Materassi gonfiabili, traffico bloccato e rumore di fischietti. Lo scenario in via di Sangiuliano, di fronte a piazza Manganelli, è quello di una protesta esasperata. I lavoratori precari del teatro Massimo Bellini hanno deciso di salire sul tetto del teatro Sangiorgi, sede degli uffici amministrativi, per protestare «contro la precarietà a cui la politica li ha condannati», si legge in una nota diffusa alla stampa dal sindacato autonomo Snalv Confsal. I contratti a tempo del personale del teatro – per lo più maestranze – sono scaduti e i lavoratori sono a casa senza stipendio. «Oltre il danno, poi, la beffa – prosegue la nota – perché nei giorni scorsi sono state assunte una decina di persone per dieci giorni. Una scelta che i precari storici vivono come un affronto».
La questione dei precari del Bellini è ormai storica. Da anni, lavoratori del comparto artistico e maestranze chiedono una stabilizzazione che non si è mai verificata. In qualche caso, con proteste anche eclatanti: a marzo un gruppo di operai aveva occupato il Sangiorgi. Pochi giorni dopo, in occasione della prima di Fedora, il finale dell’opera è stato adattato alla protesta: sul palco è sceso un cartello «Non facciamola morire», a cui ha fatto seguito lettura di un comunicato dei lavoratori.
Il clima si è fatto più teso dopo che, nella finanziaria del governo regionale, è stato previsto un taglio di due milioni di euro ai fondi per il Bellini. Circa il 20 per cento delle risorse già esigue stanziate per l’ente culturale catanese, a fronte di costi fissi (per i soli stipendi) di 13 milioni di euro. A esprimere solidarietà ai lavoratori, questa mattina, è stato anche il presidente della commissione Cultura all’Ars Luca Sammartino. Il deputato regionale del Partito democratico, in una nota, precisa che «a causa dei tagli in Finanziaria» non sono state trovate le risorse per la stabilizzazione. E invita il sindaco di Catania a difendere «in tutte le sedi istituzionali il teatro».
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