I SINDACATI REPLICANO A MUSO DURO ALLA PRESIDENTE DIMISSIONARIA CHE CERCA DI SCARICARE SUI DIPENDENTI RESPONSABILITA’ CHE SONO DUE E DEI DIRIGENTI DELLA SOCIETA’
E’ polemica sulle dimissioni di Cleo Li Calzi dalla presidenza di Sviluppo Italia Sicilia, società regionale che si occupa di interventi in favore dello sviluppo economico.
La Li Calzi è andata via sollevando dubbi sulle retribuzioni, a suo avviso elevate, dei dipendenti. Accusa strana, perché proprio in questa società le retribuzioni dei dipendenti sono basse. Compresa, forse, quella della presidente dimissionaria.
Se non ricordiamo male, infatti, una legge voluta dal passato Governo di Raffaele Lombardo ha ridotto drasticamente le retribuzioni dei presidenti delle società regionali. Mentre quelle dei dipendenti erano già basse.
Forse la dottoressa Li Calzi si è confusa e ha scambiato i dipendenti per i direttori e i ‘manager’, o presunti tali, di queste società regionali. I quali, non abbiamo mai capito a che titolo, guadagnano invece una barca di soldi.
Ad ogni buon conto, su questa vicenda interviene la Fabi siciliana, con il coordinatore regionale, Carmelo Raffa, e con il responsabile aziendale, Luigi Intogna.
“Alla luce della notizia appresa dal quotidiano la Repubblica di Palermo – scrivono Raffa e Intogna – in merito all’articolo con le dichiarazioni della Dott.ssa Li Calzi (Presidente dimissionaria di Sviluppo Italia Sicilia), nel quale si evince il pesante attacco nei confronti dei dipendenti della società, in merito al contratto ‘d’oro’, ai benefit (buoni pasto, polizze e quattordicesima ), ed al trattamento economico, agli ’80 uomini d’oro di Sviluppo Italia Sicilia’, intende precisare quanto segue:
Primo: i dipendenti della società, ad oggi, sono numericamente 77 e che la maggior parte degli stessi è stato assunto tramite apposite selezioni da Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa).
Secondo: è vero che non hanno fatto un concorso pubblico per essere assunti in quanto dipendenti di una spa, tale è lo stato giuridico della società, che stabilisce autonomamente quali procedure adottare per l’assunzione del personale. (a destra, Carmelo Raffa)
Terzo: e si precisa che dal 2008 (data in cui la società è stata acquisita al 100% dal Socio Unico Regione siciliana) ad oggi, i dipendenti non hanno mai avuto nessun avanzamento di carriera o di livello e lo stipendio netto di un impiegato della società si aggira intorno ai 1.200 euro, tutti i dipendenti per altro sono sotto inquadrati rispetto alle mansioni che realmente svolgono.
Quarto: il contratto collettivo della società è quello nazionale applicato da Invitalia, contratto di tipo bancario, che prevede quale parte integrante del corrispettivo economico la polizza sanitaria, polizza presente in tutti i contratti di questo tipo, dove è prevista la quattordicesima (non è aggiuntiva, ma sostitutiva del premio di produttività), i buoni pasto e una polizza sanitaria, nulla di più di quanto avviene tra l’altro nella maggior parte delle altre società regionali”.
I sindacalisti della Fabi si soffermano, inoltre, sui risultati ottenuti proprio dalla dottoressa Li Calzi: “Dopo anni di promesse mancate quali l’aggiornamento delle tariffe, il rilancio della società, le diverse commesse che dovevano arrivare, mai pervenute , oggi, i risultati di gestione non sono certamente brillanti e la Presidente lascia la società in una situazione d’instabilità economico finanziaria. A questo punto ci poniamo un interrogativo: la Dott.ssa Li Calzi che è stata rappresentante della società per diversi anni si sente immune da responsabilità? Riteniamo che ai lavoratori che hanno fatto sicuramente il proprio dovere non possono essere addebitate responsabilità gestionali che ricadono esclusivamente sugli strateghi e quindi sulla compagine amministrativa”.
“Infine – prosegue la nota della Fabi siciliana – il dato importante che la Fabi ci tiene ad evidenziare è che dopo l’acquisizione da parte della Regione, Sviluppo Italia Sicilia è passata da un utile di esercizio fino all’azzeramento delle riserve societarie preesistenti e alla riduzione del capitale sociale. Tutto questo a dispetto di piani strategici operativi e finanziari che dipingevano invariabilmente splendidi scenari, regolarmente approvati dal Socio, dal Cda e dal collegio Sindacale, ma altrettanto regolarmente rivelatisi fallimentari”.
Sulla vicenda interviene anche Manlio Augello, componente della segreteria nazionale dell’Ugl credito.
Per l’ennesima volta il presidente Cleo Li Calzi ha perso l’occasione per stare zitta. Dopo anni di promesse mancate quali aggiornamento delle tariffe, rilancio della società, commesse a fiumi mai pervenute, lascia la società in una situazione di baratro attaccando i dipendenti in via generalizzata.
“Da alcuni quotidiani – prosegue la nota di Augello – si è appresa la notizia del suo ottimo operato nella gestione della società, combattendo gli sprechi e riducendone l’entità. E’ d’obbligo segnalare che, essendo la Li Calzi la rappresentante della società da diversi anni, non ha esercitato forse interamente il suo ruolo, insieme al cda e al collegio sindacale, ponendo fine agli sprechi che non possono certo essere quantificati nei costi del personale (quattordicesima, polizze di legge , buoni pasto)”.
Pertanto – conclude Augello – invitiamo il socio a prendere gli opportuni provvedimenti al fine di accertare eventuali danni erariali imputabili anche alla presidente dimissionaria.
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