Sun Power, Regione chiude partita su autorizzazioni «Mai informati su passaggi di società e sequestro»

La partita tra la Regione e Sun Power Sicilia è virtualmente chiusa. Dagli uffici del dipartimento all’Energia è partito nei giorni scorsi il decreto di decadenza dell’autorizzazione unica, rilasciata quattro anni fa all’azienda, per la realizzazione di un impianto solare termodinamico – poi trasformato in fase progettuale in fotovoltaico – tra Carlentini e Melilli, nel Siracusano. Il decreto, firmato dal dirigente generale Tuccio D’Urso, arriva a conclusione dell’iter avviato ad aprile, nel pieno dell’inchiesta su Vito Nicastri e l’ex consulente della Lega Paolo Arata.

I motivi all’origine della revoca sono due. Il primo riguarda la violazione del protocollo di legalità con cui, nel 2011, l’assessorato all’Energia, il ministero degli Interni, le prefetture siciliane e Confindustria Sicilia cercarono di stringere le maglie nella corsa alle autorizzazioni per investire nelle rinnovabili. Settore che negli anni ha sollecitato gli appetiti di molti, compresa Cosa nostra, a partire dal boss Matteo Messina Denaro che avrebbe scommesso proprio su Nicastri. 

Nello specifico Sun Power Sicilia avrebbe omesso di comunicare i cambiamenti nell’assetto societario, impedendo di fatto alla Regione di chiedere le informazioni antimafia. All’azienda, che più volte ha cambiato sede registrando l’ultima a Rovereto, in provincia di Trento, viene inoltre contestato di non avere mai avviato i lavori a Melilli e Carlentini. A certificarlo è stato il mese scorso un sopralluogo alla presenza di un referente della società. 

Ma cosa c’entra la Sun Power Sicilia con Nicastri? L’intreccio è stato svelato, a inizio luglio, MeridioNews. L’imprenditore alcamese, che di recente ha aperto una forma di collaborazione con i magistrati delle procure di Roma e Palermo, confermando i rapporti corruttivi intrattenuti da lui e Arata con alcuni funzionari regionali, è infatti colui che nel 2007 costituì la Sun Power Sicilia. In realtà Nicastri scelse come nome Sicilia e Sole, denominazione che è rimasta immutata fino al 2011 quando la società passa nelle mani del tribunale di Trapani. Da qualche mese, infatti, l’autorità giudiziaria era subentrata nella gestione del patrimonio del re dell’eolico, destinatario di un maxi-sequestro che nel 2013 si trasformerà in confisca. L’amministratore giudiziario è Nicola Ribolla, il commercialista palermitano che ha gestito il patrimonio di Nicastri. Uno dei primi atti fu cambiare nome alla società, ribattezzandola appunto Sun Power Sicilia. Scelta che il commercialista ha motivato a MeridioNews come risposta a una richiesta degli ex soci di maggioranza di Sicilia e Sole.

Il nome di Ribolla compare anche nel ricorso presentato da Sun Power Sicilia in primavera per opporsi all’inizio del procedimento di revoca. Una presenza, quella di Ribolla, di cui la Regione dichiara di non averne mai saputo nulla. «Questa amministrazione non è stata resa edotta del provvedimento di prevenzione adottato dal tribunale di Trapani a carico della società», si legge nel decreto di D’Urso. Così come è rimasta all’oscuro del passaggio di quote seguito all’uscita di scena dal tribunale. Una vicenda, questa, che lancia una pesante ombra sulla possibilità che lo stesso Nicastri possa essere riuscito a impadronirsi nuovamente della società a poche settimana dalla confisca definitiva. 

Per farcela avrebbe sfruttato Antonello Barbieri, l’imprenditore milanese coinvolto nella nuova inchiesta sulle rinnovabili e ritenuto la figura che esce di scena per lasciare spazio ad Arata. Barbieri, infatti, tramite la società Quantans comprò Sun Power Sicilia da Ribolla. Mantenendone la gestione fino all’anno scorso, quando ha ceduto l’80 per cento a Baywa re. Italia, società appartenente a una holding internazionale, che nei mesi scorsi ha comprato l’intero pacchetto azionario di Sun Power Sicilia

Dentro Baywa re. Italia, come già documentato da MeridioNews, ci sono due figure che in una qualche modo hanno avuto in passato rapporti con Vito Nicastri. Si tratta di Alessandra Toschi e Lorenzo PalombiManaging director della società con sede in Largo Augusto a Milano, i loro nomi compaiono tra quelli che hanno fatto parte del consiglio d’amministrazione dell’allora Sicilia e Sole. Adesso per Baywa re. Italia l’unica possibilità è quella di ricorrere nuovamente al Tar o fare ricorso al presidente della Regione. Per le due iniziative, la società avrà rispettivamente tre e quattro mesi di tempo.

Simone Olivelli

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