Uno è rimasto in silenzio, l’altro invece si è detto completamente estraneo all’accusa. Si sono chiusi così, davanti alla giudice per le indagini preliminari Marina Rizza, gli interrogatori di Giuseppe Làera e Matteo Mazzamurro. I due militari dell’aeronautica militare che da sabato trascorrono le giornate nel carcere di Bari, dove sono stati rinchiusi dopo l’arresto per istigazione alla corruzione. L’indagine della procura di Catania riguarda l’iter di esproprio di un vasto terreno nei pressi della base di Sigonella. L’area di proprietà della Sater, società dell’editore de La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo, sarebbe servita per consentire l’ampliamento della pista principale e i lavori per la realizzazione di una secondaria.
L’accusa per Làera e Mazzamurro è di avere proposto al legale rappresentante di Sater, Michele Micale – che ha poi denunciato tutto alla guardia di finanza – il pagamento di una mazzetta per garantire all’impresa una valutazione maggiore dei terreni, oltre che la garanzia che il ministero della Difesa ne espropriasse una porzione maggiore rispetto a quella prevista in un primo tempo. Nello specifico da 60 a 76 ettari, così come chiesto da Ciancio per evitare di rivolgersi al Tar. Per quanto riguarda invece la somma da ricevere, secondo Làera, dai 17.800 euro a ettaro stimati dall’Agenzia del demanio ci si sarebbe potuti spingere fino a oltre 30mila. In cambio della cortesia, però, bisognava soddisfare le aspettative di chi stava a Roma. La percentuale da pagare come tangente, secondo quanto prospettato da Làera al legale rappresentante, sarebbe oscillata tra l’uno e il tre per cento. Per oliare l’intero iter, inoltre, il luogotenente aveva suggerito il nome di un professionista etneo che avrebbe contatti diretti con il ministero.
Al momento, però, Làera ha preferito non dire nulla sugli incontri avuti con Micale nello stabile che ospita anche il quotidiano La Sicilia. Uno di questi è stato monitorato dai militari della finanza (vedi foto) negli attimi precedenti all’ingresso del luogotenente nella struttura di viale Odorico da Pordenone a Catania. L’interrogatorio si è svolto in videoconferenza. «Fa parte della strategia difensiva non rispondere alla giudice per il momento – ha spiegato a caldo a MeridioNews il legale di Làera, l’avvocato Marco Grattagliano – Finora, non ho avuto modo di confrontarmi di presenza con il mio assistito e prima di ogni cosa bisogna ricostruire bene la vicenda». L’avvocato annuncia il ricorso al tribunale del Riesame: «Ritengo che, una volta che sono stati sequestrati i documenti da parte degli organi inquirenti, la misura cautelare in carcere sia sproporzionata».
A scegliere di rispondere alla gip è stato, invece, il tenente colonnello Mazzamurro, il superiore di Làera che, insieme a quest’ultimo, ha incontrato il collaboratore di Ciancio a Catania, cenando con lui in un ristorante sul lungomare. Una serata in cui Micale in più di un’occasione ha alluso alle modalità che l’impresa avrebbe dovuto seguire per pagare la tangente, non ricevendo però particolari risposte da Mazzamurro. Il tenente colonnello, dal canto suo, l’indomani parlando con Làera aveva commentato con stizza l’insistenza del legale rappresentante di Sater. «Il mio assistito ha chiarito la sua posizione e si è dichiarato estraneo ai fatti – è il commento dell’avvocato Marco Rutigliano – Ha fornito al giudice tutti gli elementi per fare capire che di quello che apparentemente sembra un circolo vizioso lui sicuramente non faceva parte. Non era consapevole di quello che stava accadendo».
Intanto, l’inchiesta della procura etnea è tutt’altro che chiusa. Sul tavolo dell’aggiunta Agata Santonocito ci sarebbero già altri episodi simili a quelli capitati alla Sater. Il sospetto, quindi, è che i comportamenti adottati dai militari dell’aeronautica facessero parte di uno schema già replicato. A farne parte sarebbero stati anche referenti attivi a Roma. La guardia di finanza, in tal senso, già nei giorni scorsi ha effettuato una serie di perquisizioni e sequestri. Tra le persone controllate c’è anche Angelo Mastrangeli, 65enne capo della sezione Espropriazioni del ministero della Difesa. Gli uomini delle fiamme gialle, a margine della perquisizione, hanno portato via documenti, cellulare e computer.
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