Sul lungomare di Mazara si pesca di frodo con i veleni chimici. E le ‘autorità’? Chiudono un occhio. Anzi tutt’e due…

E C’E’ ANCHE IL DUBBIO CHE IL PESCE AVVELENATO ARRIVI SULLE TAVOLE PER ESSERE CONSUMATO! IN COMPENSO SI VESSANO I PESCATORI PROFESSIONISTI SECONDO LE CERVELLOTICHE E INUTILI REGOLE DELL’ALTRETTANTO INUTILE E FALLIMENTARE UNIONE EUROPEA. E IL DIPARTIMENTO REGIONALE DELLA PESCA? DI FATTO E’ UN’APORIA AMMINISTRATIVA… LA DENUNCIA DI GIOVANNI TUMBIOLO

Nella Sicilia di Rosario Crocetta, dove la legalità e l’antimafia sono i pilastri dell’azione politica e amministrativa del Governo della moralizzazione, succede anche che le forze dell’ordine deputate al controllo del mare si dimentichino che il ruolo istituzionale li obbliga a prevenire, contrastare e sanzionare anche i fenomeni di cattura delle risorse ittiche in maniera illegale.
A Mazara del Vallo il caos e l’illegalita’, quando si parla di pesca sotto costa, è purtroppo pratica diffusa e mai contrastata con efficacia dalla locale Capitaneria di porto. Lungomare mazarese non mancano pratiche di pesca con l’uso di sostanze chimiche altamente pericolose per l’ambiente marino (e per la salute dei consumatori se il pesce pescato così finisce nelle tavole).
A lanciare l’allarme sul massacro di avannotti e pesci grandi nell’indifferenza delle istituzioni preposte, è il presidente del Distretto produttivo, Giovanni Tumbiolo, che in una nota pone l’accento sulla necessità di porre rimedio con immediatezza a quello che si può configurare come un vero e proprio massacro delle risorse e dell’ambiente marino.

“Apprendo dalla stampa – ha riferito Tumbiolo – che sul lungomare di Mazara del Vallo viene, in tutta tranquillità, praticata la pesca di frodo mediante l’immissione in mare di sostanze chimiche, attività purtroppo ancora assai diffusa. I prodotti maggiormente utilizzati per colpire la fauna marina sono il cloruro di calcio, il solfato di rame, olii vari ed il cianuro di sodio. Gli effetti principali riconducibili a queste sostanze usate impropriamente sono quelli di stordire, paralizzare e comunque avvelenare i pesci, crostacei e molluschi che diventano in tal modo facile preda”.
Tumbiolo rimarca come l’attività illecita, oltre a creare un danno irreversibile all’ambiente, possa provocare gravi forme di avvelenamento nell’uomo che ingerisce il pescato.
“Stanno avvelenando impunemente il nostro mare, creando disastri ecologici ed ambientali, in particolare sotto la costa, dove ci sono le nurseries naturali – ha sottolineato Tumbiolo -. Così facendo, si uccidono pesci piccoli (gli avanotti) e grandi. È come se si uccidessero le mamme incinte e i loro bambini – ha aggiunto – creando il deserto”.
Il presidente del Distretto della pesca, inoltre, punta il dito sulla scarsa incisività dell’Autorità marittima in tema di contrasto alla pesca illegale sotto costa praticata in maniera criminale.
“La mancanza di interventi per contrastare questo grave fenomeno – ha ribadito Tumbiolo – è intollerabile, anche perché dalla torre di controllo della Capitaneria di Porto può essere seguito a vista l’esercizio di questa attività criminosa”.

Polemica che si estende poi sulla disparità di trattamento tra chi vive del proprio lavoro e chi privatamente specula galleggiando sulla illegalità.
“È ancor più stupefacente, anzi immorale – ha tuonato Tumbiolo – che gli sforzi dei soggetti deputati ai controlli siano concentrati a vessare l’economia degli armatori e pescatori professionisti superstiti, che subiscono l’applicazione restrittiva e maniacale di leggi e regolamenti comunitari ambigui, inadeguati e di dubbia efficacia”.
Amaro lo sfogo infine contro quelle istituzioni che restano assenti e insensibili alle difficoltà che si sono abbattute sul settore e che stanno stritolando imprese e pescatori, spingendoli al margine del mercato del lavoro.
“Armatori e pescatori di Mazara sono così destinati – ha concluso – a diventare essi stessi specie in via di estinzione e poco o niente viene fatto per fermare questa pesca illegale”.

Nota a margine
Sembrerà strano, ma noi davamo per certa l’esistenza di un dipartimento regionale della Pesca. Con dirigenti, funzionari e personale. Pensavamo – evidentemente sbagliando – che tale ufficio, visto che esiste, dovrebbe occuparsi anche della tutela delle risorse ittiche e, in generale, della tutela degli equilibri ecologici del nostro mare.
Pensavamo, inoltre, che l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente si sarebbe occupato della tutela, per l’appunto, del territorio e dell’ambiente e non soltanto del rilascio delle autorizzazioni per il Muos e per le raffinerie. Evidentemente ci siamo sbagliati.    

Giuseppe Messina

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