Due hotel a cinque stelle, sei hotel a quattro stelle e una decina di alberghi a tre stelle: è il conteggio delle poche, coraggiose, strutture ricettive che rimarranno aperte a gennaio dopo l’Epifania, mentre la quasi totalità del settore ricettivo taorminese andrà in vacanza sino a Pasqua. È il termometro invernale di una Taormina dormiente, anche stavolta in letargo, con la maggior parte degli alberghi già chiusi dai primi di novembre e che riapriranno soltanto per qualche giorno in occasione delle festività, prima di richiudere nuovamente dal sette gennaio sino a fine marzo.
Si contano sulle dita di una mano o quasi le strutture che rimarranno disponibili alla clientela in bassa stagione. Nella capitale del turismo che conta su 3.200 camere e ben 7.154 posti letto, per un totale di 90 strutture ricettive, nemmeno il dieci per cento degli alberghi e dei b&b restano in attività a gennaio ed è un dato costante che fa riflettere sulla tendenza ormai consolidata a fare turismo soltanto da fine marzo-inizio aprile sino alla prima decade di novembre. Nell’elenco delle chiusure figura una larga parte di alberghi che riapriranno il 21 marzo e il 1 aprile e se ciò è anche comprensibile, in effetti, per le aziende che operano nella zona a mare, desta parecchie perplessità tutto il resto che si trova nel salotto della città del Centauro. «Troppe tasse, non ce la facciamo a coprire i costi», oppure «non ci sono eventi in paese per intrattenere i turisti», lamentano gli operatori del settore che hanno praticamente ridotto l’operatività degli alberghi ad un periodo di circa 6-7 mesi o poco più.
Paradossale ma vero, nessuno o quasi decide di puntare sulla bassa stagione in un luogo baciato dalla fortuna di un clima favorevole, dove il maltempo si limita a qualche sfuriata di un paio di giorni e poi, come di questi tempi, imperversa soprattutto il sole. «Bisogna uscire dai luoghi comuni di vendita puramente stagionale del nostro territorio – spiega Mario Bevacqua, presidente emerito di Uftaa, la federazione mondiale degli Agenti di Viaggio -. Taormina ha tutte le potenzialità e le caratteristiche ideali per fare turismo 12 mesi l’anno e per riuscire ad attrarre i suoi visitatori anche nella bassa stagione». I più anziani ricordano che un tempo Taormina lavorava quasi esclusivamente proprio d’inverno, con la facoltosa clientela straniera, o anche italiana, che veniva a svernare nella Perla dello Jonio. E se da un lato non c’era l’enorme carico fiscale di adesso, ma è altrettanto vero che non esisteva nemmeno Internet e la straordinaria opportunità di intercettare il turismo globale. «Invece – continua Bevacqua – oggi si è già tutti in letargo, tranquilli e contenti: va tutto bene e arrivederci a Pasqua. La questione concerne in eguale modo sia le attività alberghiere che quelle commerciali, è un problema complessivo da risolvere. Nel turismo bisogna fare squadra, fare sistema e ampliare l’impegno quanto più possibile in quel che si mette in campo e nell’arco temporale in cui si opera».
Per il presidente emerito di Uftaa il problema si può riassumere in una metafora: «È come dire che un vigneto non abbia bisogno d’acqua. Ma poi allora come ci si può aspettare il vino? I tour operator ormai sanno tutto di noi in tempo reale, ci osservano e anche all’estero, ad esempio, sono persino informati sui problemi del Teatro Antico e ci hanno chiesto perché sono ancora bloccate le date degli spettacoli 2016. Oltre alla questione delle chiusure, che dire dei congressi? Chi vuol venire a Taormina per fare dei meeting non intende farli nelle salette degli alberghi ma in un moderno e funzionale centro congressi. Appare, anzi, perlomeno interessante che gli imprenditori di Taormina qui si siano fatti avanti per il Palazzo dei Congressi, che attualmente su 365 giorni lavora forse 50 giorni al massimo».
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