Tagli dei Tribunali, il Governo Crocetta non ricorre alla Corte Costituzionale. Come mai?

UNA INTERPELLANZA DEL GRUPPO LISTA MUSUMECI CHIEDE CONTO E RAGIONE DELLA MANCATA IMPUGNATIVA DELLA LEGGE

Questo Governo sta svilendo l’Istituto Autonomistico del tutto. Di fatto ha rinunciato a difendere le prerogative statutarie con il suo atteggiamento completamente passivo dinnanzi a leggi imposte da Roma in palese conflitto d’attribuzione”.  Gino Ioppolo, parlamentare regionale del gruppo ‘Lista Musumeci‘, va subito dritto al cuore della questione: un Esecutivo regionale, quello guidato da Rosario Crocetta, che nonostante gli annunci urlati all’indomani del suo insediamento, non sta muovendo un dito per difendere i Siciliani da ingerenze statali che, di fatto, stanno dando il colpo di grazia all’economia dell’Isola. Lo prova la truffa dell’articolo 37 dello Statuto (quello secondo cui le imprese che hanno stabilimenti in Sicilia dovrebbero pagare qui le imposte, un articolo che vale almeno 5 miliardi e svenduto per 48 milioni); lo prova il prelievo forzoso di 800 milioni dal bilancio regionale imposto da Roma e accettato supinamente dall’assessore  romano, Luca Bianchi (quando in Sicilia le emergenze sono tantissime); lo prova anche la questione dei tagli ai tribunali.

Ed è  proprio su quest’ultima ‘soverchieria’ della Capitale che si sofferma Ioppolo, il quale,  insieme con il suo gruppo, ha presentato all’Ars una interpellanza per chiedere conto e ragione del mancato ricorso alla Corte Costituzionale. Cosa che hanno fatto altre regioni, anche a Statuto ordinario, poiché il provvedimento doveva essere concordato in sede di Conferenza Stato-Regioni. Non solo. C’è chi non si limita al ricorso, ma addirittura si organizza per proporre un referendum abrogativo sul caso.  L’idea di ribellarsi è partita ad Agosto dal Consiglio regionale dell’Abruzzo, la settimana scorsa c’è stata l’accelerazione decisiva, con l’adesione di Basilicata, Calabria, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Campania, Liguria e Piemonte. E il superamento del numero minimo di cinque consigli regionali per richiedere il referendum è stato ampiamente superato. Il giudizio più importante, quello sull’ammissibilità, dovrà  darlo la Corte Costituzionale entro il prossimo febbraio.

In queste iniziative della Sicilia non c’è traccia: “Quello che ha detto Crocetta, ovvero che metterà mani al portafoglio regionale per salvare i Tribunali dai tagli non ha senso- dice Ioppolo a LinkSicilia- come fa a finanziare sedi chiuse per legge?”.  Insomma, un altro annuncio privo di sostanza.

“C’è da aggiungere che in Sicilia sono stati soppressi tre Tribunali che erano perfettamente efficienti: Mistretta, Modica e Nicosia- sottolinea il deputato- come si fa a spiegare alla gente di quei territori che il Governo regionale tiene in vita carrozzoni inutili e costosi ma non batte ciglio contro i tagli imposti a strutture perfettamente funzionanti?”. 

Infatti non si può spiegare. Da qui l’interpellanza rivolta al Presidente della Regione siciliana. Questo il testo:

Premesso che:

  • Con la Legge delega n. 148 del 2011, il Governo nazionale ha profondamente inciso, modificandoli, sugli assetti territoriali giudiziari della nostra nazione e, in nome di una sciagurata ed ininfluente politica di c.d. revisione della spesa, ha soppresso trentuno Tribunali, quasi sempre ignorando con sistematica pervicacia l’importanza che tali presidi di legalità rivestivano nella attività di contrasto e di lotta alla criminalità comune e/o organizzata.

  • La Regione Siciliana ha visto cadere la scure dei tagli sui Tribunali di Nicosia, Modica e Mistretta, tre uffici giudiziari sempre in prima linea nel contrasto alla criminalità mafiosa e distintisi per funzionalità ed efficienza, pur nella oggettiva carenza di dotazione di mezzi, strutture e personale, nei vari settori della amministrazione della giustizia.

Preso atto che:

  • La cancellazione dei ricordati Tribunali determina non solo la scomparsa di indispensabili presidi di legalità e si riverbera negativamente sulle vaste comunità così deprivate, ma costringe i cittadini utenti ad estenuanti spostamenti per raggiungere le nuove sedi giudiziarie.

Considerato che:

  • La inopportuna e dannosa iniziativa legislativa dello Stato (forse ormai soltanto, participio passato del verbo essere), peraltro palesemente lesiva della autonomia regionale poiché per precisa prerogativa dello Statuto speciale, la Sicilia aveva il diritto di essere investita della delicata questione e di esprimere il proprio ineludibile parere, avrebbe già meritato giusta e rigorosa impugnazione avanti la Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione, così come hanno ritenuto di fare altre ben nove regioni italiane, a statuto ordinario e a statuto speciale .

  • Come da prassi oramai consolidata, il Presidente della Regione non ha dato seguito ai suoi innumerevoli proclami sulla necessità di fronteggiare e contrastare l’inconcepibile disegno normativo nazionale, lasciando di fatto soli cittadini comuni, avvocati e magistrati che si opponevano allo smantellamento dei presidii di legalità.

PER CONOSCERE

  • Quali siano i motivi per i quali il Governo della Regione Siciliana non ha impugnato, avanti la Corte Costituzionale, la Legge delega n.148 del 2011 che ha modificato l’intera geografia giudiziaria italiana e, per quanto di competenza, quella siciliana.

  • Se non ritenga urgentissimo dare mandato ai componenti uffici della Regione, di redigere ricorso avanti la Consulta o di intervenire formalmente nei giudizi promossi dalle altre nove regioni italiane”.

Siamo curiosissimi di leggere la risposta, se mai arriverà. Certo è che il tempo sembra dare  ragione a chi sostiene che Crocetta e Bianchi hanno assicurato al Governo nazionale che non promuoveranno nessuna impugnativa dinnanzi alla Corte Costituzionale. Neanche quando le violazioni e i soprusi sono evidenti.

Antonella Sferrazza

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