Teatro Bellini, 80 dipendenti assenteisti Indagine per truffa aggravata allo Stato

Sono stati seguiti, ripresi in un video e poi marchiati con una freccia rossa in stile lettera scarlatta. Sono gli 80 lavoratori del teatro Massimo Bellini di Catania che a breve riceveranno un avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte della procura etnea per il reato di truffa aggravata in danno allo Stato. A riprendere e provare tramite filmati le loro presunte e ingiustificate assenze da lavoro così come le false presenze è stato in questi mesi il comando provinciale della Guardia di finanza.

I dipendenti, secondo l’accusa, avrebbero trovato due modalità per il loro tornaconto economico: da una parte facevano false attestazioni relative allo straordinario – almeno negli anni dal 2007 al 2009, – e dall’altra usavano in modo scorretto i badge identificativi, attività ripresa dalle talecamere degli uomini della Finanza nel 2011. In pratica timbravano il cartellino per poi allontanarsi dalla sede di lavoro.

Diverse le posizioni degli indagati poiché «i fatti sono di diverso spessore, alcuni particolarmente significativi per la durata nel tempo e la reiterazione degli episodi, altri di minore entità», si legge sul comunicato ufficiale della Guardia di finanza. Le indagini sono in fase conclusiva e, trascorso il termine per la presentazione delle difese, saranno assunte le deliberazioni definitive.

Ma la truffa per gonfiare gli stipendi personali dei dipendenti non sembra essere il solo problema. Alcuni avvisi di conclusione delle indagini infatti, sono stati emessi anche per gli appalti affidati per lo sgombero dei materiali scenici, nell’anno 2006, che sarebbero avvenuti «senza le necessarie procedure e con attestazione di previsione di spesa largamente inferiori al reale, al fine di rendere possibile l’attribuzione degli appalti senza regolari gare».

E nei faldoni della procura c’era spazio anche per altre presunte irregolarità consumate all’interno del teatro massimo cittadino, ma per le quali i magistrati hanno chiesto l’archiviazione. In alcuni casi, come per le assunzioni degli artisti esterni da parte di un’unica agenzia – fatto rivelatosi falso – o per le spese di trasferta della filarmonica – per la quale è da escludersi che siano state sostenute dal Teatro – «non sono stati trovati idonei elementi di verifica». Nel caso delle progressioni di carriera dei dipendenti, dei gettoni di presenza o di cachet ai direttori d’orchestra o della concessione di permessi retribuiti, gli inquirenti hanno invece deciso che, «pur in presenza di violazioni di disposizioni normative di vario grado, non si fosse in presenza di condotte rilevanti penalmente».

In attesa del procedimento penale la documentazione relativa alle indagini è stata trasmessa alla Corte dei conti per i provvedimenti di competenza.

Redazione

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