Tari più leggera a Palermo. La Giunta Orlando taglia l’imposta e alleggerisce la pressione fiscale. Una mossa annunciata nei mesi scorsi dal primo cittadino e che ieri ha ottenuto il via libera da Sala delle Lapidi. Le nuove aliquote scendono tra il 5 e il 7 percento per le utenze domestiche e del 5,6 percento per quelle non domestiche. La sforbiciata poterà nelle casse di Palazzo delle Aquile 6 milioni in meno, ossia 122 milioni a fronte dei 128 dello scorso anno. Risorse che serviranno a finanziare la Rap, da giorni nell’occhio del ciclone per i disservizi legati alla raccolta dei rifiuti.
Leoluca Orlando ieri ha chiamato a rapporto i dirigenti dell’azienda di piazzetta Cairoli. Una riunione fiume arrivata al termine di giorni animati da scontri durissimi tra i sindacati e i vertici dell’azienda di igiene ambientale cittadina. A tutti ha ribadito la linea di rigore dell’amministrazione. «La città ha diritto a comportamenti coerenti e a servizi efficienti che dovranno essere chiaramente visibili sin dai prossimi giorni». Pena il licenziamento dei responsabili.
E così mentre la città, a macchia di leopardo, soffoca nel pattume, reso ancora più insopportabile dalle temperature roventi, l’Aula ha approvato il taglio dell’imposta. Considerando un appartamento di 100 metri quadrati una famiglia composta da due persone passerà da 306 a 284 euro, di tre persone da 334 a 311, di quattro da 360 a 336, di cinque persone da 367 a 346, di sei o più da 359 a 340. Per le utenze non domestiche la riduzione è del 5%. Il pagamento del saldo è previsto entro il 31 ottobre, quando gli utenti si vedranno recapitare a casa il bollettino precompilato del Comune. Chi ha pagato la Tari in unica soluzione, entro il 16 giugno, dovrà fare istanza per avere il rimborso.
Nonostante il via libera alle nuove aliquote resta critica la posizione dei consiglieri di Idv, Filippo Occhipinti e Paolo Caracausi, per i quali il servizio reso è «talmente scarso che meriterebbe l’azzeramento della Tari e la restituzione ai cittadini di quanto finora sborsato. La Rap continua a essere il colabrodo che fu l’Amia, prestando un servizio rifiuti non adeguato a una città che sta faticosamente cercando di risalire la china nel settore turistico e che è appena stata insignita del riconoscimento Unesco».
Dito puntato sul bilancio che «ancora oggi non conosciamo», sul budget e sul piano industriale dell’azienda. «Continuiamo a ribadire – aggiungono – che l’azienda necessita di un adeguato management e che i dirigenti profumatamente pagati non sono all’altezza del ruolo. Ci auguriamo che il sindaco, anche lui stanco delle lamentele dei cittadini, adotti seri provvedimenti e rimuova, come annunciato, quanti non fanno il proprio dovere, rimediando all’errore di averli mantenuti in quei posti». Per Occhipinti e Caracausi, infatti, la Tari poteva essere «ulteriormente abbassata con una seria lotta all’evasione, di cui però non c’è ancora traccia».
Un capitolo a parte è quello della raccolta differenziata, che su una base di 350mila tonnellate di rifiuti è ferma a 25mila tonnellate (circa il 7 percento, a fronte di una percentuale dovuta di almeno il 45 percento). «Si continuano a produrre rifiuti senza le virtuose ed economicamente vantaggiose attività di differenziazione, riciclaggio e recupero – dice Nadia Spallitta, vice presidente vicaria del Consiglio comunale -. Inoltre, inverosimilmente, la raccolta differenziata, che implica un’entrata di poco più di 500mila euro e che riguarda attualmente solo 130mila abitanti del capoluogo, costa alla Rap moltissimo: circa 12 milioni di euro».
A far decollare la differenziata non è bastato il regolamento sulle agevolazioni ed esenzioni. «In tutta Palermo – dice Spallitta -, solo un paio di persone, per un totale di 1.700 euro in un anno, hanno goduto della riduzione per la raccolta differenziata. Ciò è stato determinato dal fatto che, a due anni dall’approvazione delle riduzioni, non sono state istituite le “isole ecologiche” presso le quali effettuare la misurazione della raccolta differenziata». Secondo i dirigenti della Rap la responsabilità della mancata istituzione sarebbe dovuta al fatto che l’assessore all’Urbanistica non avrebbe ancora individuato le sedi dove localizzare le isole ecologiche.
L’altra criticità riguarda i costi dell’azienda,«effettivamente esorbitanti rispetto alla qualità del servizio reso alla città» denuncia Spallitta. Infatti le spese della Rap oggetto di Tari ammontano a circa 58 milioni per i costi di gestione e 45 milioni circa di costi amministrativi e generali, mentre invece, spiega la vice presidente vicaria del Consiglio comunale «potrebbero essere utilizzate le entrate derivanti dall’utilizzo della discarica di Bellolampo (2-3 milioni circa) o le entrate derivanti dall’incremento della differenziata (laddove attuata di circa 6 milioni) o da servizi resi a terzi per abbattere le tariffe e non fare gravare la gestione aziendale sui cittadini».
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