Sono 13 i minori non accompagnati a bordo, ormai da otto giorni, della SeaWatch3, che si trova ancora di fronte alla costa siracusana. «Il più piccolo ha 14 anni, la maggior parte ne ha 16 e qualcuno ne ha 17», spiega l’avvocata Carla Trommino, difensore dei diritti dei bambini del Comune di Siracusa. Si tratta di dati ufficiali, gli stessi che la ong ha inviato alle autorità competenti, a cominciare dalla Prefettura. Ma nonostante la richiesta da parte della Procura dei minorenni di Catania di farli scendere, ancora dal ministero dell’Interno non è arrivata alcuna risposta. Anzi, secondo fonti dell’Ansa, ieri dal Viminale avrebbero fatto trapelare che considerano la richiesta «un escamotage» per far attraccare la nave, e che i minori «hanno 17 anni e mezzo» e che quindi non verranno fatti scendere. La situazione in realtà sarebbe diversa. Intanto stamattina centinaia di persone si sono date appuntamento sulla costa siracusana da dove è visibile la Sea Watch per gridare il loro sostegno ai migranti a bordo. Tra i manifestanti anche il coro dell’Inda di Siracusa, l’istituto nazionale del dramma antico, che ha intonato un canto per i migranti. E su diversi balconi di Siracusa sono stati appesi striscioni con la frase: «Fateli sbarcare».
Molte associazioni oggi lanciano un appello a sbarcare i minori, come prevede la legge.
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), l’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e l’Unicef esprimono «grave preoccupazione per la situazione dei 47 migranti e rifugiati soccorsi lo scorso sabato dalla nave SeaWatch3, ai quali non è stato ancora garantito un porto di approdo sicuro. La situazione a bordo è critica in quanto, non essendoci abbastanza posto all’interno dell’imbarcazione, alcune delle persone sono obbligate a restare all’esterno, sul ponte. Questa situazione non può essere protratta a lungo, soprattutto in un periodo difficile come quello invernale, con basse temperature e mare mosso».
«Preoccupa in particolare – prosegue la nota di Oim, Unhcr e Unicef –
la situazione dei minori non accompagnati, in tutto 13, che si trovano sulla nave e per i quali è d’obbligo attivare quanto prima misure di protezione e tutela adeguate, in linea con le convenzioni internazionali. È allo stesso tempo necessario che, fino a quando la Libia non sarà considerata un porto sicuro, tutti gli Stati europei dimostrino finalmente senso di responsabilità e di solidarietà per i migranti e rifugiati che rischiano di morire in mare e che quindi l’attuale approccio nave per nave venga superato e sia sostituito da un meccanismo di sbarco sicuro e ordinato nel Mediterraneo Centrale».
Anche
Save the Children invita a «dare immediata risposta alla richiesta della Procura dei Minori di Catania relativa allo sbarco dei minori a bordo della Sea Watch 3, in ottemperanza a quanto previsto dalla Convenzione Internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Questi ragazzi hanno già subito abbastanza violenze e soprusi durante il loro viaggio per arrivare in Italia e sono particolarmente vulnerabili a causa delle sofferenze patite».
Secondo
Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, «ogni minuto in più passato sulla nave, con il timore per quello che sarà il loro futuro, rischia di lasciare tracce indelebili in questi ragazzi, che porteranno con loro per tutto il resto della vita. Nel trentennale dell’adesione dell’Italia alla Convenzione Internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza ci troviamo costretti a ribadire il principio fondamentale che i bambini e i ragazzi vengono prima di tutto e le vite e la dignità umana non possono mai essere il prezzo da pagare sullo scacchiere della politica internazionale. I nostri operatori sono pronti ad intervenire per dare loro tutto il supporto di cui hanno bisogno».
La macchina dell’accoglienza a Siracusa sarebbe pronta. «Continuo a ricevere messaggi e chiamate di persone che intendono sostenere queste persone – ribadisce anche oggi il sindaco
Francesco Italia, presente alla manifestazione alla rada di Santa Panagia a sostegno dei migranti sulla Sea Watch – Non si può tenere la Sea Watch in questa condizione a 15 minuti dalla costa. Non conosco le ragioni per cui è stato impedito alla nave di entrare nel porto di Siracusa. Nella sede della Capitaneria di porto è presente il difensore dei diritti dei bambini del comune di Siracusa l’avvocata Carla Trommino per verificare la documentazione relativa ai minori a bordo della Sea Watch che potrebbero sbarcare».
Anche la Conferenza episcopale italiana si dice disposta a ospitare i minori. «Pur condividendo che la risposta a un fenomeno così globale come quello migratorio chiama in causa tutti i Paesi europei, il dramma che si consuma davanti alle nostre coste non può lasciarci in silenzio», afferma monsignor Stefano Russo, segretario Cei, che spiega la disponibilità della Chiesa a farsi carico – attraverso Caritas – dei minori che si trovano a bordo della Sea Watch. «La nostra voce – aggiunge – si unisce a quella della Chiesa di Siracusa, come pure di altre Istituzioni, Associazioni e Comunità impossibilitate a distogliere ancora lo sguardo da queste vittime».
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