E’ trascorso ormai poco più di un mese da quando i contratti dei lavoratori dipendenti della facoltà di Lettere e filosofia di Catania sono scaduti senza vedere alcun rinnovo e, purtroppo, nulla è cambiato da allora. Nessun effetto hanno avuto le manifestazioni di studenti ed ex-lavoratori o gli incontri tra questi ed il preside della Facoltà, il prof. Enrico Iachello, per dimostrare il disagio recato dal licenziamento del personale, che corre sempre più il rischio di essere escluso da qualsiasi possibilità di reintegrazione al servizio.
«La situazione è drammatica!» – dichiara Matteo Iannitti, rappresentante del Movimento Studentesco Giurisprudenza – «Abbiamo seguito questa vicenda dall’inizio, addirittura da prima che venissero revocati i contratti». Come già detto in precedenza, la facoltà di Lettere ha deciso, in Consiglio, di tagliare quel 30% che è stato ridotto in tutte le facoltà dall’amministrazione centrale, in conseguenza ai tagli del F.F.O. (Fondo per il Finanziamento Ordinario delle Università), decidendo però di tagliare sui lavoratori, cosa che in altre facoltà non è ancora successo. Per essere più precisi, ci troviamo di fronte ad una realtà presente solo all’interno delle facoltà di Lettere e Lingue. Questo sarebbe motivato dalla presenza di un maggior numero di dipendenti necessari per la gestione della struttura del Monastero dei Benedettini, che è sicuramente molto più impegnativa rispetto ad altre facoltà. Ciò nonostante, Lettere e Lingue, piuttosto che tagliare su altri capitoli di bilancio, si concentrano sulle spese di personale.
Altre facoltà, invece, stanno provvedendo in maniera alternativa, attingendo da “tesoretti” accumulati nel corso degli anni. Esempio encomiabile è la facoltà di Scienze Politiche, dove l’ex preside Giuseppe Vecchio, sostituito l’anno scorso da Giuseppe Barone, aveva messo da parte dei fondi nell’ambizione di comprare il plesso del Palazzo Reburdone, che era in affitto. Date le tragiche condizioni del bilancio d’Ateneo, però, questi soldi sono stati dirottati sulle spese di normale amministrazione. La possibilità di investimento purtroppo è svanita, ma il personale può continuare a lavorare ed i servizi presenti fino all’anno scorso sono ancora attivi. Stessa situazione si verifica alla Cittadella Universitaria ed alla facoltà di Economia. Lettere invece, pur avendo un bilancio in attivo, ha deciso di tagliare. Stessa identica situazione, se non proporzionalmente peggiore rispetto a Lettere, è quella della facoltà di Lingue, che corre il rischio di effettuare tagli più pesanti visto il deficit del bilancio che dovrebbe oscillare tra l’uno ed i due milioni di euro. Si prospetta quindi che, ai diciotto lavoratori licenziati a Lettere, se ne aggiungeranno altri dodici provenienti dalla facoltà di Lingue. A uno di loro, infatti, non è stato rinnovato il contratto a partire dal 31 dicembre scorso.
È importante sottolineare che questi lavoratori non sono precari con contratti a progetto, quindi giovanissimi alla prima esperienza: si tratta di personale altamente qualificato che lavorava presso l’ex Monastero da 8 o 10 anni. Personale specializzato che, di punto in bianco, si ritrova senza lavoro.
Per discutere sui piani e le proposte da presentare al prossimo Consiglio di Facoltà per far fronte al problema, che sembra essere effettivamente solo la punta dell’iceberg, lo scorso 26 gennaio si è tenuta un’assemblea cittadina aperta ai rappresentanti dei sindacati, gli ex-dipendenti e gli studenti.
«Noi, in qualità di studenti» – dichiara Iannitti – «insieme ai lavoratori, ma anche con le organizzazioni sindacali, proponiamo innanzitutto di riconvocare i Consigli di Facoltà affinché si effettuino tagli su altri capitoli di bilancio, per cercare almeno di ridurre quelli sui lavoratori. Dobbiamo tenere presente che si tratta di duecentomila euro: se si volessero mantenere tutti e trentatré i dipendenti di Lettere, la facoltà dovrebbe farsi carico di questa somma, che per il bilancio della stessa e dell’Ateneo sarebbe una cifra abbastanza irrisoria. In caso di impossibilità nell’attingere dal bilancio di Facoltà, abbiamo studiato anche altre proposte. Leggendo il verbale del Senato Accademico che ha ratificato il documento programmatico 2010, definibile come la “finanziaria d’Ateneo”, si vede che l’ultimo capitolo parla di un fondo di circa dieci milioni di euro per spese straordinarie. Questa somma, secondo il Senato Accademico ed il Consiglio di Amministrazione, dovrebbe servire a coprire spese extra che sopravvengono entro il 2010. Se si volesse realmente sanare la situazione della facoltà di Lingue, duecentomila euro rispetto a questi dieci milioni, sarebbero veramente una somma ridicola. Per quanto riguarda i possibili bandi di concorso ed il problema legato alla legge approvata dal Governo Berlusconi – che prevede l’apertura dei i bandi Co.Co.Pro. solo a lavoratori laureati – è nostro dovere tutelarli, proponendo dei giusti criteri di selezione».
In sinergia con i precari, gli studenti e il supporto di Lillo Fasciana, segretario provinciale della F.L.C. – Cgil (Federazione Lavoratori della Conoscenza) si muovono per conquistare la stabilità di questi lavoratori, in previsione dell’ulteriore aggravarsi della situazione con il bilancio del 2011. Si prevede, addirittura, che i tagli saranno nettamente più ingenti rispetto a quelli effettuati quest’anno e che, con i contratti in scadenza in aprile, maggio e giugno, tutti i lavoratori della facoltà di Lingue, e non solo, dovranno tornarsene a casa per mancanza di soldi. Quindi, la stabilizzazione diventa l’unico obbiettivo per tutelare i lavoratori.
Per sensibilizzare ulteriormente gli studenti su questa situazione, che va ovviamente a minare anche il diritto allo studio, nascerà presto anche un gruppo su Facebook come punto di riferimento e di informazione.
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