Tagli ai costi dell’Ars o fine dell’Autonomia? La ‘sbrasata’ del presidente Ardizzone e del Consiglio di presidenza

UN CONTO E’ RIDURRE LE SPESE, ALTRA E DIVERSA COSA E’ SGANCIARE SALA D’ERCOLE DAL SENATO. COSA NON FANNO I PICCOLI UOMINI DELLA SICILIA PER INGRAZIARSI I POTENTI DI TURNO! IL CORAGGIO DA LEONI ‘SDENTATI’ DEI DUE PIU’ ALTI DIRIGENTI DEL PARLAMENTO DELL’ISOLA, SEBASTIANO DI NELLA E SALVATORE DI GREGORIO, CHE INVECE DI DIFENDERE I COLLEGHI SI SONO RIPARATI SOTTO LE ALI DEI POLITICI. NEL COMPLESSO, SCENE DA PRIMO CORO DELL’ADELCHI…

Da quando il gruppo di Bilderberg ha posto un’ipoteca sul nostro Paese, invece di assistete a una rivolta degl’italiani contro questi massoni fondamentalisti che si battono per sostituire le democrazie con le oligarchie, assistiamo a scene indecorose. Lobby e politica fanno a gara per ingraziarsi gli ‘incappucciati’ di questa setta malsana.
Tutti, nel nostro Paese, corrono come tanti servi sciocchi per tagliare qua e là spazi di democrazia. Ufficialmente, lo fanno per ‘risparmiare’ risorse economiche. Non capendo che, a furia di tagliare, si tolgono soldi dal circolo economico del nostro Paese, riducendo i consumi, togliendo ossigeno alle imprese (che se non c’è potere d’acquisto non hanno a chi vendere i propri prodotti), facendo crescere la disoccupazione. In una parola, deprimendo l’economia. 
Questo spirito autodistruttivo è arrivato anche in Sicilia. Se ne sta facendo carico – spiace scriverlo, ma è così – il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, onorevole Giovanni Ardizzone, accompagnato da un Consiglio di presidenza dell’Ars che, forse, potrebbe trovare il tempo per occuparsi di cose più serie. Tutti – presidente dell’Ars e altri componenti del Consiglio di presidenza dell’Ars – veri e propri ‘beccamorti’ dell’Autonomia e, per la parte che gli compete, anche dell’economia dell’Isola.
Questi ‘scienziati’ che oggi occupano le istituzioni autonomiste hanno deciso che il Parlamento siciliano non deve più essere ‘agganciato’ al Senato della Repubblica. Lo ha detto qualche giorno fa lo stesso presidente Ardizzone in un’intervista rilasciata al quotidiano on line, Siciliainformazioni nel presentare i tagli al bilancio interno dell’Ars. Tagli che, ricordiamolo, riguardano in minima parte i deputati (che con questa manovra non perdono un euro) e, in massima parte, i dipendenti dell’Ars e i segretari dei parlamentari di Sala d’Ercole detti altrimenti ‘portaborse’.
Ora, a parte l’atteggiamento non esattamente da guerrieri dell’Iliade del segretario generale e del vice segretario generale dell’Ars, rispettivamente, Sebastiano Di Bella e Salvatore Di Gregorio – che invece di difendere i loro colleghi hanno pensato bene di schierarsi con i politici: scena veramente indecorosa! – resta una domanda: per quale motivo il presidente Ardizzone ha avvertito il bisogno di sganciare l’Ars dalle ‘regole’ del Senato, facendolo sapere all’universo mondo?
Con molta probabilità, l’onorevole Ardizzone e il Consiglio di presidenza – oltre a calpestare un contratto con i dipendenti del quale renderanno conto alla Giustizia – non sanno che negli anni in  cui l’Ars si agganciava al Senato non lo faceva per una questione di soldi, ma perché l’Autonomia siciliana nasceva con un Parlamento siciliano che, nell’idea dei Padri dell’Autonomia siciliana, non doveva avere nulla di più, ma nemmeno nulla di meno dal Parlamento italiano.
La ‘sbrasata’ dell’onorevole Ardizzone e dei componenti del Consiglio di presidenza, se da un lato li metterà in buona luce con i nuovi potenti del nostro Paese che ‘premiano’ chi si mette al loro ‘servizio’ – ci riferiamo ai quotidiani ‘rinomati’ e al gruppo di Bilderberg – dall’altro lato li farà passare alla storia come coloro i quali hanno cercato di svendere definitivamente l’istituto autonomistico.
Ci rendiamo conto che mettersi contro i potenti e i prepotenti non è facile: non tutti hanno questo coraggio, soprattutto in una politica siciliana dove il primo coro dell’Adelchi è sempre stato il punto di riferimento ‘ideale’ di tanti ‘figli di Sala d’Ercole’. Ma c’è anche un limite sotto il quale non si dovrebbe mai scendere, pena il declassamento in una categoria che i siciliani conoscono con un solo nome: quella degli ‘ascari’.

Redazione

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