Taormina, estorsione a un’agenzia di assicurazione Per avere polizza per un’auto senza targa registrata

Con l’operazione Good Easter, lo scorso aprile i carabinieri erano riusciti a fare luce su una serie di estorsioni ai danni di proprietari di autosaloni dell’hinterland di Taormina. In manette erano finite quattro persone, considerate dai magistrati esponenti di spicco di Cosa nostra. Tra le quali anche Carmelo Porto, 60 anni nato Catania ma residente Calatabiano, ritenuto elemento apicale del clan dei Cintorino

A tre mesi di distanza da quegli arresti, una nuova ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Messina Eugenio Fiorentino nei confronti di Francesco Antonio Faranda, 38 anni, ed Emanuele Salvatore Blanco, entrambi residenti a Fiumefreddo. I due, che si trovano già nel carcere di Siracusa, sono considerati appartenenti al clan dei Brunetto e ad aprile avrebbero tentato di costringere il titolare di agenzia a concludere un contratto di assicurazione di un’auto con targa di prova, nonostante la targa non fosse registrata alla banca dati, condizione questa necessaria alla conclusione del contratto. 

Dopo che l’imprenditore aveva comunicato a uno degli arrestati il rifiuto alla stipula del contratto, quest’ultimo telefonicamente lo aveva minacciato: «Sono problemi tuoi, forza il sistema, premi il bottone e fammi la polizza». E poi ancora: «Senti, tu non lo sai chi sono io? Quando ti chiedo una cosa chiudi l’ufficio e vieni subito a casa mia, non ci vieni?».

In questi mesi i carabinieri hanno effettuato un servizio di vigilanza nei confronti della vittima e della sua compagna. Hanno così notato la presenza di un soggetto – poi riconosciuto in Blanco – che in un tardo pomeriggio si era messo davanti alla porta dell’agenzia della vittima e all’arrivo di quest’ultima era entrato insieme nell’autosalone rimanendo dentro per alcuni minuti: una volta uscito ,Blanco era salito sulla propria vettura per essere poco dopo bloccato dai carabinieri. Determinante anche questa volta è stata la disponibilità dell’imprenditore a collaborare con la magistratura e i carabinieri. 

Simona Arena

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