Era stata fissata per lo scorso 28 giugno l’udienza per l’incidente probatorio della 19enne statunitense stuprata, la notte del 16 marzo in piazza Europa. «Lei doveva essere qui ma non è stato possibile per motivi personali – spiega a MeridioNews l’avvocata Mirella Viscuso, legale della giovane – ma anche legati al suo lavoro». Adesso, per acquisire la deposizione della vittima il tribunale è in contatto con il consolato per la possibilità di fare ricorso alla videoconferenza con degli interpreti o alla rogatoria internazionale. «Con il tempo che passa – aggiunge la legale – non so se la ragazza vorrà e potrà tornare in Italia per confermare le dichiarazioni già rese». In ogni caso l’audizione . in qualsiasi modalità si decida di farla – è stata rinviata a dopo l’estate. La ragazza, alla fine di marzo, era tornata negli Stati Uniti per stare con la madre e la sorella.
Intanto, i tre giovani accusati di violenza sessuale di gruppo – Roberto Mirabella, Agatino Valentino Spampinato e Salvatore Castrogiovanni – restano in carcere. La decisione della conferma della misura cautelare emessa dal gip Simona Ragazzi è stata presa dal tribunale del Riesame, lo scorso aprile, che ha rigettato le richieste che gli indagati avevano fatto pervenire tramite i loro avvocati. I legali avevano chiesto di farli tornare in libertà oppure, in subordine, gli arresti domiciliari e si erano detti «rammaricati» della decisione. «Abbiamo depositato il ricorso in Cassazione – dice l’avvocato Luigi Zinno – e, adesso, stiamo aspettando la decisione». Anche per questo, però, bisognerà attendere l’autunno.
«Strattonata ripetutamente, costretta a salire a bordo di una macchina intimandole di stare zitta, tirata per i capelli», il tutto – come scrive la gip dopo avere esaminato gli atti del procedimento – «con la minaccia di agire in tre, in un luogo isolato e abusando delle condizioni di inferiorità psichica (perché la ragazza sarebbe stata sotto effetto di alcolici che anche loro stessi le avrebbero precedentemente offerto, ndr) per costringerla a compiere e subire atti sessuali». Da un video, girato da uno dei ragazzi in macchina, e poi inviato alla giovane che lo ha fornito alle forze dell’ordine, si vedrebbero due degli indagati «nell’atto di abusare della vittima e si percepiscono i lamenti della giovane, che è saldamente trattenuta per i capelli, e risate e sghignazzi dei giovani», scrive la giudice. Durante l’interrogatorio, però, gli indagati hanno negato di avere agito con violenza e, di fronte alle contestazioni mosse dopo avere visto il video, solo uno di loro ha ammesso di averla «toccata leggermente» per i capelli.
Ci sono, inoltre, diversi passaggi in cui le versioni dei tre ragazzi si contraddicono: orari, uso della marijuana e consapevolezza dei messaggi vocali inviati dalla vittima a un amico come richiesta di aiuto. Tutti e tre ammettono di avere avuto rapporti sessuali con la 19enne sia a turno che contemporaneamente e riconoscono che la ragazza «era un po’ brilla». Concordano nel dire che sarebbe stata la ragazza ad approcciare con ammiccamenti e facendo capire che «ci stava, era tranquilla» e che, solo in un primo momento avrebbe detto «non voglio». Negano che la giovane si sia lamentata o abbia detto loro di fermarsi. Ricostruzioni che, però, si scontrerebbero con le dieci chiamate che la ragazza ha fatto al 112, con il tentativo di contatto con il 911 (numero unico di emergenze negli Usa) e i diversi messaggi audio con richieste di aiuto e la localizzazione gps inviata a un amico.
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