Il futuro è nero. E la sopravvivenza appesa a un filo. Lo sanno già i 160 lavoratori del Teatro Politeama, senza stipendio da ottobre e da giorni in assemblea permanente. Lo immaginano i 42 del Biondo, che da gennaio potrebbero non vedere più un euro. Una situazione drammatica che da tempo i sindacati denunciano e che mette a rischio l’esistenza stessa delle due istituzioni culturali cittadine. Per lanciare il loro grido d’allarme hanno deciso di scendere in piazza o, per meglio dire, di incrociare le braccia venerdì prossimo facendo saltare la prima di Verso Medea di Emma Dante in programma nel teatro di via Roma e il Concerto n.3 di Rachmaninov in cartellone al Politeama. «L’assenza di un progetto culturale sta uccidendo i teatri – dice a MeridioNews il segretario della Slc Cgil, Maurizio Rosso -. Manca una classe politica adeguata a comprendere l’importanza della produzione teatrale, che può essere il vero volano di questa terra. Al contrario si continuano a mortificare le istituzioni culturali cittadine e regionali con tagli continui e indiscriminati».
La scure di Palazzo d’Orleans si è abbattuta da tempo sui teatri, dimezzando negli anni i fondi e lasciando i finanziamenti in balia di ritardi e intoppi burocratici. «Al Biondo sono destinati tre milioni, al Politeama otto, cifre irrisorie se si guarda al bilancio della Regione» denuncia adesso Rosso. Eppure di quei soldi nelle casse dei teatri non c’è traccia. La Foss, infatti, ha ricevuto solo un milione e 500mila euro e il teatro Biondo aspetta ancora altri 360mila euro. Certo, il Governo Crocetta è in buona compagnia. Perché all’appello mancano un 1.750.000 euro del Comune, 300.000 del Fus nazionale e la quota dell’ex Provincia pari a 800.000 euro. Un tesoretto che permetterebbe al Biondo, che ha triplicato gli abbonati registrando buone performance, di tirare una boccata di ossigeno. «Il teatro – dicono adesso Cgil, Cisl, Uil e Ugl, che stamani hanno organizzato una conferenza stampa per lanciare un appello alla politica – è andato avanti appoggiandosi a continue scoperture bancarie, che hanno aggravato il conto economico e hanno affossato la programmazione artistica, relegata a un’azione che produce costi maggiori e qualità artistica inferiore».
Non va meglio all’Orchestra sinfonica siciliana, con un buco nei conti di circa 15 milioni e spettatori in picchiata. I lavoratori, 45 maestranze e 110 orchestrali, sono senza stipendio da tre mesi, ma il timore è che all’elenco delle mensilità arretrate si aggiungano anche quelle di dicembre e la tredicesima, oltre al premio di produzione. «Sono esasperati – dice Rosso – non vedono vie d’uscita a una situazione, che ormai si protrae da mesi». Il «grande assente» resta il governatore Crocetta. «Non ci sono certezza di risorse – aggiunge il leader sindacale – e neppure una valida politica culturale». Degli esempi? «Possibile che ancora non esistano bookshop e caffetterie nei teatri a eccezione del Massimo? Né vi è traccia di una collaborazione tra i teatri pubblici che consenta di mettere in rete il patrimonio di professionalità di cui dispongono. Per non parlare della tecnologia, che non è entrata nei nostri teatri. È arrivato il momento – conclude Rosso – che il Governo comprenda investa sulla cultura. Noi porteremo avanti una lotta feroce». Si inizia venerdì con lo sciopero. Solo il primo atto.
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