Svimez: “Nella Pubblica Amministrazione più addetti al Nord che al Sud”

SI SFATA IL MITO DI UN MEZZOGIORNO CHE CAMPA ALLE SPALLE DELLA PA

Non è vero che al Sud il settore pubblico è elefantiaco: secondo elaborazioni SVIMEZ su circa 3 milioni di addetti nella PA a livello nazionale, solo poco più di 530mila si trovano nel Meridione,  mentre oltre 800mila sono nel Nord. In rapporto alla popolazione, la pubblica amministrazione occupa nel Mezzogiorno circa 26 addetti su mille abitanti contro circa i 30 del Nord. A livello di variazione, in dieci anni (2001-2011), gli addetti alla Pubblica Amministrazione sono calati del – 6% nel Sud, rispetto al -3% del Nord.

E se in dieci anni il personale occupato nelle Regioni meridionali è sceso di oltre il 9%, nel Centro-Nord è aumentato di oltre il 28%.

Sono questi i dati contenuti nello  studio “Pubblica amministrazione e Sud: i nuovi contenuti del divario” di Giorgio Miotti e Andrea Salustri pubblicato sull’ultimo numero della “Rivista Economica del Mezzogiorno”,
trimestrale della SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo del industria nel Mezzogiorno, diretta da Riccardo Padovani.

Condotto su dati dei censimenti ISTAT 2011, ISPRA, Banca Mondiale e del Ministero della Funzione Pubblica, lo studio, che analizza le performances di molti servizi erogati dalla PA negli ultimi dieci anni, evidenzia anche come la contrazione di addetti nella PA al Centro-Nord si sia accompagnata  al corrispondente boom del no profit nell’area, settore che sta svolgendo un ruolo chiave nell’erogazione di servizi sanitari e socio assistenziali una volta esclusivamente di provenienza pubblica.

In dieci anni infatti gli occupati nel terzo settore al Centro-Nord sono cresciuti di oltre il 50%, passando da quasi 3 a 4,6 milioni, tre volte più del Sud, cresciuto comunque dalle 932mila unità del 2011 alle 1.138mila del 2011 (+22,1%).

Più nel dettaglio, non tutte le istituzioni pubbliche si sono comportate nello stesso modo, e i valori cambiano anche a seconda della ripartizione. Se infatti nel Sud le Regioni hanno tagliato in dieci anni il numero delle risorse umane del 9,4%, nel Centro-Nord dal 2001 al 2011 gli occupati sono cresciuti del 28%. In valori assoluti, mentre il Sud ha perso oltre 4mila occupati, il Centro-Nord ne ha acquistati quasi 10mila. Da segnalare crescita del personale nelle province in entrambe le ripartizioni, +5,7% al Sud, quasi +13% al Centro-Nord.

In calo invece gli occupati nei Comuni: -5,1% al Sud, -8,9% al Centro-Nord. Curioso anche il comportamento delle comunità montane e delle città metropolitane, in crescita in entrambe le ripartizioni: +5,2% al Sud, passando da 2.489 a 2.619 occupati, ma ben +60% al Centro-Nord, da 7.540 a oltre 12mila unità.

“Lo studio sfata il luogo comune secondo cui al Sud domina un settore pubblico tentacolare e improduttivo che occupa più personale del Nord – ha dichiarato il Direttore della “Rivista Economica del Mezzogiorno” Riccardo Padovani – ma è anche vero che una riforma della PA che miri a correggere e semplificare meccanismi procedurali e amministrativi, digitalizzare servizi e riqualificare il personale quale quella in procinto di essere varata dal Governo Renzi può e deve assumere nel Mezzogiorno un’intensità ben maggiore, dato il divario del Sud rispetto al resto del Paese nell’offerta di beni e servizi pubblici essenziali.

Nel Mezzogiorno, dove maggiori sono le carenze istituzionali e meno forte è la coesione sociale, ai campi relativi all’offerta di servizi a cittadini e imprese andrebbe con maggiore forza applicata una “logica industriale aperta”, cioè la logica dell’economia reale, dove la razionalità organizzativa e produttiva si applica a tutti i settori, “mitigata” nel suo rigore dai contributi dell’economia informale e del Terzo settore.

È necessaria, conclude Padovani, una strategia di riforma della PA improntata ad interventi coerenti e animata da una visione di lungo periodo, che non può tuttavia essere disgiunta anche da un deciso riorientamento delle politiche pubbliche verso la riduzione dei divari civili e sociali tra le due parti del Paese, e in primo luogo delle politiche ordinarie nazionali, che vedono il Sud ancora fortemente penalizzato in termini di risorse per investimenti delle Amministrazioni Pubbliche.

L’incidenza del Mezzogiorno sulla spesa ordinaria complessiva in conto capitale della PA del Paese è stata infatti nella media del quinquennio 2008-2012 pari ad appena il 24,4%, di oltre dieci punti percentuali al di sotto del peso del Sud in termini di popolazione (35%).

Antonella Sferrazza

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