Era arrivato all’ospedale Civico in condizioni disperate, la diagnosi era un edema cerebrale che lo aveva portato al coma. Dopo tre giorni, Giuseppe Lena, 20 anni, morì.
Una morte su cui ancora si cerca di fare chiarezza e per la quale sono tre le persone oggi rinviate a giudizio per omicidio colposo: Giuseppe Di Paola, palermitano di 59 anni e proprietario della palestra di via Stazzone, la New Center Body System, Giuseppe Chiarello, palermitano di 40 anni e Roberto Lanza, messinese di 27 anni.
Il ragazzo, originario di Cammarta, stava partecipando ad una lezione di Mma, mixed martial arts, quando si accasciò perdendo conoscenza. Non si riprese mai più. Si pensò subito ad un malore, ma l’autopsia rivelò un «danno ipossico-ischemico emorragico causato da un corpo contundente». Ma cosa aveva provocato quel forte trauma cranico che lo portò poi alla morte? Questo è quello che vuole fare emergere l’accusa, che non ha mai creduto alla versione dei due imputati, Chiarello e Lanza, che quel giorno si stavano allenando con il giovane studente e che hanno sempre sostenuto che si fosse trattato di un malore. Di Paola, in quanto proprietario della struttura è imputato anche perchè sembrerebbe che la palestra non avesse le autorizzazioni per praticare quel tipo di disciplina.
All’udienza preliminare di oggi alla hanno preso parte anche i genitori dello studente che non hanno mai creduto che il figlio sia morto per cause naturali.
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