«Se chiudono la Taverna Azzurra per bonificare la Vucciria, in Vucciria ci si va lo stesso e con la suvicchiaria». Gli avventori dello storico locale della Vucciria lanciano la sfida alla questura di Palermo, che nei giorni scorsi lo ha posto sotto sequestro per la presenza reiterata di «soggetti con vicissitudini giudiziarie». Uno stop lungo 10 giorni che non è andato giù ai tanti frequentatori della Taverna, che ogni sera si riuniscono per bere, ascoltare musica e stare in compagnia, sulla strada che collega piazza Caracciolo a piazza san Domenico.
Questa sera a partire dalle ore 21 gli avventori che ogni sera si ritrovano in Vucciria – centinaia di professionisti, studenti, disoccupati, curiosi, turisti e altro – saranno presenti «per dare un segnale forte a chi crede che noi e la Taverna Azzurra siamo un problema», scrivono nell’evento Facebook che lancia l’iniziativa. «Basta piangerci addosso e fare i profughi in giro per locali che ci piacciono poco e poco ci danno – continuano -. Hanno chiuso la Taverna Azzurra, applicando una legge fascista del 1931, perché noi avventori siamo un problema. La movida va debellata ora, prima che parta la ristrutturazione, o come la chiamano gli imprenditori onesti che hanno comprato mezza Vucciria: la “riqualificazione”. Altrimenti come vendono gli appartamenti e la rendono un salotto per la “Palermo bene”?».
E intanto in questi giorni sono stati numerosi i messaggi di solidarietà scattati ai gestori del locale, i fratelli Sutera. I quali, da parte propria, hanno rilanciato condividendo ironicamente gli scatti di alcuni dei “noti pregiudicati” che in questi anni hanno frequentato i locali della Taverna: ad esempio il regista tedesco Wim Wenders, il sindaco Leoluca Orlando, l’ex sfidante Nadia Spallitta.
«La Vucciria rappresenta il cuore pulsante e l’identità di questa città – affermano ancora gli organizzatori dell’evento di questa sera -. Quindi smettiamola con foto e messaggi di solidarietà e riprendiamoci un quartiere che ci ha dato tanto e che vogliamo resti quel che è, cioè luogo di incontro e di crescita. Chiaramente una riqualificazione la vogliamo anche noi, ma la nostra non passa dallo snaturamento di ciò che è, ma da una ripresa di quel che era, cioè uno dei mercati storici più importanti».
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