaria ai fini dell’attività perché «la nomina del cda – stabilisce il successivo art. 8 – può avere luogo anche senza l’elezione del componente espressione dei dipendenti». A sentire alcuni sindacalisti «vogliono far fuori il rappresentante dei lavoratori e il sindaco».

Per questo maestranze e sigle sindacali hanno richiesto un incontro urgente con il commissario ad acta Di Miceli. Ma ancora sembra non essere pervenuta alcuna risposta. Un dato è certo: i sindacati si dicono pronti a dare battaglia.

Gabriele Patti

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