C’è chi incassa 235mila euro di affitto ma si dimentica di pagare 120mila euro di Tari. Chi ne incassa 150mila ma non riesce a rinunciare a 18.743,61 euro per la tassa sui rifiuti. E chi percepisce ogni anno un canone di locazione di quasi 77mila euro ma si rifiuta di versare i 6.621,87 euro dovuti al Comune e, dunque, alla Rap. È fatto anche di questi casi eclatanti il mondo degli evasori fiscali contro i quali ora l’amministrazione Orlando intende procedere, d’intesa con Riscossione Sicilia, direttamente con i pignoramenti.
È la terza fase della campagna del Comune di Palermo contro i furbetti dell’imposta sui rifiuti, che ogni anno drenano risorse per una cinquantina di milioni – 200 negli ultimi quattro anni – all’amministrazione, costretta a sopperire con fondi propri per coprire il budget da 130 milioni della Rap. Con tutte le conseguenze del caso: ritardi nel pagamento dei fornitori e nelle manutenzioni dei mezzi guasti, pochi soldi per gli straordinari degli operai, stipendi non sempre puntuali, fino all’attuale emergenza rifiuti.
Il nuovo assessore al Bilancio Antonino Gentile ha deciso di cambiare registro mettendo in piedi – da buon ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate – una macchina in grado di dare la caccia agli evasori fiscali e riscuotere il dovuto senza intermediari: un Comune meno spettatore e più attore, che un domani, ipotizza Gentile, potrebbe arrivare a togliere licenze e autorizzazioni, come quelle per gazebo e dehors, a chi non paga la Tosap e la Tari, o di assegnare un bollino di regolarità fiscale da esporre sulle vetrine dei negozi con uno slogan ‘Io pago la Tari’ che riecheggia quello di AddioPizzo.
E così, dopo l’operazione-verità sugli altissimi tassi di evasione fiscale in città – anche nei quartieri più ricchi e in particolare da parte di alcune categorie di esercenti e commercianti come i ristoratori – e dopo aver predisposto un pacchetto di regolamenti tributari («che abbiamo già portato in Consiglio comunale», assicura l’assessore) per facilitare i pagamenti e agevolare la regolarizzazione della propria posizione tributaria, ecco appunto la terza fase: i pignoramenti e i prelievi forzosi.
In particolare, i pignoramenti scatteranno per coloro che non hanno pagato né attraverso il modello F24 precompilato inviato a casa né dopo la notifica di avvisi di accertamento né dopo la notifica della cartella esattoriale. Nel mirino di Palazzo delle Aquile circa diecimila grandi evasori che percepiscono un canone di locazione o un reddito da sostituti di imposta o sono titolari di conti correnti. «Se la cartella esattoriale è stata inviata da più di un anno – spiega il direttore della sede di Palermo e Trapani della Agenzia delle Entrate, Antonio Di Martino -, la procedura prevede un primo avviso di intimazione al pagamento al debitore e dopo cinque giorni scatta la procedura. Altrimenti ci attiviamo subito. Dal momento in cui l’agente di Riscossione si presenterà alla porta del locatario, questi non potrà più pagare l’affitto al proprietario ma dovrà pagare direttamente a noi il debito del proprietario attraverso un apposito Iban». Per i redditi da sostituti di imposta la comunicazione arriverà direttamente ai datori di lavoro che si vedranno decurtare lo stipendio di un decimo. Riscossione Sicilia riceverà tre liste. La prima di 502 contribuenti proprietari di immobili in affitto che percepiscono canoni elevati e sono debitori, complessivamente, di 18 milioni e 475 mila euro. La seconda lista è composta da 4.951 titolari di conti correnti complessivamente debitori di 50 milioni 588mila euro. Una terza lista di 5.243 percettori di redditi da sostituti d’imposta complessivamente debitori di 9 milioni 124 mila euro.
I primi avvisi di intimazione partiranno tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima. «Confidiamo molto in questo accordo – ha concluso l’assessore Gentile -. Riscossione Sicilia è un partner privilegiato del Comune, cui faccio grande affidamento perchè la riscossione coattiva è l’ultimo step: se non funziona neanche questa salta tutto il sistema. Riscossione ha una grande responsabilità perchè altrimenti entriamo nella palude del paradiso fiscale: ‘non pago tanto non mi succede niente’».
«Non è un’azione repressiva: poiché stiamo dando tantissime possibilità agevolate a chi vuole mettersi in regola con i pagamenti. Occorre mettere in sicurezza la Rap, non solo consentendo all’azienda di pagare i dipendenti, ma mettendola nelle condizioni di offrire un servizio migliore per tutta la città – commenta Orlando -. Abbiamo moltissimi operatori della città che legittimamente rivendicano un miglior funzionamento delle aziende, in particolare della Rap, ma poi sono in larga misura coloro che evadono la Tari o non pagano alle scadenze dovute, mettendo in crisi di liquidità l’intera amministrazione comunale e, soprattutto, l’azienda di igiene ambientale, che deve far fronte ai propri compiti esclusivamente con i prelievi della Tari. Quindi diventa un circolo vizioso di chi non paga e inquina e poi protesta e continua a non pagare».
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