Economia

Superbonus 110%, niente proroghe: da gennaio 2024 detrazioni al 70 per cento. Confedercontribuenti: «Politica dica chiaro se vuole far fallire le aziende»

Ancora una cattiva notizia sul fronte del Superbonus 110%. Dopo il boom di richieste di accesso all’incentivo per l’efficientamento energetico di case e palazzi, introdotto nel 2020, e le successive modifiche – dovute alla scoperta di un opaco sistema nella gestione dei crediti – che hanno di fatto paralizzato il settore edilizio, il nuovo governo ha deciso di cambiare ancora le caratteristiche dell’incentivo, senza proroghe per chi aveva già avuto accesso. Una modifica che implica per i cittadini la necessità di sostenere e chiudere i lavori relativi al Superbonus entro il 31 dicembre 2023. Da gennaio 2024, infatti, sarà possibile detrarre solo il 70 per cento del costo dei lavori, anziché il 90 per cento attuale. Una possibilità che aveva fatto infuriare cittadini, imprese e associazioni di categoria, ma senza risultato né una mediazione sulla possibilità di chiudere i cantieri attuali: già a dura prova per il prezzo delle materie prima e poi del tutto bloccati dalla sospensione della cessione dei crediti edilizi, alla base della convenienza dell’incentivo.

«Chiediamo che il governo intervenga immediatamente per sbloccare i crediti d’imposta e dare ossigeno alle 50mila imprese che rischiano il fallimento – commenta Carmelo Finocchiaro, presidente Confedercontribuenti – È pura follia e denota un forte senso di irresponsabilità». La richiesta dell’associazione nazionale a tutela di imprese, professionisti e famiglie è quella di «fare intervenire la Cassa depositi e prestiti per potere svincolare i crediti e, se necessario, garantire un’emissione speciale di buoni poliennali del Tesoro che servono a cartolarizzare il credito stesso attraverso il debito che gli italiani potranno sottoscrivere in maniera decennale e che avrebbe un costo minore rispetto a quello che le banche addebitano alle imprese». Soluzioni fattibili solo con «la volontà politica – conclude Finocchiaro – Se questa volontà è quella di far fallire le aziende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si assuma le sue responsabilità, lo dica ufficialmente e poi l’Italia con le sue aziende, imprenditori e cittadini saprà come reagire».

Redazione

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