Summer Camp di Tedesco, Zaccardo guest star «Spero che il Palermo torni presto dove merita»

Dal 2004 al 2008, al di là delle 161 presenze in gare ufficiali condite da 9 gol, ha dato il suo contributo per la causa rosanero distinguendosi per costanza di rendimento e disponibilità al sacrificio. Ora, a distanza di tredici anni, Cristian Zaccardo potrebbe rendersi utile sotto un’altra veste: dall’esterno, segnalando – in virtù del suo nuovo status di agente – elementi potenzialmente funzionali alle esigenze del Palermo. L’ex terzino destro rosanero ha manifestato questa disponibilità a margine del Summer Camp di Giovanni Tedesco in corso di svolgimento in via Badia al centro sportivo del Monreale Calcio. Appuntamento di cui Zaccardo, compagno di squadra di Tedesco alle pendici di Monte Pellegrino, è stato in questi ultimi giorni la guest star.

«Onestamente non sono portato per fare l’allenatore – ha ammesso l’ex difensore che ha coadiuvato il promotore dell’iniziativa nella conduzione degli allenamenti rivolti ai bambini dai cinque anni in su – sono più portato per il ruolo di direttore sportivo. A me piace tanto il calcio mercato e dall’1 febbraio di quest’anno sono agente. Potrei, dunque, sfruttare questo incarico per portare eventualmente a Palermo qualche profilo interessante. Se seguo la squadra? Sono un tifoso rosanero – prosegue Zaccardo che due anni fa proprio in ottica Palermo è stato contattato da Ferrero, presidente della Sampdoria e concorrente di Mirri per l’assegnazione del bando vinto poi da Hera Hora – peccato che nella scorsa stagione non ci siano stati i presupposti per la promozione in B ma spero che al più presto i rosa possano tornare dove la piazza merita. Ci vuole tanta pazienza e anche fortuna». E tra gli scogli da superare nella prossima stagione spiccano i derby siciliani con Catania e Messina: «Sono partite particolari e la contemporanea presenza delle tre squadre in A quando io ero qui è stata una vetrina importante per tutta la Sicilia. Con il Catania ho disputato quattro derby, tra cui quello in cui avvenne il tragico episodio (il riferimento è alla morte dell’ispettore capo di Polizia, Filippo Raciti, all’esterno dello stadio Massimino il 2 febbraio 2007, ndr), con uno score di tre vittorie e una sconfitta. Ricordo anche le gare con il Messina, squadra che mi portava bene e alla quale ho segnato».

Il curriculum di Zaccardo è impreziosito dal titolo di campione del mondo ottenuto in Germania nel 2006. Un successo che richiama l’attuale exploit degli azzurri in procinto di giocare la finale dell’Europeo a Wembley contro l’Inghilterra: «Mancini ha dato un’identità alla squadra e 33 risultati utili di fila non arrivano per caso. Ciò che sta facendo la squadra lascia ben sperare anche per la finale di domenica. Se vinci – ha aggiunto l’ex rosanero memore del trionfo in terra tedesca – sei nella storia perché lasci un timbro e porti a casa la Coppa, se perdi invece vieni ridimensionato anche perché c’è la tendenza a ricordare solo le vittorie. L’Italia, in ogni caso, sta giocando molto bene e ci sono le condizioni per potere gioire ancora. Analogie con la mia Italia campione del mondo nel 2006? Il fatto che oggi come allora, anche se forse nel 2006 c’erano in organico più top players, in squadra sono tutti utili ma nessuno indispensabile. Pessina, ad esempio, entra dalla panchina e segna, entra Chiesa e segna spostando gli equilibri della partita. Sono segnali. Adesso manca l’ultimo sforzo. E anche in questo caso ci vuole pure la componente fortuna come avvenuto contro la Spagna in occasione dei rigori. Che sono una lotteria».

Antonio La Rosa

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